CAP 18 - BAY WATCH

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LUCA

Dovrebbe essere tutto a posto. La candela c'è, il fiore pure, la tovaglia è candida e il servizio è quello con il bordino dorato che uso nelle grandi occasioni. Guardo l'orologio e mi accorgo di essere impaziente: dovrebbe arrivare a minuti. Guardo le due bottiglie che ho a disposizione e scelgo l'Oltrepò Pavese, un Bonarda rosso rubino dal profumo intenso e fruttato. Lo stappo e lo assaggio: non vorrei mai...

Mi allontano dalla tavola spingendomi in salotto per osservare da lontano l'effetto cromatico della tavola, quando un colpo sul vetro della portafinestra mi fa sobbalzare. Accidenti a lei. Mi aspettavo che suonasse e invece ha fatto il giro per il giardino. Le apro sbuffando.

«Scusa», fa lei mascherando divertita un sorriso, «hai preso paura? Pensavo ci fosse la porta aperta e... eccomi qua!» termina portandosi con un saltello dentro casa. Sorrido, sembra proprio una ragazzina.

«È chiuso per il condizionatore. Oggi ci sono stati 35° fuori. Roba da morire.»

«Lo so. Me ne sono accorta appena sono uscita dall'ospedale, una mazzata... Dentro quasi ti becchi un raffreddore, ma quando esci vorresti rientrare in picchiata. E poi si domandano perché la gente si ammala. Mah!»

«Dai, accomodati, vedo che ti sei appena fatta la doccia...» Arisa sta osservando la perfetta sistemazione della tavola e la vedo mordersi il labbro impacciata. La cosa mi preoccupa.

«Che c'è? Qualcosa non va?»

«No, è che... non sapevo fosse una cena galante, io... io ho messo qualcosa di comodo, roba da tutti i giorni e non vorrei...» La guardo bene e vorrei subito affogare in quelle labbra per tranquillizzarla.

Indossa una canottiera sportiva ascellare verde con i bordini gialli, degli short in jeans sfilacciati che coprono appena una piccola porzione di glutei. Ai piedi le solite infradito rosa e i capelli ancora umidi le cadono sulle spalle sino a ad arrivare quasi ai fianchi. Di lato, due ciocche rosse più corte le incorniciano conturbanti il viso. Non c'è traccia di trucco e proprio per questo la trovo bellissima.

Qualsiasi altra donna, al mio invito, avrebbe svuotato il suo armadio per scegliere l'abito più sensuale. Si sarebbe adornata di gioielli e abbondato con il trucco: provocante e ammaliatrice. Lei non indossa neppure gli orecchini. È il simbolo della purezza e della semplicità. Bastano due sole parole per focalizzarla: semplicemente bella.

«Macché galante. Sto provando delle disposizioni per il ristorante e ne approfitto di te come cavia. Dai, siediti.» mi guarda e sorride maliziosa: non se l'è bevuta.

«Quand'è così, approfittane quando vuoi, sono spesso una cavia molto affamata. Che c'è di buono?» Non aspettavo altro. Mi appresto ad aprire il forno e lasciar uscire il vaporoso profumo del carré di maiale in agrodolce.

ARISA

Osservo quella schiena squadrata e possente velata da quella camicia in lino bianco a mezze maniche che lo fascia da Dio. Indossa anche lui dei jeans vecchi tagliati al ginocchio che mettono in evidenza un sedere niente male. Non che io sia un'appassionata di lati B maschili, ho sempre deriso le mie amiche che vanno in brodo di giuggiole quando ne incrociano uno. Ma devo ammettere che fissando quello di Luca sento qualcosa muoversi nel mio pancino; e vi assicuro che non è fame. Per fortuna è girato sui fornelli...

«Parlami del tuo divorzio.» gli chiedo per bloccare i miei pensieri poco casti e per rompere il silenzio. Lui si gira di scatto sorpreso e ombroso.

«Cosa? Cosa ne sai tu? Chi ti ha detto... accidenti! La bocca senza freni di mia sorella vero? Cosa ti ha raccontato?!» Cavoli! Che avrò detto mai. Ha gli occhi furenti e i due piatti che tiene in mano stanno tremando in modo vistoso.

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora