CAP 07 - ARMISTIZIO DI GOLA

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ARISA

Ho passato il pomeriggio ad ascoltare le loro performance milanesi: 'na noia. Verso sera vado in camera mia per farmi una benedetta doccia quando sento il rumore inconfondibile di un potente motore. E chi volete che sia? Il figo stronzo con la Porsche.

Guardo attraverso le tendine trasparenti e proprio in quel momento lui alza gli occhi su di me. Cazzo! Mi sposto di colpo. Tra quattro finestre ha beccato proprio la mia. Ma ti pare possibile? E quello che più mi fa rabbia è che mi ha sorriso. Ma non un bel sorriso aperto, no! Un sorriso sardonico, quasi malefico. Ma che vada a farsi... amen. Mi spoglio e mi infilo sotto la doccia.

Dopo mezz'ora esco rinvigorita come non mai. Mi sento bene, proprio bene. Apro il computer e sfoglio le mail. Cestino lo spam e rispondo a qualche amico. Navigo un po' su Internet e non mi accorgo che sono ormai le otto. Oltretutto sento un buon profumo, molto stuzzicante che ha impregnato l'aria. Cosa stanno preparando quelle due scellerate in cucina? Spero non brucino tutto. Ma il profumo che sento è troppo stuzzicante: che abbiano imparato a cucinare? Impossibile!

Mi vesto veloce... vesto per modo di dire, un bel pigiama a maniche corte in seta leggera, tanto mica dobbiamo andare da qualche parte. E devo anche sbrigarmi perché lo stomaco, a causa di quegli odori, sta reclamando.

Entro in cucina e non trovo nessuno e, per assurdo, non c'è nessuna padella sopra il fornello: che diavolo sta succedendo? Le chiamo a gran voce e arrivano sconvolte dalla terrazza.

«Ehi, che succede? Dal profumo ho pensato che voi...»

«Noi? E quando mai? Qui dentro sei tu che cucini... cucini, insomma, preriscaldi qualcosa. Almeno tu sai usare il microonde.» commenta timorosa Darina.

«E 'sto profumo?» chiedo io.

«Credo... credo sia il nostro vicino, e non credo sia un vaccaro.» afferma con sicurezza Conception.

«No! Effettivamente mi aveva accennato di essere uno chef, ma non volevo crederci.»

«Lo ha detto anche a noi», asserisce timida Darina, «che facciamo?»

«Niente paura», affermo io, «adesso prendiamo la scatola di sofficini e vi preparo...»

«No, ti prego, penso di averne abbastanza di roba surgelata. Non che tu non sia brava a cucinare, sia chiaro, ma questo...» e sembra inseguire con il naso una scia magica di Chanel N°5.

«Ragazze, vi ricordo che quello è il nemico, il diavolo. La piscina... ricordate?»

«Sarà anche il diavolo ma cucina da Dio. Che vada a quel paese anche la piscina e scendiamo a compromessi.» Afferma sicura Conception.

«Conci? Vuoi spiegarmi esattamente cosa ti frulla per la testa? Se vuoi un analgesico io...»

«Tiriamo a sorte». Esclama esultante Darina che sembra aver capito qualcosa che io non so.

LUCA

Apro la porta curioso. Sono poche le persone che conoscono il mio nuovo indirizzo, e prego vivamente quel signore lassù in alto che non lo abbia scoperto Kathrina. Con il cuore in gola apro il portoncino di casa aspettandomi il peggio e a momenti mi cade la mandibola per terra.

Stagliata sull'uscio, nel contrasto dell'oscurità della sera, c'è la russa bionda. Vestita con un semplice, per non dire trasparente prendisole bianco. Due semplici fili di bretelline che salgono dal bordo posto appena sopra l'incurvatura dei seni e così corto che le lascia scoperte le gambe da fenicottero a partire dalla base dei glutei. Due sandaletti dorati con tacco rigorosamente a spillo completano la mise. Dalle punte che spingono in fuori la leggera veste, intuisco che non indossa il reggiseno; spero che almeno gli slip... Con molta fatico cerco di non abbassare lo sguardo e mi concentro su di lei. In mano tiene qualcosa, sembra metà stuzzicadenti.

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora