Miracolo (prima parte)

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Fantasmi o realtà?

Sarebbe rimasta così per sempre. Avvolta dal tepore e dal profumo tanto unico ed enigmatico dell'uomo che amava, col sorriso a farle splendere il volto sereno. Nathalie percorse con le dita i muscoli della schiena scoperta di Gabriel, che se ne stava disteso sulle sue gambe con la guancia poggiata proprio sul grembo dell'assistente.
Le fiamme della candela giacente sul comodino si muovevano lentamente bagnando il muro, le lenzuola bianche e la pelle di un rosso carmineo, tracciando solchi scuri e profondi dove la luce non poteva arrivare, riempiendo gli spazi vuoti dei volti e dei pensieri che in un silenzio tale si potevano definire angusti; anche se quasi tutti la lasciavano tranquilla facendosi sottomettere dall'aura di pace che quelle tenui danzatrici carminee incandescenti e quel tepore interessavano. Di fatto, l'ultimo giorno di novembre era arrivato in fretta e il freddo iniziava a farsi sentire pungente negli ampi corridoi della grande mansione dall'aspetto cupo, quel minimo calore era molto sentito nell'animo di Nathalie che mai avrebbe potuto immaginare, in un passato anche simile che ricordasse al lume di candela, di potersi ritrovare in quella stessa posizione con l'uomo che amava. Il mese a venire si era rivelato importante per la famiglia Agreste anche se le incomprensioni a tratti non erano del tutto risolte e la fiducia si stava forgiando nuovamente con lentezza. Adrien aveva accettato con gioia la loro relazione stava legando sempre più con lui, la loro relazione aveva aiutato molto anche a recuperare il tempo perso con Gabriel e a ricollegare un rapporto padre-figlio che ormai sembrava perso.
Nathalie riversava tutta l'attenzione nell'accarezzargli le ciocche bionde platino, a tratti bianche, per una volta in due mesi godendosi un momento di pace tanto speciale. Spense la sveglia al primo accenno della melodia e guardò l'orizzonte che si stagliava fuori da quella finestra, quello che si preannunciava un mattino dalla nebbia tanto fitta dal definirsi quasi senza alba, somigliante a un abisso che correva rapido senza fine, costituito da bianchi cristalli di cielo: il tono era un incrocio perfetto tra il bianco intenso e il colore degli occhi dello stilista... inevitabilmente lo guardò, giacché i suoi pensieri la riportavano quasi sempre a lui.
Apprezzava di tutto quello che aveva quelle cose semplici di ogni giorno, proprio come queste: lo svegliarsi al suo fianco, il vivere ogni giorno esprimendo sé stessa... era sempre stato questo a mancarle e quello che desiderava con tutta sé stessa.
E come spesso avveniva, a turbare quei momenti troppo belli per rimanere incorrotti, proprio in questi giorni di tempo incerto, le idee fugaci e ipotetiche irrompevano dandole da riflettere. Le insicurezze erano le cicatrici più profonde e che odiava maggiormente, ogni tal volta che si mostrava leggermente più emotiva e abbassava la guardia le vedeva apparire, si trattava perlopiù di presagi ai quali non dare troppo peso, però stavolta non ne era così sicura. Sospirò pesantemente.
Continuava a pensare a un'espressione del viso di Gabriel del pomeriggio precedente ad esempio... Non era riuscita a togliersela dalla testa. 

Era iniziato tutto con Adrien che se ne stava in camera con Gabriel:
Nathalie li aveva trovati seduti sul divanetto della grande sala e in totale silenzio, concentrati su qualcosa come un libro o un album.
Effettivamente si trattava di un album, apparteneva a Emilie e apparentemente non l'avevano mai sfogliato, almeno non fino a quel momento. Nathalie li aveva raggiunti abbracciando lo stilista da dietro, che aveva ricambiato poggiando la testa sulla sua spalla abbandonandosi completamente a lei in un gesto automatico e di totale rilassatezza. C'erano tante immagini, tra cui, due neonati in foto diverse, le pagine erano affiancate e non serviva certo leggere le scritte per capire che si trattasse di Emilie e Adrien, più o meno alla stessa età e nella stessa posa... era incredibile come sembrassero lo stesso bambino. Lì il viso di Gabriel era mutato, ma non si trattava del ricordo di sua moglie, bensì rifletteva qualcosa di molto più distaccato e profondo, come se ci fosse dell'altro. Esprimeva una complessità a lei estranea, che nonostante gli anni passati al suo fianco non riuscì davvero a comprendere, né nello specifico come nella totalità. Gabriel aveva corrugato la fronte bloccandosi in quell'immagine di Emilie, le labbra serrate e le dita che tracciavano il bordo quasi con possessività, come se cercasse in un qualche modo di proteggere un cimelio e allo stesso tempo di volerne capire il significato tanto ermetico.
Cosa significava davvero? Il fatto che avesse irrigidito le spalle a un ricordo e quasi lo volesse scacciare rinchiudendosi nelle mura di sé stesso, quelle che nemmeno Nathalie era mai riuscita ad attraversare.
Per un attimo, quell'espressione la convinse dell'idea che sarebbe stato restio sull'argomento "Emilie" per un pò di tempo ancora o probabilmente, poteva avere qualche problema con i neonati e per questa ragione crescere Adrien gli aveva dato delle difficoltà? Non ci aveva mai pensato e certo, sarebbe stato importante per lei l'aprirsi sull'argomento,purché esprimesse le proprie ragioni a riguardo. Quella freddezza improvvisa e la rigidità tanto fisica quanto espressiva pareva averlo trasformato in pochi secondi, l'impressione l'aveva colpita diretta al cuore e quello sguardo aveva fatto breccia attivando qualcosa dentro di lei che non seppe ben definire. Non riuscì a dormire molto e per quel poco che era riuscita a chiudere gli occhi lo aveva rivisto con la solita espressione, e la vedeva differente, quasi in un atteggiamento di totale repulsione. Quì entrava la debolezza d'animo e l'idea di non poter essere forte abbastanza per le persone che più amava, cose trallaltro molto rare in lei. Scosse la testa per l'ennesima volta e gli accarezzò il viso appoggiando i polpastrelli e la parte più esterna del palmo delicatamente sulla sua guancia, come se volesse catturare quel momento con la mente, dove quel volto stanco s'incarnava nell'emblema della pace stessa.
E tornò a sorridere, stavolta, quell'incurvatura delle labbra color pesca era leggermente più opaca, cercava di seppellire quel momentaneo peso sul cuore che creava una vera e propria altalena di emozioni diverse e cercava di ignorare.
Si, ignorare.
Si piegò su di lui e portò i lunghi capelli neri ricadenti dietro alle orecchie, gli baciò il collo, gesto al quale lui mugolò e in pochi secondi iniziò a sorridere nel mezzo del sogno.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora