Capitolo Cinque

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23 aprile 2003

Piton si svegliò: l'odore intorno a sé non era quello del disinfettante, le lenzuola non erano ruvide e dure come quelle dell'ospedale e sentiva del calore nella stanza.
Ricordò di essere nella camera degli ospiti a casa della Granger. A volte faticava a mettere a fuoco cosa gli accadesse.
La sera prima la ragazza gli aveva chiesto se avesse voluto cenare con lei, ovviamente Severus declinò l'offerta: ci mancava solo che dovesse essere imboccato dalla sua ex alunna. Non poteva cadere così in basso.
Si guardò intorno e osservò quella che ormai sarebbe stata la sua stanza per i prossimi mesi: era spoglia ma ben curata. Le pareti erano tutte bianche. Il letto, sul quale l'uomo giaceva immobile, era appoggiato ad una delle pareti maggiori, un comodino con sopra un'abat-jour era posto al lato sinistro. Un guardaroba in abete bianco ed uno specchio da terra, entrambi disposti alla parete opposta a quella del letto. Era tutto qui.
Era arrivato il momento di alzarsi e, non appena formulò il bisogno di sedersi, venne elevato in aria e una forza lo posò delicatamente sulla sedia.
La Granger aveva inventato una badante magica per lui. Astuta, doveva ammetterlo.
Piton si diresse allo specchio e vide riflessa l'immagine di se stesso: squallore era l'unica parola che riusciva a formulare.
Non guardava la sua faccia da tantissimo e si trovò sciupato, dimagrato e di un colore ancora più cadaverico. Faceva paura. Notò i profondi solchi violacei intorno agli occhi, la barba di due o forse tre giorni e poi il suo sguardo arrivò al collo scoperto: due segni circolari spiccavano sulla pelle diafana, più scuri rispetto al resto del corpo. Erano traslucidi e in rilievo, tipico delle cicatrici inflitte dalla Magia Oscura.
Si sentiva misero su quella sedia, in quella stanza e con quei vestiti di seconda mano. Era sul procinto di piangere, poi si ricordò che sette anni prima si era ripromesso di non farlo mai più. Aveva bagnato già troppo il suolo del mondo con le proprie lacrime.
Udì distintamente due colpi lievi alla porta.
"Avanti"
"Buongiorno Severus" iniziò Granger "Sto preparando la colazione"
La ragazza si era presentata ai suoi occhi con un pigiama in seta nero e scalza. Non aveva mai visto una donna in pigiama, fuggiva via subito dopo aver concluso il proprio intento e di certo non faceva colazione con loro.
"Cosa dovrebbe importarmene, Granger?"
"Non mangia da ieri a pranzo"
"Tengo alla mia linea, tu invece no a quanto sembra" le disse ghignando, accarezzando con lo sguardo la figura della ragazza.
Voleva solo punzecchiarla; tutto si poteva dire della Granger, ma no che fosse brutta o sgradevole, anzi.
"Capisco che dopo cinque anni, o forse una vita, di astinenza tu faccia certi pensieri...ma, vedi, non è molto appropriato guardarmi in questo modo" gli sussurrò avvicinandosi e sporgendosi verso di lui.
Negli occhi di Piton si accesero di qualcosa per un breve istante: rabbia.
"Non permetterti, Granger"
"Non si permetterti tu, professore"
Entrambi si guardarono per secondi infiniti; dovevano convivere e non potevano andare avanti così.
La prima a bloccare il contatto visivo fu lei.
"Fra 10 minuti in cucina. Scendi le scale e poi sulla destra ti troverai il salotto, percorrilo e mi troverai lì. La casa è piccola e non dovresti smarrirti"
Lo lasciò lì, senza dargli la possibilità di ribattere.

Ecco che si trovava lì di fronte a lei che gli metteva davanti le posate, un piatto con dei pancake, perfettamente dorati accompagnati da della frutta, e un bicchiere con quello che sembrava spremuta di arancia.
"Da oggi queste saranno le sue personali stoviglie. Sono stregate; vale lo stesso principio della sedia"
La ragazza si sedette al posto di fronte e iniziò a mangiare la sua colazione.
La guardò tagliare, masticare ed ingoiare i pancake con una tale grazia, che quasi Piton si stupì. Ancora si chiedeva dove fosse finita la bambina del primo anno.
"Severus ora è giunto il momento di parlare per bene e di organizzarsi" affermò lei sospirando e posando le posate.
L'uomo la invitò a continuare.
"Partendo dalle cose più serie: ho avuto maggiori informazioni riguardo il tuo tempo di permanenza qui. La tua "guarigione" è stimata intorno ai tre mesi poiché siamo maghi e il nostro organismo, aiutato dalla Magia, riesce a riprendersi meglio rispetto a quello dei babbani. Il problema, però, non è questo; sicuramente il Ministero riaprirà i tribunali fra sei o addirittura dodici mesi" gli annunciò Hermione tenendo le mani incrociate sotto il mento, continuò "Questa -apparse un foglio di pergamena- è la tabella dei giorni in cui verranno i collaboratori che ti ho presentato ieri. Come vedi sarei molto impegnato durante la settimana; solo se collaborerai riuscirai ad avere risultati entro i tre mesi, ricordalo".
"Non sono un bambino" sibilò Piton serrando forte la mascella e lanciando fuoco dagli occhi.
"Non sto dicendo questo. Ti prego...io mi sforzo di venirti in contro, non stare sempre sulla difensiva: non serve a me e non serve a te"
"C'è dell'altro?"
"Sì: inutile dirti che ogni area della casa è a tua disposizione, ormai sarà casa tua per un po'"
"Che gentile, Granger, e che piacere" pronunciò acido.
"Inoltre -a questa parola il mago sbuffò- vorrei sapere i tuoi gusti alimentari, che sapone preferisci e dovrò anche comprarti dei vestiti, ovviamente"
"Per gli alimenti sono del tutto indifferente, per i detergenti uso solo saponi alla menta. Non potrei usare lo stesso le mie vesti in queste condizioni, giusto?"
"No, non puoi. Sarebbe troppo scomodo"
"Opta, allora, per semplici pantaloni neri dal taglio classico e camicie bianche o nere. Scarpe stringate nere. Niente di diverso"
"Usi delle magliette intime? Se sì, di quale colore? Compro boxer o slip e di quali colori? E le calze?" gli chiese con una disinvoltura che sorprese lo stesso Piton.
"No, nessuna maglietta intima" l'uomo fece una pausa e pregò di non arrossire per la frase che avrebbe pronunciato di lì a poco "Boxer, neri. Calze fino a metà polpaccio neri. Tutto a tinta unità"
"Non devi vergognarti: affronto queste conversazioni ogni giorno con i miei pazienti"
"Io non ho...vergogna" sibilò lentamente il mago.
Hermione scosse la testa e continuò a mangiare.

Passarono la colazione in religioso silenzio. Hermione finì tutta la colazione, Piton a malapena mangiò uno dei due pancake, bevendo poco succo d'arancia.
L'uomo parlò all'improvviso, quasi spaventando la ragazza che stava di spalle per riordinare le stoviglie.
"E Weasley accetta?"
"Cosa?" rispose ella voltandosi.
"Weasley accetta che io stia qui? Non siete una coppia?"
"Cosa te lo fa pensare?" gli chiese sorridendogli aggrottando le sopracciglia.
"Ho sempre notato un certo feeling fra te e quella testa di rapa"
"No, ci abbiamo provato ma...beh sono cose che sicuramente non ti interessano. Sono sola comunque, o meglio..."
"Hai ragione Granger: non mi interessa".
Severus si voltò per raggiungere nuovamente il letto, ritrovò il gatto della Granger a fissarlo.
"È uno British Shorthair questo gatto?" le chiese guardandola.
"Sì"
Il mago riprese a spostarsi ma venne interrotto ancora dalla Granger.
"Ho un libreria in salotto ed altri libri nella mia camera da letto; quando vuoi puoi usufruirne"
Neanche un grazie e Piton andò via dalla stanza.

Spazio autrice
Salve a tutt* ragazz*!
Eccoci con un nuovo capitolo, il primo incentrato sulla quotidianità tra Piton ed Hermione.
Devo ammettere che non mi piace moltissimo come ho scritto e descritto alcune cose, ma non riesco a fare di meglio, ammetto i miei limiti. Spero vi piaccia comunque.
Fatemi sapere cosa ne pensate del storia: vi sta piacendo?
Alla prossima, ciao!

Annullamento -Snamione-Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora