L'Akuma

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-"Va via Nath! È te che vuole."
Abel indietreggiava cercando di aggirare l'insetto che sembrava intento in una tortuosa e lenta caccia...
Nathalie sorrise e gli lasciò un bacio sulla guancia, disse solo una cosa:
-"No. Vai."
Abel si girò di scatto:
-"Cosa?! Sei impazzita? Non ti lascio sola."
-"L'Akuma non si fermerà Abel. È chiaro che non conosci bene questa città e lo spietato Hawk moth... va' a cercare aiuto, manda quì Ladybug e Chat Noir, sono gli unici che possono far finire tutto questo... guadagnerò tempo, fidati di me."
-"Ti farà del male-"
-"Non lo farà. So come funziona un'akumizzazione."
Non sapeva spiegare cosa l'avesse convinto a farlo, la guardò negli occhi prima di darle un ultimo bacio e correre via.
Non si guardò indietro: solo pensava a cercare quegli eroi tanto famosi per liberarla, si continuava a ripetere che lasciarla sola sarebbe stato un atto di codardia ma non sapeva cosa fare... per la prima volta non sapeva cosa fare.
Confidava in quello che gli aveva detto, gli ispirava sicurezza il coraggio che dimostrava.
Se si fosse trovato akumizzato al suo posto? Avrebbe potuto ferirla?
Non se lo sarebbe certamente perdonato.
L'Akuma si avventò sulla sua vittima, sembrò cercare sul suo polso sinistro, al non trovare niente si fuse con il laccio dalla decorazione a farfalla leggermente più in alto.
-"Sono sola. Che cosa vuoi?"
La sua voce appariva davvero bassa e fredda, era di pessimo umore.
-"Parla." Intimò iniziando a perdere la pazienza.
Hawk moth scosse la testa in preda alla confusione:
-"Catalist... non pensavo fossi tu il mio bersaglio."
-"So che sei sul tetto... scendi."
La Akuma uscì dal laccio e si purificò da sola volando via, Nathalie nemmeno si voltò pur sapendo che l'uomo era dietro di lei... i capelli neri si scompigliavano nella calda brezza notturna mentre la pelle della donna si riempiva di brividi con la rabbia che scorreva nelle vene.
Il supercattivo si avvicinò lentamente a lei mantenendo la testa bassa, non sapeva cosa dire ma in compenso aveva notato come il bracciale che le aveva regalato e soleva portare ogni giorno non si trovasse al solito posto di sempre.
-"Non è come credi-"
-"Cosa ti ho fatto? Spiega."
Chiese stringendo i pugni e intimandosi di non crollare.
-"Nulla, la mia Akuma semplicemente era diretta a un'altra persona, non a te... non so perché ti abbia cercata, ha cambiato traiettoria sfuggendo dal mio controllo."
-"Pensi che mi beva questa storiella ridicola?"
Replicò.
La sua voce era impastata d'ira e sembrava tremare da tutto quello che avrebbe voluto gridargli.
-"Questa non è la mia Nathalie. Che ti prende all'improvviso?"
Sembrava che Hawk moth non avesse nemmeno la forza di gridarle, quindi ridusse quelle parole ad un farfuglio soffocato, una delusione che si faceva strada dentro di sé mentre le parole invelenite gli rimanevano a fior di pelle bruciando come se si trattasse di tizzoni ardenti.
Estrasse il bastone da passeggio parte della sua uniforme da supercattivo e liberò una seconda farfalla già scura piena di cicatrici viola che volò via attratta da un'emozione negativa... in pochi secondi si sentirono in lontananza tante piccole esplosioni e si iniziò a vedere una polvere rossastra innalzarsi nell'oscurità della notte.
-"Allora perché la tua Akuma cercava me? Sembrava attratta da quello che sentivo."
Hawk moth tacque, lei stava continuando a rimanere di spalle e a non volergli rivolgere nemmeno un mezzo sguardo: si schiarì la voce, si sentiva frustrato, tradito.
Quasi come di riflesso ad essere stato ferito nel profondo, senza volerlo ammettere a sé stesso non perse tempo a ragionare e le chiese, con una punta di rabbia mischiata all'indifferenza:
-"Quello che sentivi era reale?"
Nathalie rimase senza parole e spalancò gli occhi... non voleva crederci. Strinse i pugni e serrò i denti mentre chiudeva gli occhi con forza:
-"Come ti permetti?! Certo che era reale, per la prima volta dopo anni mi sono sentita felice, amata, come se qualcuno davvero ci tenesse a vedermi sorridere."
Gabriel sentì un forte dolore dritto nel petto, lui voleva vederla sorridere, non sperava altro ma voleva anche essere l'unico a farla sorridere in quel modo.
L'Akuma era andata lì per cercarla, perché non aveva smesso di pensare a lei in nessun momento quella sera, e nel plasmare l'emozione malata e indirizzata ad un altro tipo di emoziine l'Akuma aveva cercato il destinatario di quei sentimenti.
Solo che Gabriel dentro di sé non sapeva che Nathalie stesse provando lo stesso sentimento...
non per Abel, bensì per lui.
Farfugliò qualcosa tra sè e cercò di fare un paio di passi avanti quanto in suo potere, nonostante le gambe non rispondessero a dovere:
-"Non volevo rovinare niente... mi dispiace."
Al sentire quelle parole la donna dai capelli cobalto sembrò rilassarsi e ricordò improvvisamente quello che le aveva detto pochi giorni addietro: "Non potrei mai farti del male intenzionalmente."
Non poteva averlo fatto per errore. No.
Ma nemmeno avrebbe avuto ragione di distruggerle quel poco di vita che le rimaneva... si accorse che si stava comportando da stupida e ammise a sé stessa che per un attimo aveva pensato di trovarsi tra le braccia di Gabriel quando stava con Abel: ma al presentarsi lì era come se Hawk moth avesse fatto irruzione nella sua vita di nuovo, cancellando tutto il buono e il bello come da ormai due anni accadeva.
Non riusciva a smettere di pensare a lui, non riusciva a mettere una pietra sopra a quei dannati sentimenti che la legavano a lui e la sua persistenza nella sua vita la stavano distruggendo: ogni notte che appariva nei suoi incubi o sogni che fossero, ogni giorno quando lo vedeva e doveva mordersi il labbro per nascondere quello che succedeva nella sua testa... Avrebbe dovuto accettare quell'amore e non ingannare nessuno, né sé stessa, né Abel se avessero desiderato un futuro insieme.
Come poteva però confessare a qualcuno a cui voleva così bene che c'era un altro? E come spiegare che voleva dimenticarsi di tutto perché voleva farsi una nuova vita?
-"Nath?"
Il silenzio persisteva... la donna abbassò la testa e fece un mezzo sorriso di lato di una falsità seccante, ma nonostante ciò le parole che pronunciò erano di un dispiacere sincero:
-"Non volevo accusarti, mi dispiace... solo non mi spiego il fatto dell'akuma. Cos'è andato storto?"
Hawk moth sospirò rilassandosi dopo la tensione del momento e cercò di far apparire la voce più calda e sincera possibile nonostante dentro stesse cobattendo una guerra per non esporre ciò che stava sentendo.
-"Devo aver plasmato l'emozione sbagliata e l'Akuma ha seguito quella linea di pensieri.
Tu...Come facevi a sapere che ero quì?"
La risposta fu istantanea e marcata da quella punta di ironia cattiva per evidenziare l'evidente:
-"Ho il Miraculous in tasca."
-"Pensavo non volessi aiutarmi quando si trattava di ore extra lavorative."
-"Ho solo portato Dusuu con me, dovresti fare lo stesso con Noroo. Potresti capire tante cose se solo ascoltassi anche i loro consigli."
Era stato ferito nell'orgoglio, stavolta si era trattato di un colpo basso nel vero senso della parola.
-"Potresti guardarmi nel viso quando mi parli?"
Nathalie non disse niente e rimase di spalle, Hawk moth tento di avvicinarsi ancora per metterle una mano sulla spalla ma sentirono dei passi correre su per le scale antincendio rimbombando nel silenzio che si era formato:
-"Me ne vado allora... vi auguro una bella serata:
sono sincero."
Diede un salto e si bloccò sul tetto, dietro al camino, solo quando sentì la sua voce penetrare l'aria:
-"Perché eri quì?" Chiese solamente, in realtà non sapeva cos'altro dirgli, in realtà non voleva che se ne andasse.
Hawk moth guardò a terra e non si voltò nemmeno per un attimo:
-"Perché..."
Perché era lì?
Era uscito perché sapeva dov'era diretta quell'Akuma, la preoccupazione e i sensi di colpa balenarono davanti ai suoi occhi... strinse i denti, sapeva che c'era qualcosa che non andava e l'ha seguita.
-"Volevo scendere sul campo di battaglia e finirla una volta per tutte con questa storia, avresti detestato aiutarmi se te l'avessi chiesto proprio stanotte."
Dette un salto e sparì nel buio: Nathalie si girò e abbassò la testa; si strappò quel laccio che adesso fungeva da bracciale e lo lanciò lontano in un puro atto di rabbia mentre soffocava un rantolo di frustrazione.
-"Nath!" Abel corse da lei e la strinse forte mentre s'inginocchiavano sul pavimento, dietro di lui, al seguito arrivavano i due eroi.
Ladybug solo sorrise guardando la scena:
-"Deve essersi liberata dell'Akuma da sola."
Chat Noir non la stava ascoltando; notò quel laccio dalla decorazione a farfalla color crema a terra e lo raccolse.
Delineò con l'artiglio la firma accurata che suo padre aveva inciso, non aveva dubbi, era fatto a mano e con una precisione ineguagliabile.
Nessun dipendente aveva ricevuto un tale trattamento, differentemente da quello che diceva suo padre aveva dimostrato che a Nathalie teneva come a nessun altro... lei non se ne separava mai, era la cosa più preziosa che potesse portare con sé e sempre parte del suo outfit.
Qualcosa non tornava, Nathalie non l'avrebbe mai gettato via in quel modo, poteva averlo recuperato dopo aver scacciato l'akuma ma non l'avrebbe mai lasciato incurante a terra in quel modo, voleva troppo bene alla persona che l'aveva creato appositamente e unicamente per lei.
Si alzò continuando a guardare l'oggetto con curiosità e non potette fare a meno di pensare al fatto che Nathalie si stesse allontanando da loro inesorabilmente... era più che evidente che non fosse tanto attaccata come prima, gli indizi, seppur piccoli portavano a pensare che presto o tardi se ne sarebbe andata.
Rimbombò un'esplosione vicina:
-"Andiamo gattino! Parigi ha bisogno di noi."
La ragazza coccinella lanciò lo yo-yo e si buttò nel vuoto compiendo un gesto di ringraziamento verso il Marine mentre si portava due dita alla tempia come se si trattasse di un saluto militare del tutto amichevole.
Chat Noir camminò verso le due figure ancora strette in un abbraccio che lo guardavano in maniera del tutto diversa:
Abel sorrideva sinceramente, Nathalie, al contrario era scura in volto e sembrava immersa in altri pensieri, guardava persa a terra e poi di nuovo alzava gli occhi all'eroe con le orecchie da gatto che solo le sorrideva col calore che solo a una figura materna si può rivolgere.
-"Penso che questo le appartenga Madame. È molto bello, complimenti a chi l'ha disegnato." Commentò il ragazzo estendendole il laccio per capelli mentre le faceva l'occhiolino.
Nathalie si accigliò prima di prenderlo, rifletteva dentro di sé una profonda mancanza di fiducia che occultò dietro ad una sfaccettatura priva di una qualsivoglia emozione.
Chat Noir se ne rese conto ma cercò di ignorare la freddezza che quello sguardo trasmetteva: non sembrava lei con chiunque non appartenesse alla sua sfera emotiva e personale.
Il ragazzo gatto cercò di trasmetterle per un attimo un certo appiglio di confidenza in questo piccolo gesto, da parte della dama non ottenne lo stesso.
-"Grazie." Sorrise falsamente rimettendosi il laccio al polso.
Adrien lo notò, la conosceva troppo bene per essere sicuro che si trattasse di un gesto di falsità...
un paio di esplosioni lo riportarono alla realtà; fece una profonda riverenza e saltò nel vuoto per compiere i propri doveri di supereroe.
-"Come ti sei liberata? Stai bene? Sei ferita?"
-"Sto bene." Disse appoggiando la fronte sulla sua mostrando un sorriso sincero.
-"Parigi è un campo di battaglia ogni singolo giorno. Avevo sentito delle storie ma mai avrei potuto immaginare una cosa simile.
Non temere, questi eroi sembrano davvero incredibili."
-"Certo." Sbuffò con sufficienza, poi continuò cercando di opprimere il fastidio che sentiva verso quei due ragazzini.
-" Ce la sappiamo cavare abbastanza bene dai." Gli fece l'occhiolino rasserenandolo.
-"Sei sicura di star bene?"
-"Adesso si. Ho capito dove sta il trucco per non farsi akumizzare."
-"E qual'è?" Chiese con intriga l'uomo.
Nathalie gli fece cenno di avvicinarsi come se dovesse rivelargli un segreto, Abel solo avvicinò l'orecchio alla bocca della donna che vi lasciò un piccolo bacio facendo sussultare l'uomo:
-"Il segreto è non avere un cuore." Si pose il pugno destro sul polmone sinistro in un segno puramente scherzoso e sorrise con superiorità.
Abel al sentire il calore e il profumo di Nathalie la attrasse nuovamente a sé per la vita e la guardò con quegli zaffiri scuri in quelle gemme turchesi che si ritrovava come occhi:
-"Dov'eravamo rimasti signorina Senza cuore?"
Nath sorrise allo sfiorare la sua bocca dall'inconfondibile aroma di vino bianco e carezzò i suoi pettorali stretti contro la camicia di lino bianco con gli indici per poi portarli ai lati del viso abbronzato del Marine.
-"Penso più o meno quì Signor Yaël." Commentò lasciandogli un profondo bacio sulle labbra mentre lui, per gioco, cercava di ritirarsi.
La donna provò un certo senso di frustrazione e lo squadrò tagliente mentre il Marine si lasciava andare in una fragorosa risata:
-"Devo dirti qualcosa di molto importante prima." Sussurrò vicino al suo orecchio con voce ferma.
Nathalie si separò da lui e lo guardò seria:
-"I miei anni da Marine sono terminati... voglio seguire la carriera militare e diventare un ufficiale."
Nathalie assentì leggermente tacendo come per incitarlo a continuare col suo discorso.
-"Questo significa che mi ritirerò per un periodo abbastanza lungo e nemmeno io so per quanto, per questo ti chiedo se potrai perdonarmi per la mia assenza improvvisa e aspettarmi..."
Nathalie spalancò gli occhi turchesi decorati da tante piccole lucine bianche delle lanterne ancora accese a terra, che, consumate stavano iniziando ad affievolire la loro calda e potente luce.
-"Voglio stare con te piccola...
non guardarmi così, ti prego."
Scese dalle punte sulle quali era rimasta e guardò l'uomo abbozzando un sorriso:
Aveva una scelta da prendere adesso, qualcosa che avrebbe determinato la sua felicità e la sua libertà.
Un giorno avrebbe avuto un marito, una famiglia, una vita accanto a qualcuno a cui teneva in maniera del tutto indescrivibile, che in così poco tempo era diventato importante... per il momento non era pronta per qualcosa di serio e lui non poteva creare legami ben troppo stretti che potessero superare il tempo e la distanza in sole tre settimane.
Non poteva innamorarsi di qualcuno in sole tre settimane: giusto?
E se l'avesse fatto non sarebbe stato troppo tortuosa quella dannata attesa.
Voleva qualcosa, ma non qualcosa di tanto forte dal doverla sconvolgere completamente.
Inspirò profondamente e chiuse gli occhi un secondo, le dita biache e smaltate battevano sul bordo della camicia di lino del Marine, sulle sue labbra carminee si formò un sorriso sincero e lo guardò nuovamente quando fu sicura della risposta da prendere:
-"Ti aspetterò."

"Dear John" spostati proprio...
Okok, ammetto di essermi ispirata un pochettino a Channing Tatum di Dear John per il personaggio di Abel ma questo è un altro discorso😊.
Presto aggiornerò anche lo spin off, devo solo trovare le parole giuste per completarlo, anche perché è un tassello fondamentale per capire alcune cose di questa storia che non sono esplicitamente spiegate quì... un abbraccio a tutti...

AstronautCrywolf ♥

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora