CAP 11 - TI VOGLIO BENE

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LUCA

C'è uno strano ronzio che mi irrita, ma non credo sia nel sogno. Sono in pieno deserto assetato da morire e qui non possono esserci calabroni. Apro a fatica gli occhi e dalle piccole fessure della persiana entrano lame di sole. Accidenti, sono in camera mia. Prendo il cellulare dal comodino e... le dieci? Cavoli, dovrei essere già al ristorante.

Di certo non può continuare così, sono tornato a casa come il solito alle due di notte e le sette ore di sonno non possono bastare per uno che si fa un mazzo con orario continuato. O vado ad abitare a Thiene o... o intanto vado in ferie: manca poco.

Comunque, tornando al rumore quello persiste. Mi alzo, infilo i pantaloni e una camicia bianca e esco in salotto. La visione che ho attraverso la vetrata della porta finestra è paradisiaca. La russa sta cercando di raccogliere tutte le foglie dalla piscina con un lungo retino, mentre la mora sta spingendo un vecchio tosaerba lungo il prato seguendo uno schema ben preciso. Il suo corpo, sudato e lucido, sta scintillando al sole e di conseguenza fa sudare anche me: ma non dal caldo. Se poi ci aggiungiamo che i loro bikini sono... ehmm, quasi inesistenti... spiegatemi voi come può fare un uomo, senza deviazioni sessuali, a rimanere lucido.

Apro la portafinestra e respiro l'aria calda del primo mattino. Appena mi vedono, le due valchirie mollano i loro attrezzi e mi raggiungono veloci, una per parte. Inaspettatamente alzano il mento e mi stampano in simultanea un bacio per guancia. Rimango pietrificato... e anche un po' indurito.

«Grazie.» Mormorano insieme con un tono di voce sensuale e provocante. Poi, come sono arrivate, tornano ridacchiando a completare la loro opera mettendo in bella mostra i loro culetti pieni e sodi. Ci metto un minuto buono per riprendermi. Poi chiudo la porta, raccolgo le mie cose e corro alla macchina. Meglio allontanarsi da qui il più velocemente possibile.

ARISA

Sento un fastidioso ronzio che mi disturba, e pensare che per una volta tanto dormivo così bene. Cerco con la mano di allontanare al volo l'insetto, qualsiasi esso sia, finché mi colpisco da sola l'orecchio e spalanco gli occhi di colpo.

Guardo la sveglia luminosa che segna le undici: nooo! Poco più di tre ore di sonno sono inammissibili. Tutta colpa di questo strano rumore... rumore? Sembra il ronzio del tagliaerba di... neanche il tempo di pensarlo che il rumore finisce. Mi sollevo incerta sulle gambe e vado nel terrazzino per vedere che succede. O sto ancora sognando o faccio fatica a credere a quel che vedo.

Il verde prato è tornato ai suoi antichi splendori e le mie amiche stanno sguazzando felici nell'acqua pulita, le osservo invidiosa. Appena mi vedono cominciano ad agitare le braccia.

«Ari, dai vieni. Si sta da Dio.» ricambio il saluto facendo ondeggiare a fatica la mano.

«Ciao ragazze, bel lavoro, proprio bello. Ma io adesso torno a finire le mie otto ore di sonno, a più tardi». Mi giro incerta sulle gambe e, dopo una puntatina in bagno, torno defilata sopra il lenzuolo: e spengo anche la sveglia.

LUCA

Mi sveglio al suono della sveglia del telefonino, strano: nessun rumore stamattina? Per fortuna è giovedì e mi restano altri tre giorni; poi la pace... almeno spero. Intanto per oggi mi sono preso la mattina libera e torno al ristorante verso le 15:00, tra mezz'ora, appunto. Una puntatina in bagno, una passatina alla barba con il regolabarba regolato sul numero due, giusto per lasciare quel velo appena accennato che soddisfa due requisiti essenziali. Il primo non mi costringe ad usare la lametta tutte le mattine, e il secondo, a detta di qualche mia ex precedente, mi rende tremendamente trasandato e sexy.

Vado in soggiorno e, quello che vedo oltre la grande vetrata, mi lascia perplesso: ho sbagliato casa? Mai visto il prato cosi corto e verde, anche la siepe ha preso una figura più geometrica. L'acqua poi... quasi quasi mi farei una nuotatina se non avessi i minuti contati.

Mi sto avvicinando curioso al bordo vasca quando, come una dea del mare, spunta una testa rossa. Rivoli d'acqua le rigano le guance rosate mentre i capelli le si appiccicano addosso come una ragnatela. Appoggia i gomiti sul bordo e mi guarda in silenzio. Mi avvicino e mi inginocchio davanti. Non ho mai potuto osservarla così da vicino, così bagnata ha una bellezza che ricorda veramente una sirena di Disney.

Occhi nocciola chiaro, appena screziati di pagliuzze dorate, due gemme preziose, due frammenti di zaffiro giallo abbronzato dal sole. Per completare il tutto, una fitta boscaglia di ciglia nere per proteggerli. Occhi così profondi che sembravano stanchi, ma che nascondono la malizia. Ciglia così fitte che sembrano dipinte ed invece sono naturali, in contrasto con il rossiccio delle sopracciglia. Le piccole lentiggini che le ricoprono in particolar modo quel nasino alla francese, fanno venir voglia di morderlo, o quanto meno succhiarlo. Le labbra sono fini e di un rosa acceso naturale. Infine, quei capelli gocciolanti sugli occhi le incorniciano un viso perfetto, ovale, con due piccole fossette sulle guance quando sorride. Se non è una strega, spiegatemi voi come fa a stregarmi così.

«Ciao, vieni in acqua?» mi chiede con un sorriso accattivante.

«No, non posso, devo correre al lavoro. Puoi uscire tu?»

«Perché?» chiede sospettosa.

«Vorrei tanto vedere che costume indossi.»

«Brutto porco depravato», mi fa spruzzandomi d'acqua ma con un mezzo sorriso sulle labbra, «non ti sono bastate le mie mutandine?»

«Proprio per quello. Se quelle erano mutandine, non oso immaginare come sia il tuo bikini.» mi fissa pensierosa puntando le sue iridi dorate sulle mie azzurre.

«Scommetto che hai visto Conci e Dari, vero?»

«Vero, e devo ammettere che sono meglio di un film porno. Dove sono adesso?»

«Mmm, penso a pranzo con i soliti gonzi di turno. Uomini che si credono il Dio in terra e non si rendono conto di quanto sono manipolati. Siete tutti uguali, tutti prevedibili, credete di averci in pugno ma vi restano solo le mosche.»

A quelle parola mi rabbuio. Purtroppo sono vere, purtroppo ho puntato troppo in alto anch'io e non mi sono restate neppure le mosche. Lei sembra accorgersene e si morde il labbro timorosa. Porca la miseria, quando fa così...

«Ehmm, scusa ma devo scappare, sono in ritardo tremendo. Ah! Per domenica?» chiedo girandomi indietro.

«Sicuro di volerci?»

«Sicuro.»

«Allora ci saremo». E con quella risposta affronto il traffico fino a Thiene fischiettando.

ARISA

Esco dall'acqua e mi guardo il costume. Per fortuna non l'ha visto, mi vergogno di me stessa. Eppure sinora non me n'è mai fregato niente. Ho sempre lasciato che quei maschi arrappati sbavassero, e anche con un filo di orgoglio. Ma con Luca mi sento esposta, e non so perché. A proposito di Luca.

«Mamma, ciao. A proposito di stasera...»

«Non dirmi che mi dai buca! Ho già cucinato tutto e non vorrei doverlo congelare. Anche tuo padre è ansioso di incontrarvi.»

«Ecco, appunto. Io di sicuro ci sono. Ma Luca non può lasciare il ristorante. Stasera ha il pienone. Mi ha detto di scusarmi con te e che saprà farsi perdonare.» e mentre lo dico tengo le dita incrociate dietro la schiena.

«Oh, che caro ragazzo. Dev'essere proprio un tipo speciale. Già vi vedo sposati e con due fi...»

«MAMMA! Non credi di esagerare? Lo conosco appena!»

«Ma tesoro, lo hai detto tu che è un tipo a posto, molto bello oltretutto. Che male c'è se una madre sogna il meglio per sua figlia? Noi diventiamo vecchi e tu sei l'unica possibilità che abbiamo per goderci un paio di frugoletti che zampettano per casa. Non lasciare passare tanto tempo, la vita non è sempre clemente, specie con noi anzianotti.»

Questi ricatti morali mi fanno andare in bestia. E due poi, non può bastarne uno? Sto per risponderle male quando mi vengono in mente le parole di Angelica. Mi mordo la lingua.

«Sarà per un'altra volta mamma, per stasera vengo io. Ciao, ti... ti voglio bene». Non sento più niente dall'altra parte, neanche il click. Forse è svenuta. Da quant'è che non le dicevo che le voglio bene?

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora