La gabbia d'oro

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Nathalie passò il pomeriggio distesa nel letto, lavorando dal computer ad alta tecnologia della famiglia Tsurugi, la caviglia a tratti le dava delle fitte se la muoveva troppo ma non sarebbe rimasta a fissare il soffitto, lo aveva già dovuto fare per mesi.
Aveva spalmato solo una volta l'antidolorifico, di tanto in tanto ci gettava l'occhio di nuovo per poi ignorare il pensiero e sbuffare con fastidio.
Adrien aveva passato il pomeriggio a tenerle compagnia per quanto vuota e silenziosa fosse, guadagnadosi qualche sguardo severo e dovendo sopportare gli sbuffi frustranti della donna iraconda al suo fianco.
Il ragazzo faceva i compiti di fisica in completo silenzio sulla poltrona accanto al letto, compilando alcuni moduli...
Ogni tanto si guardavano per lasciarsi un reciproco effimero sorriso ma non durava più di un istante.

-"Ho finito." Annunciò il biondino alzandosi in piedi per stiracchiarsi. -"Sono quasi le sette e mezzo, non fai una pausa?"
-"Sono pagata per lavorare." Rispose tagliente.
-"Vado dalla cuoca a chiederle di portarti qualcosa in stanza, sarai affamata-"
-"Non ce n'è bisogno, posso alzarmi da sola, anzi è meglio che mi muova un pò..."
Cercò di alzarsi, inutile dire che fu costretta a rimanere seduta per il ragazzo biondo che la teneva ferma dale spalle:
-"Nathalie, aspetta che ti porti qualcosa io, se sforzi la caviglia inutilmente potresti non guarire tanto in fretta e conoscendoti so che odieresti rimanere confinata quà dentro per tanto."
La donna chiuse gli occhi, sconfitta.
-"Va bene." Sussurrò.
-"Torno subito..." Adrien sorrise e uscì dalla stanza con un sorriso.
Scese rapidamente le scale e si tuffò in cucina con una strana energia e un certo orgoglio:
-"Vanessa, potresti aiutarmi a portare la cena in camera di Nathalie? Voglio cenare con lei e mi preoccupo che si faccia male scendendo le scale."
La donna inarcò un sopracciglio e Adrien corrugò la fronte, imitando inconsciamente e a pennello un'espressione di suo padre:
-"Si....Ne abbiamo discusso tranquilla."
-"Sono tranquilla, anche perché se è uno scherzo dovrà vedersela con lei: siamo tutti ai suoi ordini quì." Sottolineò riponendo l'ultimo piatto asciutto nella credenza.

-"Lascia che ti aiuti-" Chiese il giovane estraendo due piatti dalla credenza.
-"Cos'ha fatto la signorina? Non l'ho vista in tutta la giornata, spero non abbia avuto una ricaduta."
-"Niente di tutto ciò, non preoccuparti. Nathalie mi ha salvato da un'Akuma, ma mentre scappavamo si è storta la caviglia e adesso è ferma al letto.
Mio padre non sembrava molto entusiasta, nemmeno è passato per sapere come stava."
Si lasciò sfuggire Adrien abbassando la testa con uno sguardo che rifletteva tristezza.
-"Perché quel muso lungo signorino Agreste? È stata una dimostrazione d'affetto molto bella da parte sua, che io sappia non ama dimostrare la propria lealtà in maniera tanto..."
Lui la guardò negli occhi e la cuoca riprese a cucinare.
-"In amniera tanto aperta. "
-"Beh, si è solo che:
pensavo che mio padre... sono molto legati.
A volte...non so, forse è solo un' impressione mia ma mio padre sembra felice quando sta con lei ed è sereno, si concentra su tutto tranne che sul dolore verso... lo sai."
Sorrise tristemente al ricordo dell'anniversario dalla sparizione di sua madre:
-"Dimenticalo... devono essere solo fantasie."

•°

Era passata qualche ora dall'incidente.
Gabriel non aveva akumizzato nessuno, e così avrebbe evitato per i prossimi giorni nonstante le occasioni non mancassero.
Non si era nemmeno degnato di visitare Emilie nel covo: aveva avuto paura e continuava ad averne.
Ammetteva di aver paura di ricominciare con quella storia... la sua testa esplodeva di domande, le quali facevano tutte leva sulla sua irresponsabilità: poteva non riabbracciare Adrien di nuovo e tutto per egoismo.

-"Che ti prende Agreste? Reagisci."
C'era forse qualcosa che non andava in lui? Probabilmente, aveva passato da tempo la soglia della follia e se ne era reso conto nel più amaro dei modi: vedendosi allo specchio e trovando il mostro che aveva sempre cercato di nascondere a sé stesso.
Per lui era molto più semplice decidere che là fuori non ci fosse niente conoscendo le sue origini, la storia di come avesse trovato i Miraculous, essendo deluso ogni singolo giorno e riportato al punto di partenza sempre più.
Guardò il corridoio buio e vuoto fuori dalla porta: era già sera e quell'ufficio appariva più tetro del normale... qualcosa mancava.
Guardò come la luce filtrasse dalla cucina e sentì la voce di suo figlio.
Salì le scale velocemente ma con una certa pesantezza di passo, quella solitudine non era esattamente la solita nella quale amava rifugiarsi, era piuttosto uno squallido antro senza punti di fuga nel quale stava affogando.
Si avvicinò lentamente alla stanza della sua amica geniale, la porta era socchiusa e non si sentiva nessun suono, nessun rumore.
Sfiorò appena la porta con le nocche bussando tre volte; l'appartamentino della mansione era quasi completamente al buio se non per la luce fioca di una bajour sul comodino.
Trattenne il respiro quando la sentì rispondere, il vuoto era stato sostituito dall'eco caldo della sua voce:
-"Entra Adrien..."
Aprì il palmo e sfiorò la fredda porta in legno bianco con le dita, spinse facendo un passo ed entrò con un sorriso.
-"Mi dispiace deluderti ma non sono Adrien."
-"Monsieur..."
Lo chiamò lasciando a mezz'aria tutto lo stupore che adesso le si rifletteva in viso. 
Era distesa su un fianco, stava leggendo un libro che aveva lasciato di lato per sedersi e poterlo ricevere in maniera un poco più consona.
Rimase rilassata, guardandolo nei freddi occhi che parevano aver smontato il terribile muro che Gabriel Agreste aveva alzato al mondo da quasi due anni a questa parte.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora