Non sapeva più da quanto tempo fosse rimasta lì, ma quella sensazione di calore le piaceva, la rasserenava, era tutto molto più facile rispetto alle due notti precedenti.
Come quando dormiva stretta al cuscino impregnato dell'aroma di Gabriel.
Accarezzava ripetutamente le ciocche bionde di Adrien mentre dormiva: il viso era rilassato, in pace, come non lo era da tempo immemore. Adrien era felice, aveva riavuto quello che la vita gli aveva strappato via: la felicità, e Nathalie se ne era accorta, assieme agli anni ormai visti come labili ricordi e vagamente lontani, Adrien era diventato un uomo, il suo eroe non più tanto piccolo, un essere umano meraviglioso, gentile, altruista.
E si sentiva orgogliosa di lui come una madre.
Un timido raggio di sole penetrò dalle cortine color alabastro sfiorandole il volto stanco ma con minuscole pieghe di felicità a coronarlo; le dita sottili s'intrecciavano nei capelli dorati che apparivano come filigrane fragili e seguivano passivamente quel movimento lento e ripetitivo, dotato d'infinita dolcezza.
Quando era piccolo lo sentiva mormorare o bisticciare nel sonno per gli incubi, ogni singola notte, entrava nella stanza del bimbo e gli dedicava quelle carezze che lo facevano sempre tornare tranquillo. Proprio lei, che non era mai stata quel tipo di donna con lo sconfinato senso materno o con l'animo per farlo... eppure adesso era lì, non era più sola, d'ora in avanti avrebbe fatto ogni cosa assieme a quel piccolo seme che germogliava lentamente dentro di lei. E non riusciva ancora a crederci, questo cambiava tutto.
Gli occhi le brillarono di lacrime calde... non si sarebbe permessa quelle lacrime, almeno non ora, nonostante l'immensa gioia che provava.
"Non sono più sola..."
Si ripeteva.
Suonava così bene e allo stesso tempo faceva così paura...
Sarebbe stata una buona madre?
O avrebbe cresciuto un'orfana affidata a cure esterne com'era successo ad Adrien?
Gabriel l'avrebbe accettato? Quali sarebbero state le loro reazioni? Come sarebbe stato formare una famiglia così presto?
Erano tutte domande che s'ammassavano nella testa producendo soltanto un dolore costante fine alla mancanza di riposo e stress, non aveva tanto lavoro da terminare ma non poteva certo permettersi di smettere proprio ora.
Si alzò con pesantezza e camminò verso la porta: erano appena le sei del mattino e non voleva passeggiare per quei corridoi freddi e austeri sentendosi ancor più sola.
Un brivido le percorse la schiena e istintivamente si abbracciò a sé stessa.
L'odore di fuliggine impastava l'aria di forma leggera, oppressa solo dall'umidità che aleggiava come un vento gelido in quell'androne...
era quasi l'alba di un nuovo giorno, non c'era fretta, nessuna preoccupazione solo silenzio.
E pensieri irrequieti.
Aprì la porta della stanza dove spesso si rifugiava e che prima le fungeva da dormitorio, si distese sul letto coperto da una manta morbida e candida come la neve, differente a questa solo per trasmetterle calore e morbidezza. Non sentiva la solita necessità di ascoltare il silenzio stavolta, tutto quello che desiderava era tenere il piccolo tra le braccia e coccolarlo, riempirlo di baci e sentire le sue prime parole; le si formò un sorriso sulle labbra e si accoccolò sui cuscini.La neve infuriava tremenda, come se non potesse trovare la pace nell'inverno al di fuori di quella mansione solitaria e buia, colpiva la gargolla producendo suoni ovattati, i fiocchi battevano con insistenza sulla finestra del balcone accasciandosi al suolo dove vi attaccavano... era ancora buio, un colore indaco scuro, la brina creava minuscole diramazioni sui vetri opacizzando la vista e schiarendo il colore che si rifletteva nella camera bagnata da una grigia, quasi bluastra, penombra. Nathalie guardò la bufera inespressivamente, come se in quel caos riuscisse a trovare la serenità... la contemplava con distacco e allo stesso tempo come se ne fosse parte: aveva freddo. Si distese lentamente, fin quando la coperta non l'ebbe abbracciata completamente e, persa in quella tormenta dai toni indaco e bianco-grigiastro, si addormentò rapidamente dopo una lunga notte insonne.
•°
Aprì gli occhi e istantaneamente fu accecata da una luce: era distesa sul divanetto dell'atelier. Sedette portandosi una mano alla testa per il dolore, come c'era arrivata? Dov'era Gabriel?
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〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉
FanfictionMayura continua ad aiutare Hawk Moth con i suoi piani mentre pensa ad un possibile futuro lontano dalla grande Villa nonché sua gabbia dorata. Solo che l'affetto verso gli Agreste va sempre più intensificandosi e Nathalie inizia a sentire un calore...