"Nel Superficiale"

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Stava sorgendo l'alba sulla città dell'amore e i caldi raggi del sole penetravano dalle finestre: il cielo era tranquillo rispetto alla notte precedente e l'aria calda affiorava dall'asfalto per rigettarsi contro le fredde mura della mansione.
La sveglia sul telefono suonò e Nathalie stese il braccio per spegnerla:
sbatté gli occhi turchesi numerose volte e si guardò attorno con confusione non riconoscendo, per un momento la stanza dove si trovava.
Di colpo ricordò gli episodi della notte precedente e sorrise lievemente stringendosi al lenzuolo bianco che la ricopriva: lo portò al naso e sentì la colonia di Gabriel che lo impregnava...
sarebbe rimasta così tutta la vita, avvolta da quel profumo e da quel calore che tanto amava. In quel momento sentì come un braccio la stringesse alla vita per farle adagiare più fermamente la schiena al corpo dietro di lei. Una mano le spostò i lunghi capelli cobalto di lato e Nathalie sentì come il suo stilista preferito le lasciasse un tenero bacio sulla spalla nuda. Chiuse gli occhi e si sciolse completamente mentre un ampio sorriso si formava sulle sue labbra per le sensazioni che stava provando: solo raggiunse le mani di Gabriel che poggiavano sul suo addome e con le dita ne accarezzò il dorso.
-"Buongiorno Mayura."
Le sussurrò all'orecchio lasciando una pioggia di lenti baci sulla sua spalla, piccole azioni che la fecero rabbrividire.
Gabriel si avvicinò al suo collo e le lasciò un bacio lungo, al quale Nathalie rispose girandosi verso di lui e non poterono fare altro che sorridersi guardandosi negli occhi da soli pochi millimetri.
Gabriel le ritirò quella ciocca rossa dal viso e la baciò sulla fronte stringendola al suo petto.
-"Buongiorno cielo." Sussurrò stringendosi a lui.
Gabriel s'inclinò fin quando non si ritrovò su di lei:
Se ne separò solo per un istante, per contemplare quanto fosse bella con quelle guance rosee e gli occhi turchesi che brillavano: le lasciò qualche bacio sul viso che la facevano ridere, questo gli dette un'idea.
Inarcò un sopracciglio e sorrise maliziosamente avvicinandosi a lei:
-"Che-"
Non fece a tempo a finire che Gabriel la stava attaccando facendole il solletico, al quale la segretaria rispose iniziando a ridere e a divincolarsi per cercare di sfuggire dagli artigli dello stilista. Amava il modo in cui rideva, le sue imperfezioni che riusciva a rendere perfette, come si sentiva ogni volta che erano insieme o anche quando giocavano... amava la vera lei e non quella maschera apatica che si costruiva.
Sorrise e le tese una mano come se la stesse invitando a seguirlo: lei non esitò, in quel momento lo avrebbe seguito persino fino in capo al mondo.
 Gabriel si sedette sul bordo del letto e Nathalie si accomodò sulle sue ginocchia: la strinse a sé guardandola negli occhi, quelle meraviglie turchesi che si scontravano con le sue gemme color tempesta, gli occhiali di entrambi rimanevano intrecciati sul comodino dalla notte precedente con noncuranza, adesso niente poteva impedirgli di vedere quelle sfumature incredibili come realmente erano.
-"La tua risata illumina questa stanza, la casa..."
Le lasciò un bacio nell'incavo della spalla e parlò contro la sua pelle:
-"...La mia vita."
Nathalie arrossì e si strinse a lui perdendo le dita nelle sue ciocche platino. Passò le unghie dal taglio fino alla spalla, delineando con precisione i marcati muscoli dell'uomo: sapeva quanto amasse quella sensazione.
-"Non sono così speciale."
Gabriel non rispose e accarezzò la schiena della donna che teneva tra le braccia passando delicatamente le unghie sulla pelle esposta: Nathalie solo si abbandonò a lui e si accoccolò contro il suo petto sorridendo, allo stesso tempo che si stringeva al collo del disegnatore.
Nathalie delineò gli addominali scoperti di Gabriel con l'indice e risalì lentamente: 
-"Dio Nath."
E infatti era vero.
Per Gabriel lei non era speciale: era perfetta. Era proprio questo a spaventarlo e lo sapeva bene: non aveva mai provato niente del genere e con nessun'altra donna avrebbe potuto provare lo stesso, nemmeno col suo amore platonico, la bionda sua musa e moglie, la donna che avrebbe dovuto amare e invece adesso vedeva come un amore perso e vissuto, nel suo tempo, in tutto il suo splendore.
Ma lo aveva compreso nel momento in cui si era svegliato guardando dritto negli occhi di Nathalie per la prima volta e l'aveva tenuta stretta a sé dopo una notte intera passata a farle capire cosa significasse per lui nella sua vita.
Non avrebbe potuto separarsene; lo sapeva anche prima di dichiararsi anche se in maniera abbastanza lontana, in quel momento ebbe la certezza che non potesse vievere senza di lei... ma molte cose dovevano prendere quel verso e Gabriel l'aveva capito troppo tardi.
Quelle parole che mormorò pochi secondi dopo provenivano dal cuore, le aveva dette naturalmente, quasi fosse stato l'ordinario.
-"Vorrei che fosse così per sempre."
Gabriel nascose il viso nell'incavo della sua spalla e aspirò il suo dolce profumo.
Nathalie si accigliò guardando altrove e gli scompigliò un pò di più le ciocche platino già disastrate come se si fosse trattato di un gesto automatico:
-"Anch'io lo vorrei con tutta l'anima ma non essendo la seconda scelta Gabriel... E tantomeno la tua. Non possiamo farle una cosa del genere."
Gabriel si separò da lei e la guardò con entrambe le sopracciglia incarcate:
-"Dopo quello che è successo stanotte pretendi che torni tutto a posto Nathalie? Come se non ci fosse stato niente tra noi?"
Nathalie guandò a terra mantenendo le braccia attorno al collo di Gabriel:
-"Gabriel, non è solo questo.
Voglio viaggiare, affrontare nuove sfide, forse rifarmi una vita..."
-" Con un uomo che conosci a malapena... Ma sei consapevole di ciò che dici?"
Nathalie annuì seria e si portò il ciuffo dietro l'orecchio.
Lo stilista abbassò la testa come se fosse stato sconfitto e cercò di calmarsi guardando a terra con delusione:
il suo corpo lo tradì quando accarezzò la gamba di Nathalie con le dita formando dei grandi cerchi in senso antiorario che la fecero sussultare.
-"Lo ami?"
Biascicò quelle parole veloci con veleno non riuscendo nemmeno a guardarla.
Stava fissando quel punto che continuava ad accarezzare da secondi interi e lenti che lo facevano morire: dentro di sé aveva un solo pensiero, quello di prendersi cura di lei.
-"Sono innamorata di un solo uomo Gabriel..."
Ammise con un'espressione di ferro, nonostante dentro stesse tremando.
-"La vita ha voluto che fossi tu, per quanto cercassi di dimenticare."
Gabriel alzò la testa e la guardò negli occhi impassibile anche se si poteva cogliere quella goccia di speranza nelle sue pupille e nel modo in cui aveva stretto la gamba della compagna con quella stessa mano.
-"Tutto quello che abbiamo detto e fatto non tornerà indietro e non voglio che torni indietro.
Se quello che senti per me è vero ricominciamo dal principio, dal presente, solo noi due contro il mondo...
insieme mia Mayura."
Nathalie si alzò e coprì il suo corpo con un lenzuolo di cotone bianco che giaceva in fondo al letto e creava, sul corpo scolpito della donna un panneggio che ricadeva con grazia a terra apponendole un aspetto degno di trovarsi solo nel cielo.
-"Dovevo davvero togliertelo io il velo dagli occhi per farti vedere?"
Chiese amara senza nemmeno voltarsi a guardarlo.
Gabriel provò a stendere il braccio e afferrarle il polso ma non ci riuscì.
-"Mi sono tolto un velo dagli occhi è vero... ma tu non metterne uno a coprirti il cuore Nath."
Nathalie rimase di spalle e aprì un pò gli occhi a questa realtà che aveva valutato con poca importanza fino a quel momento: stava cercando di accecare ciò che sentiva.
-"Ti prego Nath." Mormorò Gabriel.
-"Le tue parole mi illudono e basta, mi riempiono la testa e mi fanno credere a ciò che non esiste."
-"Stai dicendo che quello che c'è tra noi non esiste?"
Chiese con rabbia e freddezza.
-"Sto dicendo che è un'illusione Gabriel.
Un'illusione per te che crederai di avere al tuo fianco un'altra come Emilie e per me non è lo stesso... non puoi capire cosa provo, cos'ho provato.
Tra noi è impossibile."
Replicò apatica soffocando un singhiozzo.
Gabriel si alzò e la raggiunse poggiandosi col petto alla sua schiena e comprese che un abbraccio non sarebbe bastato. Scese verso il suo collo dove iniziò a dare lenti baci profondi, a tratti sembrava quasi facesse le fusa a quel minimo contatto.
-"Gabriel."
Mormorò con la respirazione accellerata. Lo stilista aveva capito che quello era il suo punto debole e lo avrebbe usato a proprio vantaggio.
-"Come puoi dirmi una cosa del genere dopo tutto quello che abbiamo vissuto? Come puoi farmi questo?"
Sussurrò contro la sua pelle.
-"Abbiamo bisogno di riprendere le distanze: so che possiamo farlo."
Sussurrò mentre si girava e appoggiava la fronte contro la sua.
-"No... non chiedermelo."
-"È la cosa migliore per me, per te e per tutti... hai bisogno di lei-"
-"Ho bisogno di te."
Nathalie chiuse gli occhi e portò gli indici agli angoli della bocca del disegnatore.
-"Abel vuole portarmi con lui per un pò di tempo."
-"Cosa?!"
-"Penso che sia un'ottima occasione per riprendere le distanze."
-"Non posso permetterlo Nathalie."
Aprì gli occhi e strinse tra le sue mani il viso del disegnatore.
-"Il tuo segreto è al sicuro e lo sarà sempre: lo giuro su Dio."
-"Non m'importa niente, non capisci?"
-"Non me ne andrò mai completamente via, ci sarò sempre con te..."
Gabriel scosse la testa e la afferrò per i fianchi:
-"Non sarà mai la stessa cosa...
Rimani.
Rimani con me."
-"Non voglio che un giorno tu mi dica che mi ami per farmi restare e un altro giorno sarai di nuovo nel covo a giurarle fedeltà."
Quelle parole le pronunciò con un forte dolore nel petto che quasi la affogavano.
Perse qualche lacrima e gli dette le spalle decisa ad andarsene ma una voce la trattenne dal varcare quella soglia.
-"Sarà come dici... ma nessuno riesce a farmi sorridere come hai fatto tu.
Nemmeno lei."
Una risatina amara mentre guardava altrove:
-"Sai quanto male fa ammetterlo?
Ne hai la minima idea?"
Quello che l'aveva spinta a desiderare altro dalla vita era stato proprio l'essere ancorata a quella casa e non poter mostrare se stessa, ma con Gabriel era chi voleva essere: si sentiva protetta, amata e felice. Con Abel avrebbe avuto la vita che aveva sempre progettato e mai avuto: ma al suo fianco sarebbe stato solo un essere fine alla parte superficiale di sé stessa, si sarebbe accecata il cuore pur di arrivare a quello scopo? Con Abel era un affetto puro che la faceva sentire bene ma nulla in confronto alle farfalle nello stomaco che sentiva con Gabriel e quelle che avrebbe desiderato continuare a sentire.
Se solo il circolo di disperazione che ruotava attorno a quell'uomo non le avesse fatto sempre più male, in fondo era sbagliato: impattava con ogni suo principio etico-morale ma era proprio il fatto che lo vedesse come impossibile che le faceva bruciare di passione ogni singola cellula del proprio corpo. Amava le sfide, le aveva sempre amate, ma Gabriel era molto di più di una sfida, ed era molto di più che un semplice amore passeggero.
-"Se esci da quella porta niente potrà impedirmi di tornare ai miei vecchi ritmi."
Commentò con voce spezzata.
Non si sarebbe guardata indietro, avrebbe fatto solo altro male: era diventata così la donna senza cuore, aveva smesso di rimproverarsi gli errori anche se ai timori come quello dell'amore non vi era mai riuscita. Non sarebbe rimasta per tutta la vita rinchiusa al suo fianco nonostante il suo cuore le stesse gridando di fare l'opposto: di voltarsi, dare uno schiaffo alla coscienza e gettarsi tra le sue braccia e fare l'amore con lui ancora una volta. Faceva male pensarlo come un addio ma preferiva far credere a sé stessa che non le importasse più nonostante il nodo allo stomaco che le si stava formando.
Sospirò e riprese gli occhiali e quel vestito rosso scuro mentre lasciava dietro di sé un grande vuoto... una volta pronta ad attraversare quella porta commentò con freddezza:
-"La vita non attende Signore, io ho fatto la mia parte, ora sta a lei: le auguro la felicità che merita."
-"Esci da quella porta e non azzardarti a tornare!"
Gridò con rabbia mascherando il dolore nella sua voce come se non gl'importasse.
Nathalie strinse con forza quella maniglia e compiette quel passo per uscire mentre le lacrime cadevano come pioggia dai suoi occhi turchesi:
-"Addio Gabriel."
Commentò con freddezza e dolore richiudendosi la porta alle spalle.
Si sentiva colpevole, ma doveva chiudere quel ciclo e forse quella sarebbe stata la scelta corretta. All'indomani avrebbe chiuso la valigia piena di quelle poche aspirazioni, sogni, voglia di ricominciare a vivere da zero e avrebbe abbandonato definitivamente la mansione dove aveva provato, per la prima volta e senza rimpianti un sentimento che non avrebbe mai potuto dimenticare: l'amore.
Gabriel fissò per secondi interi la porta processando, con la rabbia a fior di pelle gli ultimi avvenimenti che non si degnavano a far chiarezza. L'ira che provava era fuori dal normale, tanto dal lasciarlo per la prima volta totalmente privo di parole.
Tutto quello che si erano detti, che continuava a sentir rimbombare nella testa da minuti divenne insopportabile, delle grida mute gli pendevano dalle labbra...
e senza alcun preavviso, quando non ne potette più, si lasciò cadere in ginocchio e pianse.

{E finalmente ho postato la mia ispirazione, il motivo per il quale ho scritto questa fanfiction♥}

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora