L'orologio del tempo

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La grande vasca bianca era stata riempita da spuma color pesca e profumo di agrumi commisti al fiore dell'angelo: sembrava quasi di ritrovarsi immersa nelle acque profumate di un giardino fiorito che in primavera si dibatteva tra l'aspro sapore del limone e quello dell'arancio. Nathalie poggiò la guancia destra sulle braccia incrociate a bordo vasca: sospirò con un sorriso pieno, chiuse gli occhi al sentire come l'acqua l'abbracciasse col suo tepore e come quell'aroma le entrasse dritto nella testa, pareva quasi potesse sentirne il sapore delicato. I capelli bagnati le incorniciavano il viso mentre delle nuvole bianche di vapore volteggiavano nell'aria cercando quasi con disperazione i vetri delle finestre in alto... e lei semplicemente pensava. Strinse una saponetta tra le mani e la passò sulle braccia compiendo un movimento fluido e lento: non aveva fretta, né sentiva il bisogno della compagnia di qualcuno in quell'istante, il silenzio la coccolava meglio di una qualsivoglia melodia stanca. Non riusciva a capire... o meglio, a capirsi. Un rantolo di frustrazione trafisse l'aria: s'immerse fin quando non si ritrovò interamente sott'acqua, al solo sfiorare fuori dal perimetro della superficie calda un brivido le percorse la schiena e un pensiero avido si fece spazio nella sua mente, qualcosa a cui non aveva mai visto tanto reale finora nella lista delle ipotesi possibili a quell'ondata di sentimentalismo e malessere. Spalancò gli occhi e il fiato compresso in gola quasi la soffocò per un momento, riemerse di colpo respirando affannosamente, sedendo nella vasca piena di schiuma rosea che adesso le ricopriva anche le spalle; guardava il vuoto respirando a fondo, con gli occhi sbarrati ma allo stesso tempo che brillavano di una gioia unica.
E se...?

Scosse la testa a quel pensiero e cercò d'ignorarlo, inconsciamente si portò una mano al ventre e poggiò la tempia sull'altro braccio giacente sul bordo fine seguendone il movimento con la testa, o almeno fin quando non vi ebbe poggiato la guancia guardando a terra pensante. La temperatura dell'acqua stava scendendo, la pelle iniziava a riempirsi di piccole rughe notorie ed era ricoperta di brividi. Si alzò con fatica continuando a pensare a quell'idea che le solleticava il cuore senza sosta da un pò ma che allo stesso tempo le faceva paura... era quello che voleva? Girò la manopola del bocchettone della doccia e una cascata d'acqua calda la teletrasportò direttamente nell'aura di pace della quale sentiva tanto il bisogno. L'acqua le accarezzava il corpo facendo sparire le momentanee preoccupazioni e lasciando spazio ad un sorriso stanco eppure tanto sincero. Si asciugò i capelli e indossò la vestaglia in seta di Gabriel... Afferrò la maniglia della porta e prese un respiro, con coraggio si fece avanti senza peroccuparsi troppo di mostrarsi fragile e pensante.

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-"Grazie per avermi ospitata quì, mi scuso per il poco preavviso..." Disse con voce ferma camminando fuori dal bagno, prima di sedersi sul divanetto grigio che l'appartamento offriva.
-"Sai bene che casa mia è sempre aperta per te Nath... che succede?" Chiese senza troppi giri di parole l'agente inglese sedendosi davanti a lei mentre serviva del buon caffè. Nathalie prese la tazza e fece un cenno di ringraziamento col capo prima di portare il liquido bollente alle labbra.
-"Non voglio preoccupare Gabriel o allarmarlo inutilmente..." Rispose volgendo lo sguardo alla tazza bianca tra le dita.
-"È qualcosa di brutto? Per caso sei insofferente a qualcosa?" La incalzò l'amica. Nathalie la guardò e scosse la testa seria.
-"Non si tratta di questo: sono giorni che ho degli strani malesseri e mi sento abbastanza debole, non riesco a gestire le emozioni o ciò che desidero in quell'istante..."

Penny la guardò irremovibile, seria, ferma, anche se con un gesto leggero del capo le fece intendere che aveva capito tutto, sarebbe stato palese ad ogni donna. Nathalie le tenne testa con un'espressione di ferro ma si sciolse completamente al veder comparire un sorriso sulle labbra mogano dell'agente inglese... Non ne potette più: si alzò di scatto rovesciando metà tazza di caffè che macchiò il parché color ocra, corse verso di lei e Penny aprì le braccia per riceverla in un forte abbraccio, del quale la mora aveva tanto bisogno. Perse qualche lacrima muta, ma Penny non disse una parola, si accorse di quanto fosse tremendamente sensibile e sorrise flebilmente; Nathalie si nascose nell'incavo della spalla dell'amica e la strinse forte a sé, come se non volesse lasciarla, come se in lei vedesse la chiave per stare sempre bene. Un sorriso euforico le trapassò il viso e non riuscì a reprimerlo: la risposta al quesito se potesse renderla felice o meno quell'avvenimento casuale e non del tutto confermato era più che evidente.

〖Shallow𝄞〗 𝑮𝒂𝒃𝒆𝒏𝒂𝒕𝒉 Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora