CAP 12 - INVITO AL RISTORANTE

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LUCA

Quando mi alzo il cielo è nero, anche il sole per oggi ha deciso che è stanco. Stanotte tornando a casa, il cielo era rischiarato da lampi; probabilmente verso Schio deve aver fatto un bel temporale, cosa che adesso si sta preparando a fare qui. Peccato, avevo sperato di iniziare il giorno con delle splendide visioni, e invece...

Sì, sono sceso a compromessi, non posso giudicare tutte le persone con lo stesso metro. Kathrina mi ha imbrogliato, manipolato, tradito. Era già lesbica prima di mettersi con me e me lo ha nascosto. Lo ha fatto per puro calcolo e interesse, fottendomi alla grande.

Ma Conception e Darina sono diverse, dimostrano apertamente quello che sono e sono fiere di esserlo. Inoltre vederle, gustare la loro bellezza, non può far male, anzi. Ma per fortuna non sono interessato a nessuna delle due, anche se Darina è di una dolcezza che ti fa venir voglia di coccolarla. No! A me stuzzica di più la strega rossa, con quel caratterino tutto pepe e la sua contrastante gentilezza. Quando mi fissa con quelle iridi nocciola come la Nutella che leccavo di nascosto da bambino mi sento svuotato di tutto. Quando la fisso in viso, vorrei contare una a una quelle piccole lentiggini che la rendono unica, così in contrasto con la sua pelle chiara. E quelle labbra, sottili, quasi due lame di rasoio, capaci di ferirti, ma anche di portarti in paradiso. Non so mai come prenderla, non so cosa aspettarmi da lei; e questo mi destabilizza ma nel contempo mi attira.

Dò l'ultimo sguardo alla piscina vuota e prendo le chiavi dell'auto. Ho due giorni di tempo per pensare ad un menù speciale per le tre vicine di appartamento: devo stupirle.

ARISA

Finalmente è arrivata la domenica e sto rientrando dal turno della mattina. Per fortuna Gustavo ha fatto cambio con me e gli devo un favore, bello grosso anche. Non tutti ti cedono il posto per affrontare la notte.

In corsia ho incrociato Mauro, ha esitato un attimo, sembrava volesse fermarsi, che volesse parlarmi. Ma io ho tirato dritto. Devo ammettere che le prime settimane sono state dure, difficile ammettere di essere stata lasciata per le tette di un'altra: fa male. Ma poi ho cominciato a farmene una ragione, ho cominciato a vedere le tante discrepanze che c'erano nel nostro rapporto.

Chissà perché, in quasi due anni che eravamo una coppia, nessuno di noi ha mai parlato di convivenza. Probabilmente ci andava bene così, ognuno di noi cercava qualcuno con il quale stare insieme per accontentare le esigenze dei rispettivi genitori e le malelingue. Ma era anche un deterrente per tanti ragazzi che mi tormentavano l'anima e la vita. In fondo essere fidanzata era come avere uno scudo protettivo... almeno così credevo.

Ma c'è un momento in particolare dal quale ho smesso di averlo nei miei pensieri. Mi scoccia ammetterlo ma è da quando ho incrociato gli occhi più limpidi che abbia mai visto. Con quella barba sempre appena accennata, tagliata di proposito con una cura quasi maniacale, le sopracciglia folte e la fronte ampia, intelligente. E quel volto ha un nome, un bel nome anche, corto, come è sempre piaciuto a me: Luca.

Stamattina il dottor Rigodanzo mi ha chiamata nel suo ufficio. Mi aspettavo qualche rimprovero, ingiusto perché io sono sempre attenta a quello che faccio, ma non si sa mai. So che qualcuna è gelosa di me in reparto, e mettere in giro falsità è un attimo.

«Siediti Arisa, è da un paio di giorni che ti osservo e ti trovo cambiata. È successo qualcosa?»

«Cosa... cosa intende?» chiedo preoccupata.

«No. Non fraintendermi, parlo in positivo. Hai spesso gli occhi che brillano e già qualche paziente mi ha detto che la tua serenità è contagiosa.»

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora