Il festival della musica𝄞

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Aprile...
I raggi caldi penetravano nelle fredde mura della mansione restituendole un pò di vita: il bianco classico e sublime pareva rischiarire un poco l'atmosfera cupa che si respirava là dentro, dove regnava un isuale freddo contrariamente al dolce tepore là fuori.
Adrien stava sistemando i diversi spartiti e aveva preparato qualcosa in più, per suo padre.
Pensava fosse la strada migliore per migliorare un pò la tensione degli ultimi tempi, dove aveva visto lo stilista fallire, in un vago intento di riavvicinarsi a lui.
Era suo padre e Adrien lo amava con tutta l'anima... Tuttavia non poteva dimenticare che per un anno e mezzo suo padre aveva contribuito a rendere la vita là dentro la mansione la propria terra bruciatasi attorno... non era esistito altro che il dolore incessante che gli si palesava davanti ogni giorno, senza uscita né soluzione.
Gabriel aveva cercato di essere più presente negli ultimi tempi, probabilmente anche perché suo figlio stava crescendo e lui, avvertiva la sensazione di dovergli mettere una mano sulla spalla, in maniera del tutto concreta. Ci stava provando anche se la sua professione e la doppia vita non glielo consentissero molto e il giovane, ormai fuori dalle mura della mansione quasi per ogni singolo evento e la sua attività da eroe non trascorreva tanto tempo a casa.
Era un equilibrio teso ma che continuava ad oscillare senza causare cambiamenti significativi: per ogni passo avanti c'era una pausa e dopo una minima risposta, troppo piccola perché potesse essere considerata.

-"Avverto un'emozione negativa."
La donna dai capelli cobalto sollevò la testa fulminando il suo capo con lo sgaurdo.
-"Signore... Adrien ha pratica col piano tra 15 minuti, lo aspetta."
-"Magari ne aspetta 30 e rivede sua madre Nathalie. Immaginati come sarebbe."
-"Solo per stavolta non potrebbe andare da lui e basta? Testardi come voi ci credo che questo impero stia crollando, potreste smettere per un attimo di credervi forti per tutto e indipendenti e guardarvi attorno?!"
Nathalie chiuse gli occhi con forza.
Gabriel rimase sorpreso di tanta amarezza e forza d'animo, ma soprattutto del fatto che l'avesse sfidato per la prima volta in tutti quegli anni.
-"Scusi... non ha importanza.
Vada ad akumizzare quell'uomo.
Penserò io ad Adrien.
Come sempre."
Concluse con una smorfia di disgusto facendo permeare l'amarezza nell'animo dello stilista per poi voltarsi e sparire tra i corridoi in marmo.
Gabriel rimase stordito, che doveva fare?
Nathalie aveva ragione, non poteva rovinare questo a suo figlio, non oggi che avevano del tempo a disposizione, non oggi che avrebbe avuto l'occasione di parlare seriamente con lui.
Ripensò all'annata precedente, quando avevano suonato un duetto insieme: erano stati esemplari e, soprattutto insieme come giusto che fosse, come da tempo non facevano.
Guardò un momento il ritratto di Emilie, costernato, e finalmente si decise annuendo.

Nathalie strinse a sé il tablet bianco nuovo di pacca dinanzi a quella porta dalla quale usciva uno spiffero freddo: portò un pugno al petto facendo un profondo respiro, ora o mai più.
Bussò con timore e rimase in attesa nell'abitudinario silenzio plumbeo, quasi sereno della grande mansione:
-"Avanti." Rispose la voce di Adrien, tremula per la sorpresa.
Nathalie entrò con un volto che rispecchiava delusione e amarezza, sembrava più che altro imbarazzata davanti alle aspettative alte del giovane, come poteva dirgli che molto probabilmente suo padre non si sarebbe presentato?
-"Nathalie, che succede?" Chiese preoccupato nel notare il pallore opprimente delle guance della sua precettrice.
Lei si riscosse dal trance imitando un mezzo sorriso:
-"Suo padre potrebbe... tardare."
Adrien s'incupì di colpo e sospirò alzandosi diretto verso di lei:
-"Fammi indovinare, ha avuto un imprevisto."
La donna fece silenzio guardando altrove:
-"E non verrà, capsico." Accettò sconsolato, pur sapendo che ormai ci aveva fatto l'abitudine.

-"Mi guardi attentamente..." Ordinò con fare materno mettendogli le mani sulle spalle. Adrien si perse nella sincerità dei suoi occhi di un turchese brillante e ricambiò il sorriso affettuoso facendole poi cenno di proseguire.
-"So che non la tirerà molto sù il dirle questo ma... Io sono orgogliosa di lei, proprio perché ha fatto del suo meglio, perché mi ha dimostrato di essere cresciuto molto riguardo all'affrontare le situazioni."
La guardò attentamente: scemando in un sorriso triste.
-"Avete discusso vero?"
La risposta fu istantanea:
-"Cosa?"
-"È per me che avete discusso. L'ho capito."
-"Adrien..."
-"Nathalie, va bene che vada così: Ci saranno altre occasioni."

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora