Capitolo Ventisei

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13 giugno 2003

"Si, hai perfettamente ragione, Severus: anche per me..." la frase di Hermione venne interrotta da un ticchettio alla finestra della cucina; sia Severus che la ragazza si voltarono verso essa: un gufo dalle piume marroni teneva in becco una lettara.
La Granger si alzò dal tavolo e fece entrare l'animale, che subito poggiò la pergamena nelle mani della donna.
"Da chi è?" domandò Piton, raggiungendola.
"San Mungo..." iniziò, poi lesse veloce il contenuto della busta "Mi informano che devo ritornare a lavorare lunedì, ovvero fra tre giorni. Dicono che ormai il mio paziente è in grado di provvedere da solo a se stesso"
"Sapevi che sarebbe arrivato questo momento" le disse l'uomo alle sue spalle.
La strega si voltò a guardarlo: Severus teneva le braccia conserte e il solco fra le sopracciglia le sembrava più marcato.
"Sì, lo sapevo e non vedevo l'ora! Sai quanto io ami il mio lavoro"
"Buon per te allora"
La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso; sembrava quasi che Piton ci fosse restato male.
"Ti dispiacerà non vedermi più come i mesi scorsi?" gli domandò posando la lettera e avvicinandosi al suo corpo.
"Dispiacermi? Mi rallegrerò, piuttosto...finalmente in santa pace da solo, senza una ragazzina saputella e logorroica far i piedi" sussurrò egli con un ghigno.
Hermione adorava anche quella parte di Piton: quando faceva delle battute su di lei, a cui delle volte lei stessa rideva, quando la punzecchiava, quando si prendeva gioco di lei con quell'affetto complice.
"Lo so che ti mancherò" affermò sicura sorridendogli e accarezzandogli lascivamente le spalle.
"Nei sei certa?"
Il mago l'avvicino a sé lentamente, con una mano sul fianco; i visi erano già troppo vicini.
Non si erano più baciati, si scambiavano solo quelle carezze superficiali e quegli sguardi di fuoco. Niente più.
Quel momento venne interrotto da un nuovo ticchettio alla finestra: un altro gufo reggeva una lettera.
L'uomo le lasciò il fianco e si diresse alla finestra, subito dopo annunciò "È per me".
"Da parte..."
"Da parte del Ministero"
Silenzio; la mente della donna ora elaborava una serie di motivi per i quali il Ministero, in blocco, avesse dovuto contattare Piton. Non poteva già..
"Mi hanno prefissato l'udienza per il 30 giugno, alle ore 11 AM"
"Come?" chiese incredula ella, poi aggiunse "Fammi vedere"
"Pensi che io non sia in grado di leggere?" sbottò infastidito Severus.
"Non essere sciocco, fammi leggere"
Per tutta risposta la lettera venne malamente lanciata sul tavolo teatralmente.
Per un attimo alla giovane vennero in mente tutte le lezioni trascorse con l'ormai ex-professore, in cui quei gesti erano all'ordine del giorno.
"Perché ora fai così?"
"Perché nella lista della giuria ci sono dieci maghi che mi vorrebbero vedere marcire ad Azkaban per il resto dei mie giorni"
Ecco: quello era un grosso problema.
"L'hanno fatto di proposito? Secondo te vogliono..."
"Già te l'ho detto un paio di settimane fa: sì, vogliono rinchiudermi"
Hermione gli si avvicinò ancora una volta: non glielo avrebbe detto, ma provava compassione per lui.
Nessuno, fra quei maghi noiosi ed irrigiditi dalla politica, avrebbero capito la situazione di Severus. Magari davvero quest'ultimo sarebbe andato ad Azkaban.
La ragazza eliminò quei brutti pensieri dalla mente e gli prese la mano.
"Io verrò con te, va bene?"
Egli non le rispose, si limitò ad accarezzarle la guancia morbida con le dita sottili.

"Sei preoccupato?"
"Granger! È la quarta volta che me lo chiedi. No, non sono preoccupato; ora stai zitta, che sto leggendo" le rispose stizzito l'uomo, senza degnarla di uno sguardo.
Perché le diceva così?
Sospirò piano e si levò in piedi, dinanzi a lui.
"Vieni con me di sopra"
"Non ho voglia di giocare. Non oggi" le sibilò lentamente Piton.
"Perché devo sempre ricorrere all'azione con te?" gli disse, prendendo fra le mani il libro.
"Ti ho detto..."
"Ho sentito quello che mi hai detto e lo sto ignorando, quindi..." sussurrò ella, prendendogli la mano e tirandola piano "ora vieni con me"
In un attimo si ritrovò il petto Severus ad un palmo dal viso; avvertì una leggera carezza al braccio sinistro.
"Non fare i tuoi soliti giochetti che mi portano allo sfinimento"
La ragazza gli prese la mano e lo trascinò, letteralmente, fuori dal salotto e poi su per le scale.
Proprio su uno dei gradini sentì il braccio tirare leggermente.
"Hermione..."
La donna si voltò a guardarlo e si portò un dito sulla bocca. Piton doveva star zitto.
Entrarono nella stanza di Hermione e questa si distese sul letto, invitando anche l'altro ad imitarla.
"Non ti mordo, prometto" scherzò.
Lo vide sospirare e chiudere per un instante gli occhi, poi si sedette accanto a lei, rivolgendole un intenso sguardo.
"Non so cosa tu..."
"Per quanto la tua voce mi faccia perdere la testa, ti pregherei, Severus, di stare zitto".
Allungò una mano e gliela posò sulla spalla; dopo poco, finalmente, il mago sembrò sciogliersi e scivolò sulle lenzuola, distendendosi.
Hermione prese la bacchetta dalla tasca posteriore dei pantaloni corti e, prima di posarla sul tavolino, lanciò un incantesimo non verbale al soffitto, che in un attimo divenne un cielo stellato.
"Come la Sala Grande ad Hogwarts" sussurrò ella.
Stettero alcuni minuti immobili, quasi, a contemplare l'incanto delle stelle, poi, di sua spontanea volontà, Piton strinse la mano destra della strega.
"Nessuno mi ha mai trattato così"
"Lo so, Severus, ed è proprio per questo che cerco di essere migliore di tutti quelli che hai incontrato sulla tua strada"
Girò il collo verso destra per guardarlo: i suoi occhi neri già la trafiggevano.
Si baciarono con passione; mordendo, leccando e succhiando una le labbra dell'altro e viceversa. Con identica voracità.
Piano la ragazza si posizionò a cavalcioni su di lui. Se lo sentiva: quella era la volta buona.
Intrappolò fra i denti il labbro inferiore del mago e lo tirò leggermente.
"Non ti facevo tipa da den...oh" sibilò Severus interrotto da un gemito.
Infatti le mani della donna erano scese fino alla patta dei pantaloni.
"Sei ancora sicuro di non voler giocare?" gli sussurro all'orecchio, continuando a stringere piano e con movimenti circolari quella parte.
Avvertì una mano di Piton farsi strada, sicura, sulla propria natica sinistra e sferrarle un leggero schiaffo.
Hermione si ritrovò a sorridere, mentre costellava di baci umidi il collo dell'uomo. La bocca scese lungo le clavicole e con gesti veloci gli sbottonò la camicia, ormai di troppo. Forse scucì addirittura qualche bottone nell'intento, ma quando ebbe dinanzi il petto maschile quasi glabro, fu fiera del proprio operato.
Slacciò la cintura con facilità e poi fu il turno della zip e dell'unico bottone: anche questi, dopo poco, non furono più di troppo.
Risalì sul busto, rivolgendo l'attenzione ai pettorali tonici, ma certo non definiti, che baciò e leccò lussuriosamente. Il profumo era così inebriante, che Hermione quasi si sentì ubriaca.
"Hermione..."
La ragazza gli posò l'indice sulle labbra e la bocca continuò l'ascesa, arrivando ai boxer: sentiva che fosse già ben sveglio; sentiva il calore e l'odore. Erotico.
Lentamente abbassò la stoffa e l'erezione possente svettò prepotente.
Volse lo sguardo nei suoi occhi e li trovò luccicanti e neri come non mai. Il desiderio era evidente e quel singolo pensiero le causò una scossa di adrenalina, diritta al basso ventre.
"Vuoi?" chiese sottovoce, cercando di essere il più sensuale possibile.
Non ebbe risposta: Severus respirava con la bocca socchiusa e la guardava dall'alto.
La Granger non aveva mai visto qualcosa di così eccitante come quella visione.
Soffiò sulla punta del membro e cacciò la lingua, senza però toccarlo.
"Vuoi o no, Severus?" chiese ancora, guardandolo negli occhi.
"Dannazione, sì!" sibilò.
Non se lo fece ripetere due volte: lo accolse fra le labbra.
A volte leccava l'intera lunghezza e altre si soffermava sul punta...ciò era ben accolto da Piton, che gemeva poco, con suoni strozzati. Era silenzioso ed elegante anche in quella situazione.
L'uomo dopo alcune spinte del bacino, arrivò all'apice del piacere cercando di spostarsi, ma la ragazza non glielo permise: voleva sentirlo.

Spazio Autrice
Salve a tutt* ragazz*!
Mio Dio...questa può essere classificata come 13esima fatica di Ercole? Sì!
Non ho mai scritto di certe cose ed è stato, lo ammetto, tremendamente imbarazzante e difficile, ma dovevo accontentare le mie lettrici. Sto immaginando la faccia del vero Piton leggere queste cose...mi sotterro.
La mia faccia va a fuoco (per la vergogna) e non mi permette di scrivere oltre.
Alla prossima (si spera, se non muoio di imbarazzo), ciao!

Annullamento -Snamione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora