Paranoia?

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Due settimane.
Erano passate due settimane.
Gabriel da due settimane aveva definitivamente smesso di contare i giorni, le ore: si era trasformato tutto in una monotona routine che, seppur avesse un orario non gli dava importanza e non gli serviva a concludere né valorizzare niente.
Due settimane di tormento e lavoro che sembrava non terminare mai.
Due settimane di stupide paranoie.
Due settimane che lo stavano facendo morire dentro con una leggera ma micidiale forma di depressione.
Cercava di nasconderla nelle piccole cose ma era evidente quando i soliti fremiti delle mani, le poche azioni maniacali si impossessavano del suo sé e le idee si insinuavano nella sua testa divenendo costanti e pese.
Noroo lo ascoltava e stava iniziando a preoccuparsi per lui, Nathalie, d'altro canto ignorava le richieste costanti del kwami di fare attenzione ai suoi comportamenti perché da quella notte avevano ripreso a distanziarsi... solo stavolta era stato diverso.
Stavolta si era proprio formata una rottura profonda tra loro, ma appunto, era nascosta tra le piccole cose, come i problemi che Gabriel celava dietro ogni singolo sguardo senz'anima.
Due settimane di ansie incomprensibili.
Due settimane che si guardava allo specchio e non si riconosceva.
Due settimane che continuava a far le cose alla deriva, senza scopo, sconfitto facilmente come Hawk moth e come trapassato da un pugnale da Gabriel, nonostante, si abbandonasse al senso di sonnolenza che gli portava.
Due settimane senza Nathalie Sancoeur:
Due settimane dall'abbandono totale della sua persona e di come si sentisse trattato dal mondo.

•°

-"Ok sta a te adesso.
Quindi come pensi di fare?"
Chiese Gabriel passandosi il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore.
-"Sfruttare l'amore che Chat Noir nutre per lei" Rispose Nathalie mentre gli lanciava il colpitore nero.
Gabriel lo afferrò e si mise in posizione bilanciando bene il peso in attesa di un buon colpo:
-"Come fai a sapere che ci porteranno direttamente a quello che vogliamo?"
Iniziò con qualche colpo leggero giusto per trovare la distanza, qualcosa di notevole per una combattente del suo calibro, nonostante non avesse mai affrontato una competizione ricordava molto bene come organizzava i suoi allenamenti.
Gabriel sentiva come i pugni a catena, colpi rapidi e costanti aumentassero di pressione e avessero una calibrazione sempre più impeccabile, stava quasi per crollare, non avrebbe mai immaginato nulla di simile.
-"Si è già dimostrato schiavo di quello che provava... è un essere umano in fondo."
Nathalie aumentò la pressione imposta nel colpire più apprifondivano il discorso che cercava di evitare perché sapeva di parlare più di s stessa che del mondo là fuori.
Gli anni passati a preticare boxe cinese e dentro di lei bruciava ancora quella passione che non si può mai dimenticare, ogni pugno la faceva sentire più forte e più sicura, non potette evitare di sorridere mentre scaricava una serie di ganci e diretti in un punto preciso.
Una gomitata.
Due.
Gabriel iniziava a perdere l'equilibrio mentre continuava a indietreggiare.
-"Stop!"
Sentì la voce di Gabriel riportarla alla realtà e in una vaga frazione di secondo notò come avesse alzato uno dei colpitori all'altezza della spalla: non esitò.
Alzò la gamba e colpì con un calcio rotante di punta: non per sfondare ma certamente, se non ci fosse stato il colpitore sarebbe stato abbastanza d'effetto dal creare un momentaneo shock.
Gabriel si poggiò su un ginocchio mentre ansimava, levò lo sguardo alla donna che cercava di recuperare fiato e gli tendeva la mano per aiutarlo a rialzarsi.
L'equilibrio che aveva acquisito negli anni e la precisione di ogni singolo movimento l'avevano resa un'autentica macchina da guerra, era stata l'inattività in palestra ad averla rallentata ma nel suo cuore batteva ancora quella scintilla, là dentro c'era ancora la Nathalie di una volta:
quella che non si arrendeva mai davanti a una sfida e a volte rimaneva scottata dalle incertezze.
Gabriel sedette mentre cercava di riprendere fiato: la ammirava.
Nemmeno da Hawk moth sarebbe riuscito a vincere contro di lei,e ancor peggio non si era mai reso conto delle abilità impressionanti delle quali la donna fosse capace.
-"Non sapevo sapessi combattere tanto bene."
Si sedette al suo fianco bevendo un goccio d'acqua mentre un'inevitabile sorriso si formava sulle labbra color pesca che lasciavano passare qualche sospiro:
Le mancava: aveva sbagliato a lasciarsi alle spalle pure quel mondo, in fondo era qualcosa che amava e quello che si ama non si dimentica mai... ma torna sempre.
-"Ci sono tante cose che non sai di me."
Sorrise mentre poggiava i gomiti sulle ginocchia e guardava a terra.
-"Ad esempio..."
Inarcò un sopracciglio con curiosità, gli piaceva ascoltarla parlare proprio perché nonostante la sua compagnia fosse quasi sempre vuota e silenziosa, quando riusciva, a farle raccontare qualcosa era sempre interessato... non lo deludeva mai quel poco che aveva capito e imparato da lei.
-"Mhh... Ad esempio che ho provato decine di volte a far tirare un pugno a Emilie ed è finita ad autocommiserarmi in un angolo."
Disse sinceramente facendo spallucce.
Gabriel rise di gusto: era vero, Emilie era sempre stata così tranquilla e pur di non arrivare alle mani si sarebbe assunta le colpe o, avrebbe combattuto con le parole per quanto avesse potuto.
Adrien le somigliava in questo... quando da piccolo lo rimproverava per i capricci che faceva o con le poche discussioni tenute durante l'adolescenza del ragazzo, che si stava perdendo per il proposito di rivederlo felice di nuovo.
Sospirò e guardò di nuovo la sua assistente:
si era alzata e si stava sistemando la coda di cavallo... aveva i capelli che arrivavano a metà schiena, quei deliziosi riflessi scuri che cadevano a grandi ciocche scalate uniformi... il blu cobalto incontaminato e la meces da un lato del viso che cadeva sul suo volto in maniera tanto elegante; pure con quegli abiti, pure con il corpo ricoperto da minuscole goccioline di sudore, con le guance rosse per lo sforzo e il corpo affaticato che si muoveva lentamente ne apprezzava la figura semplice e sincera: quella che non aveva potuto apprezzare in titti quegli anni di professionalismo assoluto.
Si perse nel guardarla mentre passava un piccolo asciugamano sul suo volto con cura; sembrava di nuovo persa nei suoi pensieri, sembrava di nuovo inutile tutto quello che Gabriel stava cercando di mantenere in piedi nel discorso. Da un paio di settimane fumzionava così tra loro: non che non andasse bene ma continuava a mancare qualcosa nella vita del disegnatore... e no, non era la bionda dagli occhi verdi con gocce di sole al loro interno.
-"È vero, è vero. Emilie come Adrien ha sempre odiato la violenza e non sarebbe mai stata in grado di fare del male a una mosca."
Sorrise guardandola mentre si voltava.
Il volto dell'assistente si scurì, abbassò la testa e mormorò qualcosa prima di riapondere:
-"Pure io." Guardò tristemente le sue mani, erano ritornate a presentarsi tante di quelle immagini di cose che avrebbe potuto evitare.
-"Va tutto bene?" Le mise una mano sulla spalla e lei di riflesso sorrise.
-"Certo-"
-"So che ricordi ancora la tua prima esperienza lavorativa..."
Nathalie fece una risata amara e lo guardò negli occhi color tempesta con la fronte corrugata mentre scuoteva leggermente la testa:
-"Quello è stato soddisfacente a confronto, mi creda."
Gabriel si sorprese davanti a quello sguardo buio e minaccioso che il suo dolce viso aveva assunto: la riconosceva sempre meno, sembrava che il lato malvagio di Mayura stesse emergendo da qualche tempo e sempre più evidentemente... sicuramente sarà stato frutto della sua immaginazione ma... se non avesse riparato completamente quella spilla?
Lei continuava ad avere gli incubi, lo sapeva, ne era certo.
La notte sentiva i piagnucolii sommessi all'interno dei suoi sogni, la paura e poi la sentiva svegliarsi di colpo e piangere.
Stava sveglia per ore: la tosse a volte era abbastanza forte che riusciva a sentirla dalle sue stanze, provava sempre uno strano dolore nel petto che si verificava verso le quattro del mattino, eppure quando si davano il buongiorno riusciva a fingere così bene, nascondeva quelle occhaie nere sotto un trucco leggero e illusorio ma poteva comunque sentire come le mancasse la forza tramite il Miraculous.
Prese gli occhiali della donna e li mise al suo posto sorridendole con calore mascherando quell'espressione confusa che Nathalie stava iniziando a notare.
-"Mayura, penso che dovremmo tornare in superficie.
Charles andrà a prendere Adrien, ho già dato l'ordine; ritirati pure per riposare e fare una doccia; dopo raggiungimi nell'atelier... devo parlarti."
Nathalie assentì leggermente e camminò velocemente per la passerella nell'oscurità guardando giù, verso il profondo del sotterraneo.
Quando Gabriel sentì l'ascensore scricchiolare ed elevarsi guardò la bara di Emilie e sospirò pesantemente.
Si avvicinò e poggiò una mano sul vetro freddo che amplificava sempre quella sensazione di inutilità che provava, avvolto assieme all'alone della morte che pervadeva in quel luogo oscuro, freddo e tremendamente silenzioso.
Stavolta, non provava nessuna di queste emozioni se non il fastidio per il silenzio e il suo orribile baccano.
Il silenzio non era mai stato tremendo per Gabriel, almeno fino alla morte di Emilie:
in quel luogo erano i pensieri a fare casino nella sua testa, mettendo in confusione, cadendo rovinosamente e lasciando il posto ad un'infinità di emozioni dalle quale non poteva distrarsi: era un luogo pericoloso, eppure ci si sentiva sempre a suo agio.
Ma non poteva zittire l'evidenza là sotto.
Le parlava perso nel suo volto da angelo bianco, mentre rifletteva sugli effetti caratterialmente dannosi che il Miraculous del pavone le aveva apportato... gli ultimi tempi era diventata irriconoscibile, non era più lei.
Questo si doveva alla crepa formatasi sulla spilla ma... era possibile che avesse sbagliato la ricetta e, così facendo solo riparato in parte quell'oggetto magico per il quale due persone avevano dovuto soffrire interminabili pene?
-"Non voglio perderla!
NON LEI!"
Gridò serrando i pugni sulla bara.
Aveva paura che la storia si ripetesse o peggio, che quel Miraculous la trasformasse in un'altra lei.
Mayura si era fatta più spietata e meno clemente negli ultimi tempi, in molte occasioni aveva dimostrato comportamenti che Nathalie non avrebbe mai assunto.
Lo assaliva il dubbio... si trattava solo di paranoia o stava succedendo qualcosa di strano?
I suoi pensieri deviarono al ragazzo che l'aveva baciata quella notte, due settimane prima... a quanto fosse cambiato il loro rapporto da quel giorno.
No... era da più tempo.
Prima gli incubi.
Poi il brusco cambiamento.
Percepì un brivido ricorregli la spina dorsale e premegli con forza sulle vertebre, dovette appoggiarsi alla bara con le mani per non cadere.
Era diventato un'altalena di sensazioni e il Miraculous le amplificava a picche, infatti lo indossava pur poco, limitava così i mal di testa e gli squilibri emotivi che poteva causare un lungo effetto nella sua condizione.
-"Emilie... stalle vicino te ne prego... ho un amaro presagio di tutta questa storia."
Si girò per dirigersi verso l'ascensore quando una pozza limpida a terra gli mostrò il suo riflesso: si vedeva così stanco, con delle occhiaie spaventose e tetre che ricadevano pesanti sulla carne bianca tale a quella di uno spettro. Gli occhi vuoti e spenti e il sudore che gli impregnava i capelli e il collo. Si posò una mano sulla fronte, forse stava delirando.
Era freddo.
Il sudore scendeva a picconate come se si trattasse di minuscoli frammenti ghiacciati che si confondevano con la pelle dura.
La pozza accolse una goccia che cadeva dall'alto; sconvolse il riflesso facendo tremare l'immagine... Gabriel strinse gli occhi confuso fissando ancora più intensamente quell'immagine crudele e schiacciante.
Una macchia violacea che andava schiarendosi, il sorriso tetro da orecchio a orecchio, la maschera scura, gli occhi cattivi intenti a fissare un obbiettivo:
era Hawk moth.
Era lui.
Era un mostro.
Tutte quelle grida:
le sue quando ordinava con cattiveria qualcosa.
Quelle dei cittadini.
Adrien là in mezzo a tutte quelle persone.
Nathalie che fissava negli occhi l'akuma...
lo stava implorando, lo stava portando all'apice delle proprie suppliche.
Terrore.
La morte di Emilie nei suoi occhi.
Era morta: morta.
Quando l'avrebbe accettato?
Le urla di rabbia di Nathalie risuonavano nella sua testa e gli esplodevano nelle orecchie, ricordi lontani che pareva sentire adesso.
Cadde all'indietro in preda al panico;
Aveva visto sé stesso o aveva avuto il timore di quello che era diventato?
Raccolse gli occhiali caduti a terra dalla tasca e se li collocò per tornare, a gattoni, verso quella pozza.
Le mani tremavano, la paura lo faceva muovere meccanicamente come un burattino.
Con timore si specchiò di nuovo:
Hawk moth non c'era più.
Al suo posto c'era solo un disegnatore di quasi quarant'anni con un aspetto ancor peggiore di prima.
Raccolse le sue cose e si avviò all'ascensore a passo spedito.
Si sorresse al vetro dell'ascensore e guardò verso Emilie di nuovo abbassando la testa:
-"Che cazzo ho fatto?"
Una volta messo piede nell'atelier se ne trascinò fuori come se stesse scappando da un buco infernale nel quale era rimasto rinchiuso troppo a lungo, risalì le scale verso l'ala est della casa con pesantezza e, al camminare nel corridoio ampio potette sentire come una certa assistente dalle ciocche cobalto stesse canticchiando sotto la doccia.
Piegò il suo orecchio alla porta e sorrise inconsciamente mentre sentiva le gocce d'acqua rimbombare nella doccia marmorea: sospirò appoggiandosi alla porta e abbandonandosi a quella piccola sensazione così rilassante dopo quell'orribile effetto che aveva affrontato solo pochi minuti prima nel covo.
Rise rendendosi conto che potesse trattarsi di una debolezza questo suo atto, poteva essergli ritorto contro in un qualche modo il fatto che stava sviluppando per lei questo tipo di... affetto? Aveva di certo esaurito le parole per definirlo.
L'idea gli balenò di nuovo nel cervello: cos'erano loro due?
Si appoggiò completamente alla porta chiudendo gli occhi, era diventato rosso per l'imbarazzo...
si allontanò mentre un sorriso compariva sulle sue labbra: avrebbe mentito se avesse detto che non l'aveva immaginata dall'altro lato in quel preciso istante.
-"Che diavolo sto facendo?"
Si massaggiò la testa con i polpastrelli e riprese la sua lenta marcia...
iniziava a vedere sfocato, il dolore pareva aumentare e stringerlo come in una morsa intensa.
Si poggiò alla parete e continuò a camminare verso le sue stanze mentre cercava di respirare regolarmente fallendo:
-"Maestro?"
Noroo stava volando accanto a lui e aveva posto una zampina sulla sua spalla come per dargli un qualche tipo di supporto, anche solo per fargli capire che era lì.
-"È solo... un calo di zuccheri Noroo, non... non è..."
Stava iniziando a perdere la forza, sentiva che sarenne svenuto da poco a lì: doveva raggiungere la stanza in fretta e calmarsi.
Con le poche forze rimaste si aggrappò alla parete quasi la sua vita diendesse da quello
Noroo non gli diede ascolto: volò nella camera di Nathalie e chiese a Dusuu di avvertire la sua portatrice, non lo aveva mai visto in quelle condizioni e nonostante non avessero un gran rapporto di unione questo malestare del suo portatore lo stava spaventando.
Nathalie si precipitò fuori dalla doccia, aveva una lunga vestaglia nera vellutata che arrivava fino a metà polpaccio a ricoprire con grazia la sua figura, i capelli ricadevano spostati sulla spalla sinistra, il volto era pervaso da una preoccupazione logorante.
-"Spero per te che sia importante." Commentò fulminando Dusuu con lo sguardo.
Corse fuori e trovò Gabriel inginocchiato a terra mentre si sorreggeva con le mani per non ricadere in avanti; Nathalie si affiancò a lui e lo fece appoggiare completamente sulla sua spalla, lo sorresse aiutandolo a camminare e una volta in stanza ricaddero sul letto respirando pesantemente.
Gabriel era disteso sotto Nathalie; la testa gli faceva male e stringeva gli occhi con forza: vedeva sfocato ma quell'aroma era inconfondibile e ubriacante... lo amava, cazzo se l'amava.
Nathalie diventò rossa come un peperone: era ricaduta sul petto del suo capo e adesso i loro visi erano tremendamente vicino, i loro corpi a contatto come non lo erano mai stati.
Fece per rialzarsi quando lui l'afferrò per il polso riportandola nuovamente sul suo petto:
la guardava con gli occhi vuoti e privi di forza, appena aperti mentre respirava a fatica.
Il petto dell'uomo si alzava e abbassava rapidamente, il battito cardiaco era irregolare.
Nathalie toccò con delicatezza il suo collo con una mano e con l'altra sentì la fronte: stava delirando.
A fatica deglutì e tentò di chiamarla:
-"Nath-"
Mormorò.
Gli strinse la mano come per fargli sapere che nom l'aveva abbandonato:
-"Sono quì."
In un movimento del tutto non calcolato ma quasi come se si fosse trattato di un atto automatico, gli lasciò un breve bacio sulla fronte riconfermando che avesse la febbre alta.
Forse aveva poggiato le sue labbra sulla sua pelle nell'intento di comunicargli che si stava prendendo cura di lui... a modo suo ovviamente.
Doveva preparare in fretta qualcosa di freddo, per farlo stare meglio.
Cercò di alzarsi ma Gabriel riuscì a impedire pure quella mossa tenendola dolcemente per il braccio.
-"Il Miraculous-"
Capì tra quei mormorii insensati.
Nathalie face una faccia sorpresa, iniziava a spaventarsi.
-"Quel ragazzo-"
Gli carezzò le labbra con due dita come per chiedergli di tacere, poi gli fece due carezze sulla testa mentre cercava di recuperare il respiro.
Lo guardava impassibile, cercando di trasmettergli una calma che non arrivava mai.
-"Gabriel-" Sussurrò con preoccupazione mentre una lacrima si faceva strada sul volto dell'uomo, forse per la fatica, forse per la paura.
Un breve sorriso solcò le sue labbra mentre si formava una piccola ruga sulla sua fronte:
-"Non mi lasciare." Mormorò in un farfuglio mozzato, le lacrime appena in formazione sui suoi occhi.
Nathalie negò leggermente confusa in quello che stava cercando di dirle:
Lasciarlo? A che si riferiva? Perché avrebbe dovuto? Cosa c'entrava il Miraculous?
Gabriel strinse forte la sua mano prima di perdere conoscenza per lo sforzo.
"Che ti succede Gabe?" Si chiese Nathalie chiudendo gli occhi mentre sospirava in silenzio.

Sarò franca: questo capitolo non mi convince... ha qualcosa che mi lascia l'amaro in bocca, non so.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora