Capitolo Quindici

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15 maggio 2003

"Com'è?" gli chiese Hermione tagliando la sua carne.
"Mangiabile; per essere un'anatra all'arancia preparata da te, mangiabile" ironizzò Severus.
"Io la trovo buonissima"
"Tu sei la cuoca, è ovvio" le disse guardandola negli occhi mentre avvicinava il bicchiere alle labbra.
Piton bevve l'acqua continuando a non distogliere lo sguardo dagli occhi della ragazza e giurò di aver visto una scintilla di malizia in questi. Una cosa era certa: la Granger gli sorrideva.
"Mi chiedevo, Granger" fece una pausa che pulirsi la bocca con un tovagliolo "Quand'è che potrò ritornare a bere dei buoni alcolici. Non avrei mai accompagnato quest'anatra con della banalissima acqua"
"Quando la Magia che è in te si sarà stabilizzata del tutto. L'alcol fa impazzire la Magia nel corpo di un mago, ma in un organismo come il tuo, che sta subendo un cambiamento, sarebbe fatale".
"So, però, di molti medici che fanno assumere ai pazienti l'alcol proprio per ravvivare l'elemento magico"
"Incoscienti, a mio parere! Conosco anche io certe pratiche barbare"
Severus la osservò bene: quando parlava del suo lavoro una certa luce le illuminava il volto e subito il tono della voce cambiava, divenendo professionale e distaccato.
Aveva sempre pensato che la Granger sarebbe capitata a ricoprire qualche piano alto nel Ministero; un lavoro noioso, banale, insoddisfacente...ed invece se la ritrovava davanti, con ogni fibra del corpo mossa dall'orgoglio di essere una Medimaga.
"Oggi verrà a trovarci Harry" affermò ella guardandolo.
Piton alzò gli occhi al cielo. Potter ormai andava a trovarlo più spesso del fisioterapista.
"Ha detto che ha una cosa da darti"
"Magnifico: avrò una foto del Prescelto autografata!" sbottò sarcastico il mago, tagliando la sua porzione di carne.
"Dai Severus, non essere così bieco! Sai anche tu che Harry non vuole essere al centro dell'attenzione"
Era vero, Piton lo aveva capito da un po': Potter non era come quel maiale egocentrico di suo padre; gli altri gli puntavano i riflettori in faccia senza che egli volesse nulla.
"Non ti ha detto cosa vuole darmi?"
La ragazza scosse la testa.
Beh, magari, voleva ridargli i ricordi che aveva sbandierato ai quattro venti.
"Addio lettura pomeridiana allora" affermò Piton sconfitto.
"Verrà a cena con Ginny. Quindi hai tutto il tempo di leggere"
"Per leggere e per prepararmi psicologicamente alla mediocre serata che passerò"
Ancora la Granger gli lanciò un'occhiataccia, ma questa volta durò poco: infatti, la ragazza, abbassò il viso verso il piatto e comparse un sorriso sulle labbra.
"Non ridere, dico davvero"
"Lo so che ti diverti ad essere cattivo, ma in realtà non lo sei"
Dannata Granger!

Severus Piton sedeva sulla propria sedia rotelle, vicino alla finestra che dava sulla strada. Un libro sulle gambe.
I due bambini che vivevano nella villetta di fronte, giocavano felici nel loro patio con i loro giocattoli di legno.
Quella bambina somigliava fin troppo a Lily...la sua Lily.
"Margaret e William" sentì dire dalla Granger alle proprie spalle.
"Cosa?" chiese voltandosi a guardarla.
"I bambini. Margaret è la bambina dai capelli rossi e William è il bambino castano"
"Giocano spesso insieme; sono fratelli?"
"No; una vive lì con la nonna e l'altro qui accanto a noi. Sono gli unici bambini dell'isolato e si fanno compagnia".
Stava per ribattere quando vennero interrotti dal campanello.
"Se è ancora la signora Jolpet ti vieni a presentare, intesi?" gli disse Hermione esasperata puntandogli un dito contro.
Sentì la porta aprirsi.
"Ciao Herm!" esclamò la voce di Potter.
"Harry! Non è presto per la cena? E Ginny?"
Il ragazzo raggiunse il salotto: era vestito elegantemente, i capelli erano tirati all'indietro, ma aveva una scatola rettangolare di latta in mano.
"Severus" lo salutò cordialmente, poi mise la scatola sotto al braccio ed allungò la mano.
"Potter"
Afferrò la mano di Harry e lanciò uno sguardo ad Hermione.
"Mi dispiace moltissimo, ma stasera Ginny ed io non possiamo essere qui: una Passaporta ci aspetta alle 19 e dobbiamo arrivare a Dublino per una cena della squadra. Ci hanno avvisato troppo tardi, scusateci"
"No Harry, alcun problema" rispose la Granger mettendo una mano sulla schiena dell'amico.
"Sono comunque venuto qui per questa" pronunciò Potter appoggiando quella misteriosa scatola sul tavolino da tè.
"Cos'è?" domandò Piton.
Il ragazzo guardò la scatola, poi Hermione e poi l'ex-professore.
"Sono andato a Godric's Hollw, a casa dei miei genitori, per questioni burocratiche. Sono salito in soffitta, o meglio, quello che resta della soffitta e ho trovato questa" si fermò e poi riprese veloce "Non l'ho aperta. Non mi è dato sapere cosa c'è qui dentro, ne sono sicuro"
Piton si avvicinò piano al tavolino e si interessò alla scatola: era arrugginita ed impolverata.
Allungò il braccio e la prese fra le mani; guardò meglio la superficie: in basso a destra, con della vernice rossa, c'era scritto "Per Severus; 1980. Lily"
Il cuore dell'uomo perse un battito. Lily.
Il sangue gli si gelò nelle vene e l'orribile sensazione allo stomaco provata anni prima tornò.
"È...è meglio se io vada" affermò tremante Harry. Quest'ultimo sussurrò qualcosa all'orecchio della Granger ed andò via.
Lui ed Hermione era nuovamente da soli.
"Cosa..." cercò di formulare la ragazza avvicinandosi all'oggetto. Lesse e, a bocca aperta, lo guardò negli occhi.
Piton guardava la scritta ed Hermione guardava lui.
"Ora..." cercò di dire la strega "Ora ti lascio solo"
"Penso di non sentirmi molto bene. Stai qui, Granger, ho alte probabilità di svenire" mormorò egli con un certa commozione, poi continuò "Siediti e aprì tu. Io non penso di farcela"
"Vieni...mettiti qui" ordinò dolcemente ella, indicando un punto vicino alla poltrona "Io mi siederò accanto a te, metterò la scatola sulle gambe e tu potrai vedere. Va bene, Severus?"
Lo stava trattando con dolcezza e, da quanto Piton ricordasse, mai nessuno l'aveva fatto.
Fece come aveva detto la ragazza: si posizionò lì e le mani tenevano forte i braccioli della sedia.
La Granger lo guardò e gli sorrise lievemente, poi gli coprì la mano con la sua e sussurrò "Non agitarti".
Non l'avrebbe mai detto...Hermione lo calmò, poco, ma riuscì a calmarlo.
La strega sollevò il coperchio e la scatola si rivelò abbastanza piena.
Prima di tutto apparve una pergamena ingiallita e ripiegata più volte su se stessa.
"Questa non posso leggerla, quindi -posò la carta sul tavolino- la leggerai tu non appena sarai pronto a farlo da solo"
Piton annuì chiudendo per un attimo gli occhi.
Vide prendere dalla ragazza una fotografia e mostrargliela.
La foto animata raffigurava se stesso, rigido, e Lily, che rideva gioiosa abbracciandolo, all'entrata dei cancelli di Hogwarts. Era l'inizio del terzo anno e ricordava benissimo quel momento...il corpo caldo dell'amica aggrappato al suo, il dolce profumo della sua pelle.
Le due figure erano, però, divise da una crepa: Lily strappò la foto davanti ai propri occhi, dopo il litigio del quinto anno.
"Posso passare avanti?"
Piton annuì.
La Granger prese fra le mani un libretto: il colore era sbiadito e scrostato.
"Lo stregone canterino...lo leggevamo quando..." Severus dovette fermarmi per non piangere.
Non avrebbe pianto davanti alla Granger, non poteva mostrarsi così debole.
Serrò forte le labbra e voltò il capo verso la finestra, sussurrò "Avanti".
"Severus..." gli disse Hermione accarezzandogli il braccio.
L'uomo sospirò forte; sentiva gli occhi pizzicare ancora. Si voltò verso la Granger e la invitò a continuare.
L'ultimo oggetto che era riposto nella scatola: una collanina argentata fine.
"Oh..." scappò dalle labbra del mago.
Hermione prese il filo d'argento fra le dita e lo guardò bene: non era una semplice collana, ma piccole foglioline che si intrecciavano. Al centro una piccola pietra verde.
"È bellissima" gli disse la donna.
"Gliel'ho regalata quando..." incominciò a dire. Sentì una calda lacrima scendere giù dagli occhi.
Patetico. Era patetico. Si ritrovava a piangere davanti ad una delle sue ex studentesse, davanti ad una giovane donna. Lui, poi, un uomo maturo che piangeva come un bambino.
Avvertì Hermione posare tutto sul tavolino e avvicinarsi a lui.
La ragazza gli aggiustò le ciocche di capelli dietro le orecchie e posò delicatamente le mani sui lati del viso.
"Severus...no" .
Lo guardava negli occhi con compassione, pietà, pena...odiava quando le persone provavano tali emozioni verso di lui.
"Ti prego, Granger, non guardarmi così" pronunciò molle.
Il pollice della strega gli asciugò l'unica lacrima, lentamente e dolcemente.
"Sono disgustosamente squallido, non è così?"
Per risposta ella si avvicinò ulteriormente: ormai le loro bocche erano ad un soffio l'una dall'altra.
"Sei meravigliosamente un uomo"
Fu Piton a sporgersi di più e a baciarla. Di un bacio dolce e casto; le labbra erano solo appoggiate.
Tastava piano le labbra di Hermione e gli sembrano infinitamente morbide: un richiamo per i sensi.
Non riuscì ad essere razionale: approfondì quel bacio facendo entrare in gioco anche la lingua e i denti.
La donna gli mise una mano sulla nuca e Severus, piano, la portò, con la propria, al suo petto. Lì dove c'era il cuore.
La Granger terminò il bacio per avere piena visione di quello che stava accadendo.
Si guardarono a lungo negli occhi e stavano per ritornare a baciarsi, ma qualcuno suonò al campanello.

Spazio Autrice
Salve a tutt* ragazz*!
Finalmente è arrivato il capitolo. Il capitolo.
Ho cercato di essere il più delicata possibile e di cacciare fuori tutta l'umanità dei personaggi. Spero vivamente che questo modo così "molle" vi sia piaciuto.
Alla prossima, ciao!

Annullamento -Snamione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora