CAP 16 - QUALE BACIO?

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LUCA

Apro gli occhi a un sole abbagliante. Ieri sera ero così sfinito che non ho neanche chiuso le imposte. A parte gli incubi iniziali, poi sono sprofondato nel regno dei non viventi: era come se fossi un corpo che fluttuava nell'inconscio. Tutto finché una lama di luce non ha ferito i miei occhi.

Allungo una mano sul comodino e agguanto il cellulare. Caspita, quasi mezzogiorno. Dopo essere stato dieci minuti in bagno vado in cucina e mi preparo un caffè. Apro il frigorifero e osservo soddisfatto il suo contenuto. Ieri sera ci siamo spartiti tutto il cibo avanzato o deperibile e per tre o quattro giorni posso evitare di mettermi ai fornelli. Finalmente sorseggio il mio caffè in santa pace.

Santa pace? Strano! Dovrebbero esserci Angi e Diana in piscina, tutto 'sto silenzio mi preoccupa. Mi avvicino alla porta finestra del salotto con ancora la tazzina in mano e le vedo. Un sorriso idiota mi si allarga sulle labbra.

Mia sorella e la mia rossa stanno sedute sul bordo piscina e sembrano chiacchierare come due comari. Diana è sdraiata beata sul materassino gonfiabile in centro piscina.

Riporto la tazzina sull'acquaio, mi dò una controllata allo specchio ed esco in giardino a piedi scalzi. Mi avvicino lentamente. La mia intenzione e di spaventarle a morte e spingerle in acqua. ma quando sento Angelica pronunciare quella frase mi blocco di colpo e chiedo:

«Accompagnarla dove?» Mia sorella si gira di colpo sorpresa, Arisa si irrigidisce e non si volta.

«Ciao fratellino era ora che ti svegliassi. Le ferie ti hanno contagiato in pieno?»

«A parte che sono andato a letto dopo le tre, ma non cercare di cambiare discorso. Parlavate di me! Chi devo accompagnare e dove?»

«Ciao zio Luca, vieni in acqua anche tu?»

«Ciao piccola, non adesso. Devo prima chiarire una faccenda». Angelica si alza di colpo in piedi e chiama sua figlia.

«Scusate ma devo accompagnare Diana in bagno. Intanto voi due vedete di parlarvi da buoni cristiani. Vi lascio un attimo da soli ma mi raccomando: non voglio sentirvi urlare. Chiaro?»

«Sì, mamma», la sfotto io. Prende in braccio la piccola e si avvia verso casa. Io mi siedo a fianco della rossa e metto i piedi in acqua: per fortuna che indosso i bermuda e canottiera. La osservo un poco prima di stuzzicarla.

Indossa il bikini dell'altra volta, -sempre che possa definirsi bikini quei tre minuscoli triangolini- e da questa posizione posso contemplare a mio piacimento la curva armoniosa dei suoi seni. Non sono grossi, sono giusti, giusti per le mie mani, intendo. Come vorrei... mi mordo la guancia interna: devo calmarmi.

La rossa continua a fissare qualcosa davanti a sé: non parla. Le dò una piccola spallata, pelle contro pelle, come segno di complicità, come segno di rabbonimento.

«Ari, daii. Ancora arrabbiata per ieri sera? Cosa volevi chiedermi? Un'altra cena?» Lei si gira di scatto e mi fissa stupita. Diavolo! Ho indovinato? «Guarda che la possiamo organizzare senza problemi. Dimmi tu quando voi e io...»

«Domani sera.»

«Eeh?» Sono incredulo, mi ha spiazzato. Io l'ho buttata lì tanto per rassicurarla ma non pensavo che... che cosa? E perché domani sera?

«Sarebbe domani sera ma... ma non importa. Ci vado da sola.» No. Scusate un attimo ma non ci sto capendo niente. Non devo prepararla io? E dov'è che deve andare da sola?

«Scusa Ari. Non è che abbiamo mai avuto un buon dialogo. Ma puoi spiegarti meglio? Dov'è che devi andare domani sera?» La vedo mordersi nervosamente il labbro interno mentre le dita delle mani si stanno intrecciando in figure impossibili.

LUI SOTTO, LEI SOPRADove le storie prendono vita. Scoprilo ora