CAP34 - UN DEJA-VU'

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ARISA

È tutto il pomeriggio che visito pazienti e sono sfinita. Ci mancava solo che, un cretino qualsiasi abbia diffuso la voce su Facebook che dopo aver mangiato un yogurt a quel tale supermercato ha avuto un principio di avvelenamento, che si sono presentate almeno una ventina di persone lamentando sintomi più o meno veri. Ma quanto ignoranti sono le persone? Tutti vogliono essere medici di sé stessi. Tutti vogliono curarsi dal dottor Google.

Ho chiesto a Sandra di sospendere un attimo le visite, ho bisogno di un momento per me. Lei mi ha capito al volo e adesso sono qui con un bel caffè fumante in mano: Dio santo! Ne avevo bisogno. Sono intenta ad annotare delle osservazioni sulla scheda dell'ultimo paziente mentre sorseggio il liquido fumante, quando sento la porta aprirsi. Senza alzare gli occhi avviso il probabile paziente.

«Ancora un attimo di pazienza, la faccio chiamare appena possibile.»

«Vale anche per me?» A quella voce che conosco bene sussulto e qualche goccia di liquido nero macchia il mio camice immacolato.

«Mauro? Che ci fai qui? Ti... ti serve qualcosa?» Lui si avvicina sorridente a me, mi prende per le mani e mi fa alzare in piedi: siamo una di fronte all'altro.

«Ari, hai pensato a quanto ti ho detto? Io non faccio altro, non dormo più la notte, ti rivoglio nella mia vita. Io ti amo!» Quel gesto e quelle parole così impetuose mi colgono alla sprovvista, ho la gola serrata e non saprei che dire. «Lo so che non mi sono comportato bene, che ti ho fatto perdere la fiducia in me, ma credimi; me ne sono pentito immediatamente. Mi sono fatto incantare da quattro moine e...»

«E due belle tette grosse.» riesco finalmente a dire qualcosa.

«Ehm, sì, d'accordo, quello può senz'altro avere influito, ma è stata la sbandata di un momento, in fondo sono un uomo, puoi capirmi.» Adesso comincio ad incazzarmi. Ma chi vuole prendere per il culo.

«Un momento che mi risulta sia durato qualche settimana, poi mi sembra che la procace Serena abbia cambiato reparto e trovato altrove dove fare pratica di anatomia... maschile. Sì, sei un uomo, e come tale un porco e no, non ti capisco. Potevi tranquillamente dirmi che era finita, in fin dei conti ce ne eravamo accorti. Non sarebbe morto nessuno.» Mauro è diventato rosso, questo mi preoccupa. Dov'è Sonia quando serve?

«Te l'ho detto, sono pentito. Il nostro rapporto era rallentato, è vero. Ma questa sbandata mi ha fatto veramente capire che sei tu l'unica donna della mia vita. Io voglio sposarti.»

E senza lasciarmi riprendere dallo stupore di quella rivelazione, mi afferra per le spalle e mi bacia sulla bocca attirandomi a sé. Mi sento travolta e incredula, gli occhi sbarrati e incapace di reagire; sono paralizzata. Proprio in quell'istante la porta si apre ed entra Sonia.

«Ari, c'è una vecchietta che... cazzo! Ma stai ancora con questo verme schifoso?» In un attimo ho ripreso possesso del mio corpo e allontano bruscamente Mauro da me. Come diavolo si è permesso! Come ha osato baciarmi dopo il male che mi ha fatto! Mi giro rossa in viso verso Sonia e borbotto confusa:

«Sonia. Ti assicuro che non è come sembra.»

Mi irrigidisco di colpo. Ho come un déjà-vu. Non so se ridere o piangere. Non è come sembra! Lo grido addirittura: NON È COME SEMBRA. Quante volte ho ripetuto e maledetto quella frase. Quanto ho pianto al pensiero di quello che credevo che Luca mi avesse fatto. Che stupida, che cretina. E Luca? Vorrà ancora vedermi? Potrà mai perdonarmi?

Mauro e Sonia mi stanno osservando pensierosi e sorpresi, devo sembrare matta. Sì sono matta, ma di felicità. Mi giro verso Mauro e gli regalo una carezza.

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora