CAP 17 - SAPESSI ALMENO CUCINARE

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LUCA

Ma porco cane! Proprio adesso deve tornare la rompi di mia sorella? Arisa deve spiegarmi cosa ha inteso dire. Cosa significa "potresti fare meglio?" L'ho sentita sciogliersi così in fretta che se fossimo stati in camera finiva sicuramente tra le mie lenzuola. E ha il coraggio di dire "sì, può andare?" Eh no! Bella mia. Non finisce qui.

«Allora ragazzi, vi siete chiariti? Io adesso vado che Diana ha fame. È mezzogiorno passato.»

«Santo cielo! Ho il turno di pomeriggio e devo anche farmi qualcosa da mangiare. Bah, forse è meglio se prendo un tramezzino al bar». Arisa si alza così in fretta che mi spruzza tutto. Mi alzo subito anch'io perché ho avuto un'idea geniale.

«Ferme là! Non andate da nessuna parte perché il pranzo ve lo offro io. Stanotte abbiamo svuotato ristorante e dispensa e ho il frigo che trabocca. In un attimo preparo la tavola, mi fate compagnia e poi andate. D'accordo?» Si guardano incerte, su mia sorella ci posso contare, tanto Gennaro è al lavoro e quindi le toglierei un problema. Per la rossa un po' meno: caparbia com'è!

«Sii, dai. Mangiamo dallo zio tutti insieme, vi prego». Benissimo, Diana è venuta in mio aiuto e so che vincerà lei. Io mi dirigo deciso verso la cucina.

«Vado a cambiarmi e arrivo». sento gridare Arisa. Con un sorriso soddisfatto comincio a mettere padelle sul fuoco mentre Angelica, con un piccolo aiuto di Diana, prepara la tavola.

Dieci minuti ed è tutto pronto. Sto per servire le scaloppine al barolo quando entra Arisa. Pantaloncini corti e canottiera, due sandaletti carini e dal tacco medio, i capelli legati in una coda alta e un velo di rimmel sulle lunghe ciglia. Che dire; trovo che sia stupenda con qualsiasi cosa decida di indossare e credo che il mio sguardo di compiacimento non le sia sfuggito. Sposta la sedia a occhi bassi e si siede accanto a Diana.

Mia sorella è la prima ad andarsene. Deve accompagnare la piccola dai nonni e poi aprire la boutique. Quando anche Arisa si alza guardando l'orologio mi ci piazzo davanti.

«A che ora finisci il turno?»

«Alle dieci. Poi riprendo domani mattina alle sette. Perché?»

«Io e te dobbiamo parlare.» mi fissa corrugando le sopracciglia.

«A che riguardo? Se è per quel bacio...»

«No. Per conoscerci meglio.» torna a fissarmi con quello sguardo indagatore. Chissà cosa pensa.

«A che pro? Non eri tu che dicevi di aver chiuso con le donne?» ribatte leggermente sfottente.

«E non sei tu che vuoi farmi conoscere ai tuoi genitori?» le rifaccio il verso.

«Oh cazz... volo! Me ne ero dimenticata. Dio mio in che guaio mi sono cacciata.»

«Lo puoi dire forte, anche perché non so se riuscirò a sostenere la parte.» L'avviso con noncuranza.

«Cosa!? Non fare lo stronzo proprio adesso sai?? Ho già avvisato mia madre che domani sera ci saremo. Quindi sarà opportuno che...»

«Che noi due ci si conosca meglio. Mi sembra ovvio, no?» e trattengo a stento un sorriso.

«Che?? Noi... noi due? E quando?» chiede sbigottita.

«Non sforzare quella testolina tesoro. Ti aspetto stasera a cena e ne riparliamo. Adesso fila altrimenti farai tardi e il tuo capo ti rimprovera.»

«Brutto cafone arrogante che non sei altro! Io... tu... oh basta! Mi hai rotto. Telefono a mia madre e disdico tutto.»

«Non puoi stellina. Ho già parlato io con mammina.» al ché la vedo sbiancare.

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora