L'amarezza del vino

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Era una calda mattinata dei primi di maggio.
I raggi del sole coloravano Parigi di un delizioso crema decó mentre l'atelier in penombra apriva le sue grandi finestre e le tende scure si facevano da parte per far entrare quella brezza leggermente fresca che apponeva al mese corrente quella dolcezza particolare.
Un'assistente mora dalla pelle chiara spalancò uno dei finestroni centinati, respirando a pieni polmoni e ammirando la città con meraviglia: era come se il mondo si fosse ripreso da un lungo sonno, o almeno lei che era stata chiusa là dentro per mesi lo vedeva in quel modo.
Sorrise e guardò l'orario sul tablet pronta per cominciare la giornata:
le 9 in punto.
Salì le scale, lentamente per la fasciatura che aveva legata alla caviglia da una settimana, anche se ormai le fitte erano molto meno frequenti e poteva camminare tranquillamente; si avvicinò alla porta della stanza di Adrien e bussò tre volte, con il cuore che dopo tempo immemore palpitava di gioia anche se lo stoicismo del suo volto pareva annunciare il contrario.

-"Buongiorno Adrien, è già sveglio?"
Il ragazzo, dall'altro lato della porta, parve essersi innervosito:
-"Oh, c-certo Nathalie. Sono appena uscito dalla doccia,sarò in sala tra pochi minuti-"
Rispose lanciando un cuscino addosso all'amico addormentato sul Puff accanto a lui.
-"Lo spero bene signorino, tra un massimo di mezz'ora deve partire."
-"Non ti preoccupare, arrivo immediatamente!"
Si voltò guardando male Nino che, appena sveglio si strofinava gli occhi con una calma disarmante:
-"Amico, non potevi usare un'altro modo per svegliarmi?" Chiese dandogli le spalle per accasciarsi di nuovo sul giaciglio che aveva utilizzato per dormire.

-"Se Nathalie ti trova quì penso che sarebbe un pò difficile spiegare che sei Carapace e che per la missione di ieri notte sei rimasto a dormire clandestinamente da me... sbrighiamoci."
-"Va bene amico..." disse Nino accomodandosi il cappello rosso sulla testa e avvicinandosi alla finestra già aperta:
-"Wayzz... sù il guscio!"
E Carapace si allontanò saltando per i tetti parigini.

•°

Adrien, come tocco di classe, aggiunse un paio di gocce di profumo e uscì dalla stanza:
Scendendo le scale incontrò la figura scura di Nathalie, poggiata al corrimano che scendeva con attenzione i pochi scalini rimasti.
Senza pensarci si avvicinò a lei e la prese a braccetto sorridendo:
-"Appoggiati a me, scenderemo più in fretta."
Lei sbuffò guardando altrove:
-"No."
-"No? Perché no? In fondo ti ho portato il pranzo in camera per mesi, lo avresti fatto anche tu per me-"
-"È imbarazzante..."
-"Dici sempre che vuoi tornare a vivere... Concederti delle libertà non ti renderà il processo più veloce. Fidati di me, scendiamo insieme..."
-"Ha già fatto molto Adrien, mi vergogno davvero..."
-"Voglio farlo, voglio aiutarti... e poi...
era tanto che non passavo del tempo con te."
La donna si soprese e scosse appena la testa:
-"Ci vediamo ogni giorno, non capisco-"
-"Si è vero ma ci vediamo spesso di volata, non abbiamo mai tempo e quando ne abbiamo stiamo in silenzio facendo passare i minuti, sei la figura più vicina che abbia avuto in questi anni e non solo come istruttrice, sento di avere un bel rapporto con te, non sarà mai un peso per me essere qui per te, mai."
Nathalie sorrise e il resto del tragitto fu piuttosto silenzioso, aveva accettato senza batter ciglio quell'affetto che credeva di meritare, finalmente, lasciando andare i vecchi formalismi.
Quando arrivarono nell'atelier Nathalie sedette sulla poltrona della scrivania, recuperando il respiro, Adrien rimase a guardarla sulla porta, sorridendole complice.
-"Era tutto più semplice stando al letto eh? "
-"Silenzio perché ci metto due minuti ad aggiungerle delle attività in più."
Il ragazzo rise e lei gli dette finalmente le spalle, orgogliosa.
-"Grazie, adesso vada: tra venti minuti la sua guardia del corpo sarà quì per scortarla al pranzo della Fondazione Gaultier."

La porta dell'atelier si aprì di scatto mostrando uno stilista a dir poco adirato che stava discutendo al telefono, scuro in volto e con un tono di voce che lasciava trapelare tutto il disgusto che provava con ogni singola frase che diceva.
-"Non è il mio stile ma posso fare un'eccezione... certo, certo.
Signorina Rolling, posso contattare direttamente il cliente? Possiamo ritrovarci direttamente in azienda-" In quel momento Gabriel guardò la donna seduta accanto a lui con la caviglia fasciata e corrugò la fronte:
-"No, mi correggo... se non è un problema, anziché in azienda potreste venire alla mansione? La mia segretaria, la signorina Sancœur vi manderà l'indirizzo..."
Nathalie e Adrien si guardarono attoniti, Gabriel non avrebbe mai permesso che qualcuno varcasse la soglia della mansione, tantomeno per una questione di lavoro, non lasciava mai uscire dall'atelier le parole di una chiamata importante o altro e adesso invece stava organizzando questo.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora