"Cos'ho fatto?"

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Nathalie si separò da lui cercando di guardarlo dritto negli occhi per fargli capire che quello che stavano facendo era sbagliato nonostante, affrontarlo non fosse poi tanto facile. Il disegnatore le lasciò un altro bacio umido e lei potette solo porre le mani sul suo petto allo stesso tempo che iniziava a respirare agitatamente: era un errore.
-"Gabriel..."
Il disegnatore le rimosse gli occhiali e la prese per i fianchi con desiderio:
-"Cosa?"
Le chiese a pochissimi millimetri dalle sue labbra. Nathalie poggiò la fronte sulla sua e i pollici delinearono gli angoli della bocca del disegnatore mentre le altre dita gli sfioravano delicatamente le guance pallide: chiuse gli occhi mentre la voce le si spezzava in gola. Gabriel sembrava rilassarsi da quella minima azione e la guardò stringendo le labbra.
-"Basta."
Gabriel ispirò pesantemente e chiuse gli occhi accarezzandole la vita con possessione:
-"Fermami." Mormorò mentre i loro respiri si mescolavano.
-"Fermami prima che possa andare oltre e non possa più esserne in grado."
Ammise nel guardare di nuovo le sue labbra con insistenza.
-"Fermati adesso."
La sua voce mancava di convinzione, aveva deviato lo sguardo e voltato la testa altrove, non voleva dire quelle parole anche se doveva.
Gabriel la prese per il mento e la guardò negli occhi:
-"Nemmeno tu vuoi separarti da me..."
Le lasciò un bacio lento e dolce come se volesse farle sentire il suo calore, i battiti la chiamavano con insistenza, in un certo senso lo facevano.
Nathalie si separò da lui e premette due dita sulle labbra dell'uomo che amava negando leggermente con la testa.
-"È stato un momento di sconforto reciproco. Era inevitabile che accadesse."
Gabriel scosse la testa.
-"Sai bene che non è stata solo debolezza Nath, che tra noi c'è molto più di questo."
L'immagine che l'assistente aveva impressa nella sua mente era la stessa che stava tradendo: Emilie.
Emilie la guardava impassibile con una punta d'odio e rigetto... Era orribile pensare che avrebbe dovuto convivere con quel ricordo che aveva vissuto a pieno per il piacere, per i sentimenti da troppo tempo tenuti compressi e forzatamente conficcati dentro il suo cuore, ora avrebbe dovuto rivederli trapassare la sua anima ogni tal volta che i loro sguardi si sarebbero incrociati. Non sarebbe stato più lo stesso.
E quando Emilie sarebbe tornata?
Avrebbe avuto il coraggio di guardarla in faccia?
-"Solo per un pò...
dimentica."
Sussurrò il disegnatore.
Gabriel la baciò di nuovo con foga cancellando, momentaneamente quei pensieri, strinse i suoi fianchi in una morsa per mantenerla a contatto con lui e farle sentire quanto ne avesse bisogno.
Era il suo modo di farle sapere che provava qualcosa per lei, qualcosa di forte, amaro e a volte dolce: sconosciuto di certo alla sua persona... si sentiva quasi incerto.
Le mordicchiò la clavicola e aspirò a pieni polmoni il profumo ancora persistente sulla pelle bagnata, delimitò con le labbra i lati del volto con sensuale lentezza e arrivò all'orecchio sul quale lasciò un tenero morso.
-"Di' il mio nome."
Sussurrò con voce ferma facendole venire i brividi.
Nathalie aumentò la stretta sui suoi bicipiti piantando le unghie nella giacca che stava lentamente scivolando via:
in pochi secondi finì a terra con un rumore sordo che aleggiò nel patio buio.
Gabriel le morse il collo con possessività mentre carezzava le sue cosce, sentendo quanto le stesse piacendo quella piccola sensazione... baciò la sua pelle e la mora affogò un sospiro dolce al quale il disegnatore parve sciogliersi.
-"Ga-gabe-"
Gabriel passò la punta del naso sul suo collo e la baciò dietro all'orecchio mentre Nathalie aumentava la stretta sulle sue braccia. Riusciva a sentire come lei, al solo passaggio delle sue labbra sulla pelle perdesse, inesorabilmente il senso della ragione.
-"Gabe..." Sussurrò il disegnatore sorridendo contro la sua pelle.
-"Solo tu puoi chiamarmi così.
Mi piace."
Aveva definito quelle parole come se si fosse trattato di un'armonia incredibilmente piacevole che si era insinuata nella sua testa.
In risposta Nathalie gli cedette completamente il collo piegando la testa di lato, durante il suo percorso lasciava piccoli e attenti baci a zig zag per poi sentire come tornava alle sue labbra con studiata lentezza.
La mani del disegnatore la stringevano a sé e quelle della dama la tradivano cercandolo disperatamente: i loro cuori palpitavano a mille, per la prima volta, potevano sentirli fare eco insieme ad ogni singolo, minimo contatto della loro pelle ancora bagnata dalla pioggia che imperversava.
-"No! È sbagliato...non possiamo andare oltre."
Nathalie si separò bruscamente dalla stretta e gli dette le spalle stringendosi a sé stessa per colmare le sensazioni di vuoto che fino a pochi secondi prima avevano tenuto al caldo il suo corpo infreddolito dalla pioggia e dal momento di debolezza che aveva avuto.
Gabriel raccolse la giacca dal suolo e la collocò sulle spalle della donna portandole i capelli indietro e sciogliendoli del tutto, Nathalie solo guardò avanti a sé stringendo tra le dita il colletto della giacca sulla quale persisteva l'aggressiva colonia di Gabriel.
-"N-non parliamone più."
Il suo labbrò tremò e fece una lunga pausa.
-"Ignoramolo... Faremo finta che non sia mai accaduto."
-"Perché non lo acccettiamo e basta?"
Sospirò il disegnatore avvicinandosi a lei allo stesso tempo che poggiava le mani sulle sue spalle.
Nathalie replicò con freddezza e distacco:
-"Non ho la più pallida idea di cosa stia parlando."
-"Del bacio. Sto parlando del bacio!"
Sbottò Gabriel con quelle parole intrise di rabbia. Erano state recluse in gola per troppo tempo, era pronto ad ammettere di aver cercato per tanto tempo una felicità effimera e adesso doveva ignorare quello che era rimasto di bello e soprattutto reale della sua vita.
Nathalie scosse la testa con notoria molestia pur rimanendo di spalle:
-"Non parliamone mai più."
Gabriel le si avvicinò lentamente con le mani dietro la schiena e le sussurrò all'orecchio con voce grave:
-"Perché negare il fatto che lo rifaremo? Perché questo momento che abbiamo compartito..."
-"Signore."
-"Ha cambiato tutto."
-"Monsieur Agreste!"
La voce ferma dal tono potente lo bloccò a pochi centimetri da lei echeggiando nell'aria come una freccia pronta a colpire il suo petto e bloccarlo.
-"Ci è piaciuto Nathalie. Sai che ho ragione."
Strinse i pugni per la rabbia mentre una lacrima le cadeva dal mento.
-"È un tradimento!"
Gridò Nathalie con rabbia allo stesso tempo che un tuono rimbombava causandole un leggero tremore.
Gabriel fece un passo indietro con l'animo a pezzi, gli occhi fissi e freddi che allo stesso tempo lo tradivano rivelando un mondo di emozioni a chiunque sempre tenute occulte.
-"Pensi che non lo sappia? Pensi che non l'abbia valutato prima di baciarti? Non è successo per impulso o altro dannazione! È successo perché mi piaci cazzo! Perché finalmente ti ho guardata e non ho pensato ad altro che non fossi tu."
Gabriel aveva alzato la voce in risposta, portandosi poi una mano sulla fronte per il mal di testa improvviso.
-"Almeno voltati e guardami in faccia." Sbuffò con quel tono di delusione a rabbuiare la sua voce.
-"Affrontami Nathalie. Guardami!" Sbottò con rabbia dopo secondi interminabili passati in silenzio.
Nathalie si voltò e Gabriel abbassò gli occhi comprendendo il perché fosse rimasta di spalle tutto quel tempo.
Le lacrime le adornavano gli occhi turchesi che lo scrutavano con rabbia, si passò il polso su quelle cercando di portarle via e deglutì prima di parlare perché la sua voce suonasse più bassa possibile:
-"Pensa sia solo un gioco? Non pensa altro che a sé stesso! Le persone soffrono per lei e vengono ricompensate così? Dimentichi la promessa che le ho fatto: Me ne vado stanotte."
Lo sorpassò con furia, non si aspettava di essere afferrata per il polso con forza:
non poté dire altro che si trovava stretta al petto del disegnatore che l'aveva imprigionata tra le sue braccia... le lacrime cadevano libere dalle guance della donna, era quasi impercettibile il suono del suo pianto, ridotto a mormorii soffocari, silenziati dalle carezze sui capelli che stava ricevendo.
-"Non te ne andrai fin quando non sarò stato io a deciderlo."
Sussurrò con voce ferma contro la sua fronte per poi lasciarle un bacio mentre lisciava con le dita i suoi lunghi capelli neri.
-"Io sono sempre stata una donna libera, senza catene e legami...è così che così voglio rimanere.
Lei vuole inseguire il passato ed è innamorato di colei che mi ha dato tutto dalla vita. Non la biasimo perché la ama ma capirà che il nostro non è possibile signore, chiamasi tradimento. Abbiamo le mani legate e fin quì arriviamo. Anzi, ci siamo spinti troppo oltre."
Gabriel scosse la testa in disappunto e le prese il viso dolcemente obbligandola a guardarlo negli occhi, ormai a pochi centimetri di distanza sentiva come quel muro si fosse completamente sgretolato.
Nemmeno era sicura potesse ricostruirlo ma ci avrebbe provato. Aveva sempre fatto grandi cose, perché non avrebbe potuto tornare a distaccarsi?
In quel momento le mani del disegnatore strinsero quelle di lei, le dita pallide sfiorarono le sue quali volessero intrecciarsi e rimanere unite.
Gabriel sentì qualcosa impedirglielo...
era un qualcosa di freddo, si annodava attorno all'anulare di Nathalie, sembrava metallo, era un dettaglio piccolo e semplice ed era sicuro di non averlo mai visto indossare dalla sua assistente. Spalancò gli occhi e con il dolore che gli trapassava l'anima in maniera del tutto folle strinse il suo polso sperando si essersi sbagliato: apparentemente non mostrava nessuna emozione ma gli occhi lo tradivano, riflettevano tristezza, un sentimento che Nathalie colse e sospirò.
-"Signore..."
-"Abel non è vero? È questo il nome di quel ragazzino dell'esercito americano?"
Strinse più forte iniziando a tremare visibilmente:
-"Signore mi sta facendo male..."
Rispose in tutta calma con l'apatia che la caratterizzava.
Gabriel rallentò la presa ma non la lasciò mai del tutto, abbassò lo sguardo e cercò di riprendersi quella postura formale, seria e fredda che soleva tenere.
-"Mi congratulo con voi."
Commentò freddamente riponendo le mani dietro la schiena.
-"Ma voglio che sia chiaro:
se sarà una fonte di distrazione maggiore per le tue mansioni... considerati licenziata."
Aveva fatto una pausa e aveva ispirato pesantemente prima di concludere l'affermazione, aveva deviato lo sguardo con grande dispiacere e il cuore iniziava a soffocarlo annodandosi in gola.
-"Sa bene che non lo sarà."
Rispose scuotendo la testa.
-"Mi ritiro nelle mie stanze... gradirei che domattina non bussassi alla porta, posso fare da solo."
-"Non aveva detto-"
-"Prosegui con la tua vita Nathalie! Cosa diavolo t'importa?"
Un altro tuono.
Nathalie rimase scioccata a quelle parole e non mascherò certo il suo stupore. A lei importava di lui, le era sempre importato non era evidente? Aveva compreso fosse stato attivato dentro di lui un meccanismo di difesa dal dolore, da lei, dalle sue parole, che adesso, qualunque cosa avesse detto sarebbe stata inutile.
Sospirò pesantemente, si tolse la giacca dalle spalle e la riconsegnò sedendosi su uno dei gradini per cercare di ignorare la sua presenza.
-"Se pensi che non me ne importi niente di te... vattene."
Azzardò con voce bassa.
Il disegnatore esitò.
Scese i gradini sentendo come le gocce ricadevano sulla sua pelle e sulle sue vesti già molli:
ne scese circa 4 e la guardò senza esprimere emozione alcuna.
-"Voglio... solo che tu capisca una cosa.
Non puoi chiedermi di dimenticare."
Abbassò la testa mentre iniziavano a caderle sulla pelle tante gocce di pioggia scura: si alzò e camminò fino al restare alla sua altezza, un paio di gradini più in alto.
Non capiva quanto le facesse male?
-"Gabriel..."
Mormorò mentre prendeva un respiro.
-"Se è stato un errore perché l'abbiamo fatto?"
Chiese improvvisamente il disegnatore.
Lei non rispose e lo guardò impassibile.
-"È stato bellissimo...
Perché quella dannata sensazione era così bella?
Negare l'evidenza non risolverà le cose." Continuò perdendosi nei suoi occhi turchesi.
Le sollevò il mento con i pollici poggiando entrambe le mani sulle sue guance e lasciò che la sua fronte si unisse alla sua:
-"Che diavolo mi hai fatto Nathalie?"
Chiusero gli occhi lasciandosi trasportare dal suono dei loro sospiri; Nathalie rimase ferma in quella posizione stavolta e strinse le sue mani tra le sue.
-"Non possiamo farle questo, anche se fa male."
Gabriel assentì, la lasciò con la stessa delicatezza con la quale le si era avvicinato e si fece di lato per ritirarsi pur rimanendo bloccato avanti a lei.
-"E adesso che faremo?"
Chiese freddamente alla sua assistente che aveva copiato le sue azioni.
-"La riporteremo indietro una volta per tutte e poi decideremo se ignorare tutto o continuare a pensarci. Non possiamo rimuginare per sempre sul latte versato, no?"
Concluse Nathalie abbozzando un mezzo sorriso.
Gabriel le fece cenno di rientrare in casa:
giacché il tempo stava peggiorando la sorpassò imitando un sorriso triste allo stesso tempo che assentiva leggermente.
-"Potrei..."
Dapprima si bloccò: era appena davanti a lei, sotto la tettoia ripensando al fatto che forse dire quelle parole non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose...
tuttavia decise di mandarle al diavolo, non avrebbe più nascosto i suoi sentimenti, mai più. E se le cose fossero cambiate non avrebbe voluto altri rimpianti.
-"...potrei avere il rimorso poi..."
Nathalie capì cosa intendesse dire e si avvicinò a lui salendo quei due gradini che li dividevano, allo stesso tempo il disegnatore si voltava e le lasciava un lungo e casto bacio sulle labbra stringendola per la vita.
Nathalie in quel breve lasso di tempo giocò con i suoi capelli cenere dalle punte platino sfruttando al massimo la bellezza di quell'errore che stavano commettendo.
Non avrebbe mai amato nessuno come lui... avrebbe avuto altre opportunità, ma quello che aveva provato con Gabriel era tutto, era un'infinità di emozioni che si capovolgevano nello stomaco a non finire, che le davano la forza di poter affrontare qualsiasi cosa. Gabriel non era destinato a rimanere con lei, in cuor suo l'aveva sempre saputo, ma aveva zittito quella dannata vocina nella sua testa che le sussurrava parole che le facevano male, per una volta, non per debolezza bensì perché voleva assecondare ciò che da troppo tempo stava reprimendo dentro di sé.
Al separarsi si sorrisero a vicenda, l'assistente si chinò e raccolse i fiori dall'incantevole profumo con una delicatezza innata, quasi sculturale, angelica.
Gabriel si girò e camminò rapidamente verso l'atelier dove si rinchiuse poggiando la testa sulla fredda e misera porta:
-"Che cos'ho fatto?"
Si ripeteva più volte quasi non volesse guardare quel dipinto, più per il senso di rabbia che provava che per il rimorso in sé.
Aveva infranto quel sottile velo che li divideva, aveva mandato al diavolo quel massimo voto al quale si era sottoposto sposando l'unica donna della sua vita, l'unica che doveva amare.
Solo in quel momento si accorgeva delle stronzate che aveva fatto: a Nathalie, a Emilie, a sé stesso.
Non era confuso...
Era semplicemente successo.
Come spiegarsi la sete che lo divorava? Non si era placata, ne voleva ancora, ne aveva bisogno.
Sentiva il bisogno di lei e di nessun' altra.
Ma non poteva averla.
La sua bellissima, dolce Emilie:
l'aveva dimenticata... come aveva potuto rimpiazzarla? Erano due poli completamente opposti.
Gabriel se ne rese conto in quell'istante:
non l'aveva sostituita in un qualche modo, scherzo palese della sua testa per coprire il vuoto che Emilie si era lasciata dietro...
Nathalie era entrata nel suo cuore e ne stava decidendo le sorti.
Erano loro due soli, due mondi che collassavano e s'incontavano dove tutto avrebbe dovuto frantumarsi.
Si fece vivo il senso di colpa, inesorabilmente prepotente che gli rimbombava nel cervello.
Colpì con un pugno la porta graffiandosi le nocche che diventarono rosse e gonfie...
e senza preavviso, dopo minuti interi di silenzio urlò come se la disperazione fosse entrata di colpo nel suo corpo in un poderoso colpo mortale dal dolore indicibile.
•°
Nathalie era corsa su per le scale e si stava addentrando nel corridoio buio passandosi la manica zuppa d'acqua sugli occhi che minacciavano nuovamente calde lacrime: avrebbe probabilmente pianto in silenzio una volta serrata la porta della sua camera.
-"Che cazzo ho fatto? Com'è potuto succedere? Come? COME?!"
Continuò a ripetersi mentre stringeva la testa tra le mani: le loro labbra a contatto, le mani di Gabriel sulle sue, i loro corpi, le carezze...
cercava di cancellare tutto ciò che in quel momento stava riemergendo ed era riuscita a soffocare. Non riusciva neanche volendo.
Lo amava. Lo amava con tutta l'anima e cercava di negarlo per non far del male a nessuno, per non fare del male a sé stessa.
Si chiuse la porta alle spalle e corse nel bagno ad aprire l'acqua della doccia; fece sciovolare via i vestiti bagnati dal suo corpo ed entrò sperando che l'acqua calda le riportasse un pò di pace.
Aveva tradito la persona che le era sempre stata vicino.
Strinse i pugni con rabbia.
Aveva tradito chi le aveva dato una casa, un lavoro.
Un pugno contro il muro.
E infine aveva tradito chi le aveva ricordato di essere importante per ciò che era, che le aveva aperto una finestra sulla sua vita facendole cancellare tutti gli impegni col passato che odiava ricordare.
Si passò una mano sulla fronte portandosi indietro i capelli bagnati mentre le goccioline calde le ricadevano sul viso.
Le era piaciuto. Aveva sognato e desiderato più volte quel momento, lo aveva sfruttato al massimo per quanto breve fosse stato...
e una cosa nelle parole di Gabriel le martellava nella testa:
che avrebbero voluto rivivere tutto.
E adesso solo provava odio, una pressione forte sul petto, Emilie che le sorrideva con amorevole tenerezza e ora era così lontana.
Sentiva come se le fosse stato rubato il cuore, come se una parte di sé stessa si fosse persa, non ci fosse più, le fosse stata strappata via di nuovo.
Sarebbe rimasta in piedi al suo fianco, avrebbe sopportato tutto, ma il suo cuore non sarebbe stato di nessuno... e tutto quello che avrebbe fatto sarebbe stato fine a sé stessa.
Una volta per tutte il suo cuore sarebbe stato assente, nemmeno suo.
Si sedette sul marmo grigio scuro mentre le gocce ricadevano a cascata sul suo corpo, nascose il viso tra le ginocchia, non voleva sentire niente, non voleva avere più obblighi su niente:
E senza preavviso urlò.

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〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora