CAP 20 - GLI EX

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LUCA

E con oggi siamo arrivati al 31 di luglio. Ho appena accompagnato Arisa all'ospedale e sto cercando un parcheggio per andare in centro: oggi shopping.

Strana Arisa. Quando l'ho svegliata sembrava contenta, poi ha cambiato umore e in macchina non ha spiaccicato una parola neanche a pagarla. Solo uno striminzito grazie quando è scesa. Ho detto o fatto qualcosa di sbagliato?

Forse sì. Forse non mi ricordo più bene come si corteggia una donna. Un po' perché non ne ho mai avuto bisogno, semmai il contrario, e un po' perché Kathrina mi ha fatto passare tutte le voglie. Ma Arisa mi piace. Sento che potrei fidarmi di lei. Ieri sera ci siamo aperti l'un l'altra come non credo di aver fatto mai. Con lei sto bene, mi sento bene.

Ho ancora davanti agli occhi la scena della prima sera. Quasi ci stavamo saltando addosso per un stupido furgoncino parcheggiato davanti al suo garage. Strana la vita eh? Tanti propositi e giuramenti e poi'... due splendidi occhi caramello mandano tutto in vacca. Quanto vorrei sapere cosa pensa di me.

A volte mi sembra ci sia un feeling speciale tra noi, l'attimo dopo siamo in piena guerra. Questa donna mi farà impazzire: ci scommetto.

ARISA

Certo che Luca è proprio un testa di minchia. Non per niente ha vissuto a Milano parecchi anni. Proprio non lo capisco, perché mi ha baciata? In quel modo poi? E perché ogni tanto con la sua gentilezza e modi accorti mi fa sognare per poi abbattermi un attimo dopo con frasi insulse e fuori luogo? Lui mi piace, lo so, inutile negarlo. E capisco anche che per lui non possa essere facile lasciarsi andare con un'altra donna, anche se a momenti mi sembra che ci stia provando con me. Di cosa ha paura? Che scappi? Ma se sono lì che lo aspetto a braccia aperte! Valli a capire tu gli uomini.

Entro in reparto e saluto i colleghi. A una prima occhiata la situazione si presenta tranquilla, d'altronde siamo martedì e il boom è passato. I momenti più intensi nel pronto soccorso sono il week-end e il lunedì mattina, che poi si trascina sino a sera. Ci sono troppi scriteriati che si ubriacano e fanno cose dell'altro mondo, e tocca a noi applicare le pezze alle ferite.

Entro nell'ambulatorio assegnatomi per oggi e noto subito sopra il tavolo un mazzo di rose rosse stupende.

«Buongiorno dottoressa Bellini. È tutto pronto per cominciare.»

«Ciao Sandra, ti ho già detto mille volte di chiamarmi per nome, almeno finché siamo sole. Mica sono tua nonna.»

«Non è per quello Arisa, ma tu sei dottoressa in cardiologia, mentre io sono l'ultima ruota del carro, una semplice infermiera.»

«Cara mia, se non ci foste voi, il grande carro della medicina resterebbe impantanato al primo temporale». Intanto mi avvicino alla scrivania e osservo le rose. Sono del tipo Botero, quelle che piacciono a me. Dalla corolla doppia e dal soave profumo rosato con note fruttate di ribes rosso e nero.

«Belle 'ste rose; chi te le manda?» Lei quasi scoppia a ridere.

«Non penserai mica che quel nerd di Arturo mi mandi dei fiori, vero? No bella mia. Sono per te!» Accarezzo stupita questo splendido bouquet quando noto una piccola busta infilata tra le spine. La prendo e la apro fremente di curiosità. Vuoi vedere che ho parlato male di Luca fino adesso e invece... E invece un cazzo!

<Arisa. Io non posso dimenticarti. Per favore, non farlo neanche tu. Ti amo. Mauro>.

Stritolo il biglietto tra le mani rabbiosa. Dove poteva essere se non tra le spine?

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora