CAP 21 - I MIEI - I TUOI

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ARISA

Mi guardo allo specchio e mi dico da sola che sono una gran gnocca. Dopo un'ora che frugavo nell'armadio provandomi prima questo poi quello. La scelta è capitata su un vestitino in seta leggerissima che mi ha regalato l'estate scorsa Mauro. Chi ha detto che i regali vanno restituiti una volta che ci si lascia? Dev'essere stato un emerito imbecille. Mia nonna diceva sempre: cosa regalata, mai più ritornata. E qui, davanti allo specchio, le dò pienamente ragione. Che mi veda pure quello stronzo, almeno si soffocherà nella sua bile.

Il vestito è del colore dell'acqua di sorgente, con grandi fiori multicolori stampati in crescere dalla vita in giù. La gonna si apre leggera e armoniosa traboccando un po' sul pavimento, come un minuscolo strascico: mi toccherà sollevarla finché cammino. Il corpetto non c'è. Ossia, tutto e improntato su due colorate coppe rigide che, appiccicate alle mie tette, reggono tutto l'ambaradan. Ma dal seno in su sono scoperta. D'altronde, con il caldo che fa, mi sembra il minimo.

Infilo i sandali Manolo Blahnik aperti con tacco dodici, due orecchini pendenti in argento accompagnati da un bracciale vistoso dello stesso materiale e lascio i lunghi capelli sciolti. Solo due piccole treccine laterali si annodano alla nuca per contenere la massa rossa sulle spalle e lasciare libero il mio viso.

Il trucco come sempre è semplice e valorizza in pieno i miei occhi di giada. Purtroppo per le lentiggini non posso farci niente: odio le creme fondotinta. Un'ultima valutazione allo specchio delle mie brame e mi avvio alle scale. Luca mi starà aspettando.

LUCA

Dunque, vediamo gli acquisti di oggi. Mi sono appena fatto la doccia e devo prepararmi per questa serata che, anche se richiesta come favore, non ci rinuncerei per niente al mondo. Lì per lì, dopo l'incontro con Kathrina, volevo mandare tutto al diavolo, ma dopo che io e Arisa ci siamo scambiati le nostre frustrazioni della mattina, siamo scoppiati nuovamente a ridere e i grossi nuvoloni neri si sono tinti di rosa.

I pantaloni casual marroncino chiaro mi stanno perfetti. Né stretti, né larghi. Abbinati a dei mocassini con le frange e una cintura marrone scuro completano la mise, come suggerito dalla gentile commessa: che oltretutto non era niente male e ci aveva anche provato. Peccato che in questo periodo sia refrattario al fascino femminile. La camicia, in lino crema pallido, la lascio con i primi tre bottoni aperti mentre le maniche le tengo arrotolate ai gomiti. Con un po' di gel lascio i capelli leggermente spettinati, mentre la barba, appena appena spuntata, mi rende un'immagine allo specchio simile a quei modelli sulle copertine di Vogue.

Sì. Devo ammettere che mi piaccio. E sinceramente ne avevo bisogno. Prendo le chiavi della Porsche ed esco.

Stavolta non devo aspettare molto. Quando il portoncino si apre e appare sulla soglia una figura che ho visto una volta su un libro di fiabe, quasi non credo ai miei occhi. Ma che Kathrina e Kathrina del cazzo, Arisa ha decisamente sbagliato mestiere. Alto che medico chirurgo, doveva fare il medico di cuori infranti.

E per fortuna che mi sono appena detto che sono refrattario al fascino femminile. Ma quanto idiota sono da uno a cento? Arisa mi viene incontro con sorriso di vittoria. Deve essersi resa conto dell'effetto che mi ha fatto e sta gongolando soddisfatta.

«Ciao strega, non ti sembra di essere troppo elegante per una cena dai tuoi?»

«Perché? Tu credi di esserlo di meno?» ribatte provocante.

«Ehi. Io sono l'ospite, sono quello che deve apparire un partito papabile per la loro sconsolata figliola.» Intanto le apro, da perfetto cavaliere, la portiera dell'auto.

«Intanto smettila di fare l'ironico e tieni a mente che è solo una farsa. Quindi comportati bene e non lasciarti andare a equivoche dichiarazioni.»

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora