Capitolo Tre

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22 aprile 2003

Quel giorno Hermione aveva il turno di pomeriggio, ciò significava andare in ospedale alle 2:00 PM e ritornare a casa alle 8:00 PM.
Il suo lavoro era così stancante e soddisfacente allo stesso tempo: adorava riuscire ad entrare in sintonia con gli altri, cercare di fare stare bene qualcuno...talvolta, però, le persone sapevamo essere veramente snervanti.
Le capitavano di tutti i colori: chi non voleva farsi neanche sfiorare con un dito, chi non riusciva a prenderla sul serio per la sua età, qualcuno era addirittura arrivato a corteggiarla.
Scegliere di intraprendere quella strada non era stato per niente facile: durante i suoi anni ad Hogwarts aveva sempre pensato alla carriera giuridica e poi ci fu un cambio repentino di tutti i piani: quando partì con Harry e Ron alla ricerca degli Horcrux dovette imparare innumerevoli incantesimi medici per sopravvivere. In quel tempo lesse tanti tomi di Medimedicina e quando tutto finì, le venne conferito non solo una medaglia (inutile) per il coraggio, la destrezza in ogni campo e tutte altre stupidaggini elencate sul retro, ma anche un attestato che le permetteva di studiare Medimedicina a partire dal III anno, quindi dalla metà del percorso*.
Aveva sicuramente avuto dei ripensamenti: soprattutto quando si trovò fra le mani il sangue caldo di Piton mentre cercava di fermare l'emorragia prima dell'arrivo di Fanny.
A proposito di Piton: non si faceva altro che parlare del suo risveglio nel Mondo Magico. Il nuovo fenomeno da baraccone che produceva galeoni ai giornali.
Pensava a tutte quelle cose Hermione, fissando un punto indefinito del proprio salotto. Tornò alla realtà a causa di un rumore strano in cucina.
Godric, il gatto, aveva rovesciato la scatola dei croccantini: quel ghiottone ne voleva ancora.
"No! Godric, fermo! Perché ti ostini a cercare altro cibo: non ti basta quello che ti dà la mamma?" chiese al gatto, prendendolo in braccio e continuò con una voce sciocca "Vuoi diventare una enorme palla? No, che non vuoi! Il povero Grattastinchi ha fatto una brutta fine a causa del cibo, voglio solo ricordartelo"
La ragazza pensò a quanto fosse diventata stupida a parlare con un gatto, quando lo sguardo cadde sull'orologio che aveva appeso al muro della cucina.
"Cavoli, è l'1:37 PM ed io sono ancora in pigiama!"

La Granger riuscì ad arrivare quasi in orario al San Mungo, quasi corse per riuscire a presentarsi ad un orario dignitoso.
Appena entrata salutò il personale dell'accettazione e si recò nella piccola stanza allibita per la pausa ed entrò.
Fece il suo ingresso e il brusio cessò all'istante; parecchio strano, di solito tutti la salutavano con tanto calore.
"Hey ragazzi, come va? Cos'è successo?" chiese appoggiando la borsa sul tavolo.
Tutti si guardarono fra loro, fin quando Frank, un guaritore sulla cinquantina sempre allegro e simpatico, decise di parlare "Hermione, non sai niente?"
"Cosa mai dovrei sapere, Frank?"
"L'hanno arrestato, Hermione. Questa mattina alle 9, sono venuti e l'anno arrestato"
"Di chi parli? Cosa sta succedendo?" chiese la ragazza con il respiro affannato. Sapeva già a chi si riferisse.
"Piton. Ci sono due Auror che lo sorvegliano e che aspettano te. Non hanno voluto dirci niente, dicono sia qualcosa di importante per Piton e che devi saperlo, avendo tu stessa voluto essere il suo medico e prendendo in custodia la sua incolumità"
Hermione ascoltò attentamente e si portò una mano alla fronte.

Camminava a passo svelto, quasi correva, per raggiungere la camera del paziente Severus Piton. Vedeva già un Auror all'uscio della porta, quando le comparse Mason Cox di fronte.
Mason era un altro Medimago del primo piano, di una bellezza perfetta, comune...lo stesso non si poteva dire della rara stupidità.
"Granger! Granger!" la chiamò passandosi una mano fra i capelli biondi.
" Cox non è il momento adatto per le tue carinerie da gentiluomo fallito, ho una questione importante da risolvere; togliti di mezz..."
"No, Granger, non è per inchinarmi a te che ti interrompo. Il tuo caro Mangiamorte -indicò la stanza di Piton- ha già portato all'esaurimento tutti i tirocinanti" urlò quasi. Vide i suoi occhi azzurri incupirsi.
"Cox abbassa i toni e modera i termini! Sai che Piton è innocente e.."
"Non fare la moralista con me Granger; con me la storia dell'eroe e dell'amore eterno non attacca. Lì dentro c'è il probabile assassino dei mie genitori e spero tanto che lo portino ad Azkaban, serve solo il tuo consenso" sputò fuori il ragazzo.
Hermione decise che, in quel momento, era meglio lasciarlo al suo odio senza fomentare una discussione e lo superò, dirigendosi dall'Auror alla porta.
"Dottoressa Granger! Eccola finalmente"
"Salve signor...?"
"Owen. Jack Owen. A suo servizio, prego" le disse facendole spazio per entrare.
Un altro Auror stava in piedi nella stanza, immobile. Piton, tranquillissimo, leggeva un libro: Hermione notò che nessuna flebo era collegata.
"Dottoressa Granger, piacere di conoscerla, sono l'Auror Oliver Carter"
"Il piacere è tutto mio, signor Carter e salve anche a lei professor Piton"
"Non sono e non sarò più un professore, quindi sono Piton e basta" le rispose l'uomo senza neanche guardarla.
Si era svegliato pure peggio di prima.
"Allora signor Carter, vuole spiegarmi cosa succede qui?" chiese Hermione.
"Beh, è molto semplice: come sicuramente saprà, signorina Granger, il tribunale è troppo occupato con i fascicoli di quelli che erano i seguaci di..." non finì la frase, l'Auror. Fra le persone dilagava ancora la paura di quel nome.
"Per fargliela breve, dottoressa, il signor Piton non può essere giustiziato, ma al contempo neanche lasciato libero o inviato ad Azkaban: ci sono troppi Mangiamorte che cercherebbero di ucciderlo lì"
"Quindi il mio paziente è agli arresti domiciliari"
"Sì"
Hermione sbuffò sonoramente e sedette sulla sedia prendendosi la testa fra le mani: riusciva appena a respirare ed ecco che la vita le regalava un'altra sfida.
"Granger, perché mai sbuffi? Non sei tu ad essere in arresto, ma io. Mi dispiace farla sfigurare con un paziente detenuto" le disse sarcastico Piton.
"Dopo parliamo da soli io e lei, quando non ci sarà nessuno"
"Dottoressa ci sono ancora due temi importanti da affrontare. Il primo: deve indicarmi le condizioni di salute del signore e firmare una certificazione che attesti che Piton non può andare ad Azkaban" indicò Carter porgendole il foglio da riempire.
"Il signor Piton non deve rientrare ad Azkaban non certo per le condizioni di salute, ma perché è innocente" affermerò sicura la donna. Rivolse prima un'occhiata all'Auror e poi puntò lo sguardo in quello di Severus: lo trovò ghiacciato.
"Mi permetta di dirle, signorina, che questo non dipende dal suo giudizio ma da quello del Ministero de..." si zittì subito dopo l'occhiata della Granger,
"Carter il secondo punto qual è?" domandò la donna mentre riempiva tutti i campi della certificazione.
"Il detenuto non ha una casa"
"Come non ha una casa?"
"I miei compagni me l'hanno distrutta. Meglio così: la odiavo" pronunciò lascivo Severus.
Questo era un problema che distrasse Hermione dalla compilazione e tornò a far slittare lo sguardo dall'uno all'altro uomo.
"L'ospedale non accetta detenuti, questo lo sa, no?" chiese ella.
"Infatti lei, in quanto medico del detenuto deve prenderlo in custodia...a casa sua, ovviamente" indicò l'Auror guardandola negli occhi
Ad Hermione quasi cadde la mascella: Piton a casa sua? Concentrò tutto l'autocontrollo che possedeva e sospirò.
"Questo non me lo avevate detto!" sibilò il paziente agitandosi.
"Piton non si agiti o sarò costretta a sedarla. Carter, In quanto a questo particolare, chi l'ha deciso?"
Le apparse una pergamena davanti agli occhi e Carter iniziò a leggere "Articolo 2187 della Costituzione Magica: Se un detenuto privo di casa, in pessime condizioni psicofisiche e non riuscendo a scontare la propria pena ad Azkaban, il medico curante deve ospitare il paziente-detenuto presso la propria abitazione per gli arresti domiciliari"
"Quando sarà da attuarsi tale procedura?"
"Appena può, se è possibile subito"
La Granger si avvicinò al signor Carter e disse piano "È ovvio, Auror, che Piton avrà bisogno di un'equipe medica per ristabilire le sue condizioni in casa.
Ora può lasciare me e il mio paziente da soli? Ci sono tempi personali che dovremmo discutere"
L'uomo dinanzi a lei la guardò attentamente, si lasciò sfuggire un sorriso e andò via dalla stanza.
La dottoressa si voltò verso Piton e sussurrò "A noi due, Severus".

*Non ho trovato informazioni riguardanti gli anni di Medimedicina, quindi ho pensato che fossero come i nostri 6 anni del corso di laurea in medicina.

Spazio Autrice
Salve a tutt* ragazz*!
Ecco un bel capitolo lungo, corposo e ricchissimo direi.
Avrete intuito che la storia si svolgerà, principalmente, a casa della nostra Hermione. Vedremo nel prossimo capitolo cosa ne penserà Severus della condizione, dal suo punto di vista.
Al prossimo capitolo, ciao!

Annullamento -Snamione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora