Delusione

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La luce della luna piena illuminava pienamente la sala della serra di quell'enorme mansione solitaria: Gabriel aveva passato la notte lì con Nathalie, lontani dal mondo, lontani dal rumore, dalla rabbia e anche dai sentimenti di suo figlio che lo ferivano oltremodo. Era come una piccola scappatoia dalla realtà che per adesso non voleva affrontare. Le luci delle candele andavano spegnendosi e Gabriel, seduto su quel divanetto a fianco della sua amata, guardò come la luce proveniente dall'esterno si riversasse sulla pelle lattea di Nathalie rendendola ancora più bella, una meraviglia dormiente che stentasse a credere ancora reale dopo una notte spesa a fare l'amore.
E così avrebbe tanto voluto rimanere.
Si era consegnata a lui accettando quell'amore che non avevano potuto contrastare, per quanto con forza avessero tentato di opporsi non c'era soluzione. Si, aveva paura di perdere anche lei... ma con Nathalie, anche il timore del finale di quella loro storia che faceva così tanta polvere e sembrava senza soluzione pareva insignificante. Sapeva che sarebbe sempre ritornato sui suoi passi nel caso di un potenziale errore: per farla ridere. Lei sarebbe tornata semplicemente disobbedendogli o essendoci come aveva fatto quella notte, come aveva sempre fatto.

-"Sono tua e lo sarò sempre."

Quando l'aveva detto il cuore dello stilista ha fatto un salto nel petto; non se ne pentiva perché era sicuro che come lei non avrebbe mai più amato: al solo pensiero che avrebbe potuto fungere da intercambio per Emilie gli faceva accapponare la pelle.
Come aveva potuto essere così stupido? Così cieco per tanto tempo?
Ammirò ciascuno dei suoi lineamenti nel minimo dettaglio, quasi come se volesse catturare l'immagine nella sua testa, con quell'aroma del fiore dell'angelo che persisteva sulla sua pelle ed echeggiava nell'aria di fine agosto in quella serra intrisa di magia.
Sospirò non potendo evitare la formazione di un sorriso e, lentamente, con una delicatezza innata, passò due dita su una delle ciocche cobalto lunghe che le riposavano in viso per spostarla dietro l'orecchio e ripetere poi l'azione con ciascuna delle altre.
Nathalie tremò inconsciamente nel sonno e Gabriel si tolse la giacca bianca per depositarla sulle sue spalle e poi baciarle la fronte.
Guardò l'ora: le quattro del mattino.
Avrebbe voluto fermare il tempo a quel momento: solo loro due, mentre continuava a carezzarle i capelli in quel modo: senza pensieri, senza dubbi, né rimpianti...
Il tempo sembrava correre proprio nell'attimo in cui desiderava andasse più lento o addirittura si fermasse: come Hawk moth aveva causato tanti danni a tanta di quella gente, aveva incasinato la mente di suo figlio e lo aveva ferito; e invece voleva gioire in quel silenzio, voleva quei momenti indietro, voleva il cuore freddo tenuto al caldo dall'unica persona che lo aveva fatto evadere da quel baratro che tante volte lo aveva terrorizzato e trascinato sempre più a fondo.
Non che fosse poi qualcosa di speciale: era solo uno tra tanti che in fin dei conti ha cercato di riprendersi ciò che gli era stato strappato via, senza accorgersi che era diventato il reietto di sé stesso, in fondo non gl'importava di essere giudicato, in fondo non gl'importava di avere il cuore tanto freddo e non avere nessuno vicino, perché nel frattempo era arrivata lei a portare luce sul suo volto marcato dal gelo e dalla delusione, dal tempo trascorso e dai dolori che portava con sé.
 Stavolta, per chi gli restava da amare, per lei e per suo figlio avrebbe fatto le cose correttamente,  non sarebbe fuggito, bensì si sarebbe rialzato con coraggio portandosi in quel bagaglio del cuore e della memoria i ricordi di chi lo ha amato davvero senza contare chi doveva essere.
Avrebbe fatto l'impossibile per ricevere il perdono da entrambi qualsivoglia pena gli fosse apposta. Prima di alzarsi le lasciò un bacio sulle labbra e rimase un momento a guardarla dormire: il suo bellissimo angelo col volto rigato da ombre che solo a poche ore da lì si sarebbero sostituite ai raggi del sole del mattino e l'avrebbero svegliata.
Aprì la piccola porta in legno e la richiuse silenziosamente dietro di sé, camminò per uno dei corridoi della mansione che si ricollegava a quello sul quale si affacciavano le sue stanze e scese le scale notando che dalla cucina proveniva una luce fioca, accompagnata dalla voce di suo figlio.
Entrò in cucina e vide Adrien servire al suo kwami un pezzo di formaggio: al solo percepire la presenza di suo padre il giovane si zittì rifiutandosi di guardarlo in faccia.
-"Scusate, ero solo di passaggio." Mormorò l'adulto.
-"Ce ne stavamo andando. Muoviti Plagg." Sbuffò con freddezza incamminandosi verso l'uscita.
Gabriel gli mise una mano sulla spalla e Adrien si fermò a guardarlo un momento:
-"So che le scuse non basteranno... ho intenzione di fare le cose bene stavolta e, non voglio nemmeno che te la prenda con Nath, sono io l'unico responsabile... non ho mai voluto costringervi a vivere una vita del genere, credimi."
Commentò afflitto.
-"Sei stato fuori fino ad ora?" Chiese preoccupato notando le occhiaie evidenti sotto i suoi occhi verde smeraldo e alcuni lividi sparsi sulle braccia.
-"Che t'importa? In fondo vuoi solo il mio Miraculous."
-"Non dire così. Mi sono sempre preoccupato per te, solo l'ho fatto in maniera velata, non dovevo dimostrare niente a nessuno e lo sai."
-"Non posso credere che tu l'abbia fatto." Ignorò totalmente le parole di Gabriel scuotendo la testa per proseguire poi con cinismo.
-" E poi quando ti sei 'innamorato' hai lasciato perdere come se nulla fosse, come se il proposito fosse solo tuo..."
-"Ti sbagli Adrien. Io provo qualcosa per Nathalie da molto più tempo, ma cosa pretendevi che facessi?"
-"Che fossi almeno onesto con me, che cercassimo insieme una soluzione."
Gabriel forzò un sorriso:
-"Hai ragione. È solo che...Ti vedevo come il mio piccolo, da proteggere ad ogni costo, e invece sei un supereroe che fronteggia il male con forza e coraggio..."
Adrien fece silenzio e cercò di sgattaiolare via: non poteva sopportare un solo minuto in più di quella conversazione che adesso stava andando a favore di suo padre.
-"Se fosse successo alla ragazza che ami cos'avresti fatto?"
Adrien al sentire quella voce fredda gli dette le spalle e s'irrigidì: il silenzio pervase per diversi secondi e Gabriel rimase di spalle a suo figlio come se volesse dargli il permesso di andarsene.
-"L'impossibile. Come te." Rispose tenendo la testa bassa.
-"Potevo andare avanti con te e potevamo farci forza a vicenda; ma l'ho capito tardi-"
-"È molto più di questo, non capisci?" Sbottò con rabbia rimanendo di spalle e stringendo ancor di più i pugni.
-"Avevo bisogno di mio padre e tu ti sei rinchiuso chissà dove ignorandomi e facendomi sentire una delusione, un rifiuto, un qualcosa a cui voler bene solo se si ha un affetto primario. Nemmeno volevi farmi uscire con i miei amici, che vita volevi che facessi?
Credevo avessi bisogno del tuo tempo e ho lasciato perdere...
Ho quasi perso anche Nathalie per colpa tua.
Quello che hai fatto è imperdonabile!"
Adrien corse via e Gabriel rimase interdetto guardando il suolo, inizialmente l'ha fatto per processare le parole di suo figlio, successivamente s'impose di rimanere forte anche se la scoperta delle ultime ore lo aveva fatto a pezzi. La cuoca fece il suo ingresso con un'espressione di tristezza commista alla confusione e Gabriel la ammonì con un segno della mano mentre portava l'altra alla testa in un intento di calmare la fitta alla testa presentatasi. 
Sentì il sudore freddo inzuppargli la pelle, la forza mancargli e il senso di colpa prendersi la ragione: si poggiò un momento al ripiano di legno bianco e respirò affannosamente, per poi non riuscire più a trattenersi e lanciare un grido di rabbia  senza sapere che suo figlio, nella sua stanza, stava compiendo la stessa azione.

Prese un respiro e si ricompose purché fosse difficile contrastare quell'attacco d'ira.
Preparò un vassoio ampio: riempì il termos con del buon caffè, afferrò due tazze e la cuoca gli porse dei croissant con cioccolato fuso sopra appena sfornati. Continuò il tragitto fino alla serra, dove colse un fiore rosso da una delle piante che sembrava gridasse passione in ogni minimo dettaglio: voleva almeno veder sorridere lei, perché il sorriso di Nathalie lo rendeva una persona migliore, lo faceva sentire bene... e per certo era l'unica cosa capace di dargli forza per continuare a lottare.
I kwami giacevano sul tavolino da thè addormentati assieme: Poggiò la colazione su quel ripiano al loro fianco e accarezzò il viso dell'amore della sua vita allo stesso tempo che sentiva un vuoto dentro mangiargli l'anima.
Prima che potesse svegliarsi e vederlo in quello stato, Gabriel baciò con delicatezza le sue labbra color pesca lasciando che le lacrime gli rigassero il volto e gli svuotassero lentamente il cuore: al risveglio della mora si sarebbe tenuto dentro tutto quello che sentiva e le avrebbe sorriso con sincerità, dicendole che andava tutto bene e credendoci quel minimo che serviva per non arrendersi.



Ho scoperto che i francesi non hanno fan fiction Gabenath su Watty :(  RIP

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora