Non posso aspettare

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Gabriel aprì gli occhi di scatto.
Il sudore freddo sulla pelle, il volto pallido che pareva scarno.
Aveva avuto ancora lo stesso incubo: tutti coloro che amava sparivano poco a poco colpevolizzandolo per quello che era stato.
Per il mostro che da ormai mesi si sentiva di essere.
E questo pesava terribilmente sul suo petto, pesava così tanto da soffocarlo talvolta.
Il sudore freddo scorreva sulla pelle ghiacciata, il respiro si faceva affannoso: cosa diavolo era?
Si portò una mano al petto, la sensazione di abbandono a sé stesso gli rimbombava dentro.
Cercò di ripredere fiato e calmare i battiti del suo cuore chiudendo gli occhi:
Guardò davanti a sé con terrore riscosso da quel sentimento opprimente, aveva colto il problema ma decise di ignorarlo.
Nathalie si precipitò al suo fianco mettendogli una mano sulla schiena per confontarlo in un qualche modo e osservò la sua reazione con il timore nel cuore.
Gabriel al sentire la presenza della donna fece un piccolo scatto causato dall'ansia che l'incubo aveva scosso in lui.
La guardò attentamente, era preoccupata. Nemmeno il tempo di dire una parola che si era gettato tra le sue braccia cercando conforto come se si fosse trattato di un bambino impaurito.
Tremava tra le sue braccia come una foglia, aveva nascosto il naso nell'incavo della spalla della donna assaporandone il dolce profumo; Nathalie non esitò a stringerlo più forte, come se potesse cancellare quelle emozioni negative con la sua sola presenza.
Gabriel, a pochi secondi, poggiò la testa al suo petto e si lasciò cullare da quel calore che lo faceva stare bene, si rilassava lentamente trasformando quella disperata e bisognosa morsa in una dolce stretta.
Le dita timide di Nathalie cercavano tra i suoi capelli e gli restituivano un senso di pace scompigliandoli e giocando con i nodi, per una volta, che si sentivano così piacevoli.
Il disegnatore iniziò a ritrovare la calma e si abbandonò a quella sensazione, era come se potesse essere salvo da qualsiasi cosa; era la prima volta in vita sua a sentirsi protetto nelle braccia di qualcuno.
Era l'unica con la quale si fosse aperto tanto, lo spaventava tutto ciò.
-"Shh...Era solo un incubo. È passato."
Mormorò Nathalie stringendolo più fermamente a sé.
-"Non lo era...
temo che possa succedere."
Replicò in tono serio e privo di emozioni tuttavia non muovendosi da quella posizione.
Aveva stretto i pugni sulla camicia color crema di Nathalie e aveva chiuso gli occhi: era frustrato, voleva che finisse quella maledetta storia dei Miraculous ed essere felice una volta per tutte; senza doversi pentire, senza dover sentire quel rimorso angosciante mangiargli la pelle e logorargli l'anima.
Era così difficile cercare, per una volta, la felicità che credeva di meritare?
Perché la trovava in altro e allo stesso tempo sentiva quanto fosse sbagliato?
-"So cos'hai sentito, ho il Miraculous indosso.
Non è reale questo sentimento Gabriel."
La sua voce chiara come l'acqua aveva trafitto quella marea di pensieri come una sola piccola goccia in grado di scatenare una tempesta.
Si separò da lei e la guardò con incertezza... la donna sbuffò roteando gli occhi verso l'alto, poggiò una mano sul suo petto, nel punto esatto dove si trovava il cuore e sospirò facendo una lieve pressione.
-"Te l'ho detto che il futuro non è scolpito nella pietra, ho fiducia e consapevolezza in quello che dico.
Inoltre..."
Portò la mano sulla fronte del disegnatore e lo guardò attentamente:
-" Conosco l'amore che ti spinge a fare quello che stai facendo e so che ciò che provate con Emilie sarà tanto forte da poterlo superare...
questo e molto altro, non dubitarne mai Gabriel."
-"Nath..."
Mormorò completamente assorto.
-"La febbre sta scendendo."
Commentò freddamente.
Gabriel spostò lo sguardo a terra e poi chiuse gli occhi mentre la donna si separava da lui.
Si sentiva di nuovo vuoto, di nuovo al punto di partenza.
-"Cosa ne sai della reazione che Adrien potrebbe avere nello scoprire che sono Hawk moth?
Quando tutto questo finirà che ne sarà di te? Perderò quel poco che mi è rimasto Nathalie...
e me lo merito."
Replicò serio, le ultime parole furono decorate da una punta di tristezza, la si poteva cogliere da come aveva abbassato lo sguardo per cercare di non incontrare quello di Nathalie.
Sapeva che se l'avesse fatto lo avrebbe capito, quello che si era sviluppato tra loro non poteva essere più ignorato.
-"Gabriel..."
Si accomodò più vicino a lui e lo guardò negli occhi color tempesta, l'espressione seria sul suo viso e il respiro profondo appena preso erano tutto ciò che potesse offrire: era nervosa, giocava con le dita e poi stringeva i pugni in grembo, fino a far diventare bianche le nocche.
-"Tuo figlio ti ama..."
Gli sfiorò la guancia con i polpastrelli, Gabriel le prestò attenzione e si perse in quelle gemme turchesi senza fine:
-"Emy ti ama e io...
beh...
vi lascerò un domani, ma non me ne andrò mai completamente.
Quando sarà finito tutto questo basterà solo che la tua spilla chiami la mia e sarò da te in un lampo come Mayura.
Sai che è così."
Gabriel poggiò quasi distrattamente la mano sulla sua coscia interna percependo come la donna si riempisse di tensione al solo sfiorarla; si avvicinò goffamente a lei e piegò la testa di lato:
-"Andartene? Pensi ancora di voler andar via come se nulla fosse? Come se non importasse cosa pensiamo io e Adrien?"
Sussurrò quasi la sua voce fosse stata tagliata a metà.
-"Ne abbiamo già discusso...
quando Emilie tornerà non avrò più niente da fare quì e avrò saldato il mio debito."
-"Non puoi-"
-"Ho già trovato chi mi sostituirà ed è la migliore."
-"Non voglio nessuno che non sia tu al mio fianco."
Sbuffò con sufficienza recuperando una posa priva di emozioni.
Nathalie scosse la testa e lo guardò fisso:
-"Gabriel..."
Il disegnatore si avvicinò ancora, ormai a pochi centimetri dal dividerli.
Sentiva di dover spezzare, anche per una volta, una soltanto, quella distanza tra loro.
Un bacio e basta.
Non avrebbe significato niente eppure sarebbe stato importante.
Premette il pollice sull'angolo della bocca di Nathalie, proprio dove iniziavano quelle voluminose labbra color pesca dalla mille fantasie che stava puntando, ormai fuori controllo:
-"Signore-"
Sussurrò cercando di allontanarsi, allo stesso tempo allibita per ciò che stava accadendo e in cosa stava per perdersi.
-"Non lo permetterò..."
-"P-Prego?"
Gabriel spostò la mano alla sua guancia e la attrasse verso di sé mentre l'altra persisteva sulla sua coscia stringendola dolcemente.
Nathalie chiuse gli occhi attendendo l'inevitabile... non lo avrebbe combattuto, voleva quel bacio più di qualsiasi altra cosa al mondo, non voleva rimpianti semmai un domani dovesse averne avuto ripensarci.
-"Papà! Ho saputo che stavi male e mi sono precipitato."
La voce di Adrien penetrò nel silenzio, il ragazzo entrò in stanza e i due adulti si allontanarono bruscamente:
Nathalie nascose l'attenzione nell'agenda e Gabriel si alzò tossendo con notoria molestia.
-"Ho forse interrotto qualcosa?"
Chiese inarcando un sopracciglio.
Gabriel fulminò con lo sgaurdo gli altri due e la risposta fu istantanea:
-"In realtà stavamo discutendo di un argomento abbastanza rilevante, niente che non possiamo rimandare certamente." Commentò con un tono abbastanza aspro mentre si voltava ad affrontarla con la fronte corrugata.
Nathalie si alzò e, con il fastidio percepibile a fior di pelle afferrò la giacca nera giacente sul letto:
Se la collocò, aggiustò le maniche si portò indietro i capelli legandoli nella solita crocchia.
-"Vi porterò un caffè, posso servirvi qualcos'altro?"
Chiese amara mentre legava i lunghi capelli neri con il laccio dalla decorazione a farfalla.
Gabriel fece cenno a suo figlio di sedere su una delle poltrone vicino alla parete e poi si rivolse all'assistente:
-"Unisciti a noi... abbiamo di che parlare." Commentò serio.
La donna lasciò la stanza e il disegnatore abbraccio il ragazzo dalle ciocche dorate senza perdere un attimo.
Sentì che era statico, immobile come una pietra... quando si era formato questo senso di gelo tra di loro? Una serie di immagini gli trapassarono sulla pelle e negli occhi, sentiva i battiti del cuore di suo figlio che si accelleravano, provava un insolito senso di pace commisto al sapore di veleno che in pochi anni si acquisisce al sentirsi soli, abbandonati.
Ma Adrien non era un ragazzino qualsiasi.
Era di una bontà accecante, quasi irreale:
però come ogni buon pregio c'è un difetto che lo accompagna...
poteva essere imprevedibilmente impulsivo.
Non sarebbe stato certo che le sue reazioni sarebbero state sempre occasione per generare qualcosa di buono e bello:
talvolta avrebbero potuto divenire un frutto marcio pieno di rabbia, polverizzato dal cataclisma... la parte più oscura e occulta di lui.
Non era così lontano da suo padre in fondo.
Gabriel iniziò a non sperare nel ritorno di quell'abbraccio:
Sgranò gli occhi nel sentire come pochi secondi dopo Adrien lo ricambiava poggiando fermamente la sua testa sul suo petto avvolto da quel calore.
Gabriel gli lasciò un bacio in fronte e fece pendere un tremulo "Scusa" dalle sue labbra, una parola che rimbalzò ripetutamente nella testa di Adrien come un elastico.
Il ragazzo solo sciolse l'abbraccio guardandolo con preoccupazione, un qualcosa che Gabriel ammonì sorridendogli mentre metteva una mano avanti in segno di sedersi.
-"Vieni, sediamoci... è tanto che non passiamo del tempo insieme campione."
Il ragazzo sembrava non capire ma si stupì decisamente di più quando suo padre iniziò a conversare con lui e a fargli domande sulla scuola, sui servizi fotografici, su come andassero le cose.
Adrien e suo padre passarono minuti interi a parlare come se, effettivamente non fosse mai cambiato nulla... la parete del pregiudizio, della discordia causata dalle differenze reciproche e dalle azioni disgustose che avevano reso quell'anno una cerchia infernale di emozioni stava iniziando, pian piano, a sgretolarsi.
E poi i segreti.
I segreti erano stati la parte peggiore.
Ma forse proprio perché ti accorgi di cos'hai accanto soltanto nel punto più estremo...
Lasciando da una parte i Miraculous Adrien era la cosa più genuina e bella che potesse essere rimasta in quella vita sull'orlo di un calice.
La parte migliore di noi, è quella che non conosciamo e quella che non possiamo scoprire se è il silenzio a prevalere.
Adrien lo aveva capito solo in quell'istante che suo padre aveva iniziato a raccontagli dei cbiamenti piccoli e importanti che avevano sconvolto recentemente il suo presente.
Molti di quei pensieri che avevano inizialmente e reciprocamente nemmeno erano fondati: Gabriel e Adrien avevano caratteri diversi ma nell'animo erano meravigliosamente e dannatamente simili...
e queste somiglianze non si potevano nascondere per sempre.
Erano come un'arma a doppio taglio firmata Agreste, forgiata con due leghe di metallo differenti, decorate e intrecciate in maniera diversa ma nel loro incontro e nella loro sovrapposizione così accuratamente perfette.
Adrien raccontò a suo padre delle amicizie che aveva, di come si sentiva ogni volta che scopriva qualcosa di nuovo, di come il mondo lo avesse immaginato diverso e di come lo preferisse visto dai suoi occhi.
Gabriel intentò un sorriso, palesemente fu il risultato della preoccupazione e di una punta di senso di colpa, ma non lo dette a vedere, se ne accorse solo Nathalie che in quel momento, dopo un'abbondante mezzora aveva fatto il suo ingresso con un vassoio bianco in ceramica, sul quale giacevano tre tazzine di caffè e alcuni pasticcini alla frutta.
Sedette sul divanetto accanto a Gabriel e incrociò le gambe mentre ascoltava:
non proferì parola, potè però percepire il nervosismo di Adrien al riprendere un certo tema che veniva introotto.
-"E dimmi... la scuola ti ha già dato qualche idea su cosa fare dopo?"
Adrien deglutì e guardò con terrore suo padre, nonostante il tempo continuava ad aver paura della sua reazione, come se quello che potesse dirgli rovinasse tutto ciò a cui stava pensando:
-"Adrien..."
Alzò lo sguardo alla donna che l'aveva cresciuto e gli stava sorridendo con calore in modo da sciogliere quella tensione tremenda:
-"Se non ci ha pensato deve tranquillizzarsi, ha tutto il tempo... e poi le scelte sono un'infinità."
Il cuore di Adrien riprese a battere:
poteva scegliere?
Poteva non avere rimorsi?
Strinse i pugni sulle ginocchia con nervosismo, non sapeva che dire.
Ti accorgi del coraggio vero che hai quando ti butti capendo che non c'è più nulla da perdere ma anzi da guadagnare:
-"Ho scel-"
Suo padre lo ammonì con un gesto e sorrise dolcemente:
-"Non sei obbligato a scegliere adesso o a compiacermi con la risposta Adrien. Quando riterrai opportuno il momento di dirmelo accetterò la tua decisione, qualsiasi essa sia...
non devi avere questa paura di esprimerti con me.
Sei mio figlio.
Voglio solo il meglio per te.
E ho sbagliato molte cose, lo sai..."
Prese le mani di Nathalie e Adrien tra le sue e le strinse:
-"Lo sapete..."
-"Papà..."
Scosse la testa mentre serrava con forza gli occhi per non piangere, non aveva ancora terminato di parlare:
-"Perdonatemi."
Adrien si alzò per abbracciarlo di nuovo, stavolta si poteva sentire quel calore irradiare i seriamente i loro cuori freddi che, senza quello si sarebbero congelati.
Adrien aveva iniziato a perdere qualche lacrima, ai strigeva con forza al collo di suo padre imponendosi di essere forte;
crollò quando una delle mani di Gabriel gli carezzò la testa:
-"Adrien..."
Singhiozzò l'uomo.
-"Sta' zitto. Non è solo colpa tua, è anche mia."
Gabriel strinse il pugno con forza, le nocche erano bianche e le vene si facevano a fior di pelle; sentì improvvisamente come quella mano venisse stretta forte:
aprì gli occhi e trovò Nathalie con i lucciconi agli occhi come lui che sorrideva.
Strinse più fermamente Adrien al suo petto percependo come si stesse rilassando tra le braccia di suo padre: non poteva crederci.
Stava tenendo del contatto con suo figlio e dopo tanto tempo.
Guardò con timore Nathalie che assentì e si alzò...
prima che potessero accorgersene lasciò un veloce bacio sulla fronte di Gabriel e, prendendosi cura di non fare troppo rumore per recuperare il tablet corse a continuare con i suoi lavori nel silenzio...
il momento era loro.
-"Sono davvero così severo e intimidante?"
Chiese mentre Adrien si ricomponeva e sorrideva dentro di sé sapendo cosa aveva fatto la sua tutrice e notando il cambiamento che stava portando a suo padre.
Adrien si limitò a storcere la bocca sorridendo.
-"Si lo è."
Rispose Nathalie mentre gli rivolgeva un sorriso sincero in un rapido sguardo.
-"Non mi hai ancora detto come ti senti?"
-"Sto bene Adrien, domani tornerò a lavorare come sempre."
Lo vide intristirsi.
Questo implicava che non avrebbero più passato del tempo insieme come avevano avuto occasione di fare.
-"Non si alzerà da questo letto nemmeno per l'aumento migliore che possa ricevere... signore."
Commentò Nathalie non distogliendo lo sguardo dal tablet.
Sapeva quanto Adrien aspirasse per pochi minuti in sua compagnia, non lo avrebbe rovinato.
-"Non ti preoccupare Adrien...
sai, in questa casa c'è qualcuno..."
Si voltò verso Nathalie che lo squadrò con una faccia di sfida alle sue parole:
-"...che tende ad esagerare un pochettino a volte..."
Adrien rise e assentì:
-"Povera mamma, ricordo ancora quando si fratturò il polso!"
Rise scuotendo la testa trascinando il disegnatore in quella spirale di ricordi.
La donna di casa diventò rossa in viso e perse definitivamente la pazienza:
-"Era in riabilitazione! Non stavo esagerando!"
-"Nath... non volevi che tenesse in mano il piatto vuoto o la forchetta...
non pensi di aver esagerato un pochino?" Chiese Gabriel non riuscendo a contenere la risata mentre stringeva le dita per enfatizzare la domanda retorica.
Nathalie sbuffò e guardò altrove mentre Adrien dava una gomitatina a suo padre e sussurrava:
-"Un pochino tantissimo..."
-"Te zitto che ci metto un minuto a riempirti l'agenda di domani." Ringhiò.
Inconsciamente Gabriel le fece il verso imitando il suo modo di gesticolare allo stesso tempo che incrociava le braccia:
-"Qualcosa di divertente Signore?"
-"Si... sei carina quando ti prendi cura di noi."
Nathalie diventò ancora più rossa in viso e ritornò a concentrarsi su quello che stava scrivendo:
-"Compio solo il volere di Emilie."
Rispose secca e senza guardare.
Adrien si stranì e le prese una mano:
-"Non è vero..." sussurrò.
-"Quello che fai, lo fai perché hai un cuore d'oro."
Gabriel si alzò dalla poltrona e la guardò dall'alto: così piccola e così grande.
-"Signori io..."
Era persa. Voleva evadere da lì: come c'era arrivata? Doveva solo compiere il suo dovere in fondo, lo aveva promesso a Emilie e loro lo sapevano, perché facevano leva appellandosi alla parte più sensibile di lei?
Adrien lo faceva ormai perché si era stufato di vederla sempre così inumana e Gabriel... non lo sapeva perché lo stesse facendo.
Sapeva solo che così le piaceva tanto.
Irruppe nel silenzio che si era formato, non voleva incomodarla:
-"Nathalie ascolta... puoi cancellare quello che ho nell'agenda domattina? Sempre se non è troppo importante, mi piacerebbe uscire."
-"Ma signore..."
-"Ti prego."
La guardò dritto negli occhi.
Aveva le ciocche che le ricadevano ai lati del viso e gli occhiali limpidi tramite i quali il disegnatore si connetteva a quegli stupendi turchesi che parlano da soli: si strinsero, gli angoli della sua bocca color pesca s'inclinarono... prese un respiro profondo.
E assentì.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora