CAPITOLO 13

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Toc-toc

Qualcuno bussa alla porta della mia camera d'ospedale. È passato solo un giorno da quando ho riaperto gli occhi, e non so quanti ce ne vorranno prima che mi dimettano.

«Avanti» dico.

Dalla porta, spunta una bella chioma di capelli scuri. Chi sarà mai?

«Oddio Ash, mi hai fatto cosi preoccupare» mi dice Cass abbracciandomi un pò troppo.

«Cass, mi stai facendo male»

«Oddio scusami»

«Tranquilla» le sorrido.

Si siede sulla sedia affianco a me, al ricordo di chi ci era seduto ieri sorrido.

«Sei contenta che io sia qui o stai pensando ad altro?» Mi chiede curiosa.

«Sono contenta che tu sia qui, sciocchina» le passo il dito sul naso.

«Sisi e io dovrei crederti, ti ho fatto una domanda e non mi hai nemmeno ascoltato»

«Davvero?» cazzo «E cosa mi avresti chiesto?»

«Tu non me la racconti giusta...» «...ti ho chiesto come stai?» Torna seria.

«Abbastanza, a differenza di ieri ho meno mal di testa. Le botte, con l'aggiunta delle due costole però fanno ancora male»

«Quando Xavier mi ha scritto, sarò sincera, ho preso un colpo» dice prendendomi la mano

«non volevo crederci, avevo paura di perderti. Vederti tutta intubata mi ha spaventata a morte» le stringo la mano.

«Non me ne sarei mai andata, non ti avrei mai abbandonata su questa terra tutta sola»

«Grazie» dice ridendo.

«Posso chiederti un favore?»

«Certo»

«Anzi due» le sorrido «Il primo è se puoi comprarmi un cellulare, il mio è andato, ti ridarò i soldi appena esco di qua. Il secondo è se puoi chiedere se posso vedere J. Tu l'hai visto?»

«Ehi-ehi-ehi, vai con calma. Per il telefono non ci sono problemi, per J provo ad andare a chiedere ok?» Annuisco e lei esce dalla stanza.

Mentre aspetto osservo meglio la camera, non è molto grande. Di fronte a me oltre alla porta c'è un piccolo tavolo, probabilmente usato per mangiarci sopra. Alla mia destra si trova il bagno, cosa che non ho ancora utilizzato in quanto non posso muovermi. Non chiedetemi come faccio i bisogni ok? Infine sulla parete alle mia sinistra c'è il televisore, che non funziona. Non sia mai che io abbia una gioia, neanche se mi rompo in due.È già da un paio di minuti che Cass è fuori, non so perché ci stia mettendo tutto questo tempo. Come potete notare mi annoio facilmente. Se almeno qualcuno mi facesse compagnia, ne sarei grata. All' incirca dieci minuti dopo (non ne sono certa),la porta si apre e l'unica persona che volevo vedere si palesa davanti ai miei occhi.

«Joshua» urlo, è in carrozzina per via dell'operazione alla gamba, ma sta bene.

«Ehi piccola» Cass lo spinge verso di me.

«Come stai?» Gli chiedo con le lacrime agli occhi.

«Non come sto io, come stai tu?»

«Adesso che ti vedo, meglio» gli sorrido.

«Ottimo, non c'erano dubbi che la mia bellezza facesse questo effetto»io e Cass gli tiriamo all'unisono uno schiaffo, io sulla mano e lei sulla nuca.

«Ahi, sono un paziente anche io. Non potete trattarmi così» ridiamo.

«Ragazzi, sono giorni che me lo chiedo. Chi vi ha portato qua?»ci chiede Cass

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