CAPITOLO 41

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«Tesoro».
«Mhm», mugugno svegliandomi e raddrizzando la schiena dolorante.
«Oddio mi scusi, non era mia intenzione addormentarmi. Che ore sono?», chiedo all'infermiera.
«Sono le otto e mezza. Ti ho dovuta svegliare perchè dobbiamo effettuare dei controlli di routine su tuo fratello».«Certamente, vi lascio fare il vostro lavoro».
«Grazie cara, la tua famiglia ti sta aspettando fuori».
«Ah...loro sono riusciti a vedere J?»
«No, lo vedranno più tardi non volevano svegliarti», annuisco avvicinandomi alla porta per poi varcarla. Mi incammino verso l'ala ristoro e quando sono lì noto una persona.
«Cassie», le urlo andandolo incontro.«Ash», mi corre anche lei contro per poi chiudermi in uno dei suoi magnifici abbracci. La stringo forte mentre qualche lacrima torna a rigarmi il volto.
«Shh non piangere», mi accarezza la schiena, «lo sai che J non molla, tornerà a romperci le palle il prima possibile», sorrido mentre mi stacco da lei.
«Mi dispiace non averti chiamato prima, ma ieri avevo la testa da un'altra parte».
«Tranquilla, mi hanno chiamato i tuoi o meglio hanno chiamato i miei...», mi spiega mentre ci avviciniamo agli altri.«Ho preso uno spacco quando sta mattina non ti ho trovato al mio fianco», mi rimprovera Xavier.
«Scusami, avrei dovuto avvisarti. Ma non ho più capito nulla quando l'infermiera mi ha dato la notizia».
«Immagino».
«Mamma e papà?»
«Stanno parlando con il medico, non ho ben capito di cosa...forse della parcella».«Capito».
«Cassandra che ne dici di portare Ashley in caffetteria a fare colazione? Non mangia da ieri pomeriggio e immagino che la dottoressa ti abbia detto di mangiare».
«Sai mi eri più simpatico quando non mi calcolavi», lo prendo in giro.
«Io invece, mi pento ogni giorno del maledetto comportamento che avevo nei tuoi confronti», mi dice seriamente, «Mi raccomando falla mangiare e quando avete finito avvisatemi che vi porto a casa».
«No, voglio rimanere qui».
«Ashley forse è meglio se vai a casa, ti fai una doccia e magari riposi un pò. Io rimarrò con te».
«Va bene», dico sconfitta.
«Torneremo su sta sera, anche io ho bisogno di una doccia e di una dormita. Ho la schiena spaccata cazzo».
«Ti mando un messaggio appena abbiamo finito allora».
«Perfetto».

Prendo a braccetto Cassie e ci avviciniamo all'ascensore che si trova  proprio dietro l'angolo.
«Mi ha davvero chiamato Cassandra?», mi chiede allibita mentre schiaccia il pulsante del piano terra.
«Si», ridacchio, «è già tanto che si è ricordato come ti chiami», la sfotto.«Gentilissima», mi spinge fuori dall'ascensore appena le porte si aprono.«Da che parte?», chiedo.
Non mi risponde subito, noto che si guarda intorno per poi rispondermi:
«Da quella parte, le indicazioni dicono così», e infatti è vero perchè poco dopo entriamo dentro la caffetteria. Noto subito i colori caldi delle pareti che ci avvolgono, sembra di essere proprio in un altro posto, non in un ala esterna dell'ospedale. Ci avviciniamo al bancone per ordinare e una ragazza su una trentina di anni ci chiede cosa vogliamo.
«Io prendo una spremuta d'arancia e una brioche alla nutella, tu Cassie?»
«Un caffè e una brioche alla nutella anche per me, grazie».
«Arrivano subito, potete pure accomodarvi», le sorridiamo e ci andiamo ad accomodare nel primo tavolo libero.«Allora Ash, come ti senti?»«Sinceramente non so darti una risposta. E' successo tutti così in fretta che forse non ho neanche ben assimilato il tutto».«Immagino», mi prende la mano tra le sue.
«La cosa peggiore è che mi sento in colpa...».
«In colpa per che cosa scusa?», mi chiede mentre la cameriera ci porta la colazione.«Perchè in mezzo a tutto sto casino dovrei pensare solo a Joshua, invece la mia vita incasinata non mi lascia respirare...».«Cosa vuoi dire?»
«Beh sai che io e Kilian abbiamo chiuso no?»
«Si», mi dice mentre addenta il cornetto.«Ok bene, in poche parole quando c'è stata l'incidente di J lui si è presentato sul posto. Probabilmente era vicino a noi o non so perchè sia venuto lì, fatto sta che mi ha calmato e tutto e portata qua», bevo un sorso di spremuta, «quando sono scesa dalla macchina gli ho chiesto di non prendere in mano il caso, ma lui cosa fa?»«Seria?»
«Sono serissima, si è presentato qua ieri sera come se non gli avessi chiesto niente. Dopodiché deve avermi seguito mentre andavo al bagno e mi ha aspettato fuori. Ha iniziato a parlarmi fino a quando ha sganciato la bomba».
«Ovvero?»
«Mi ha detto che mi ama».
«Che cosa? E tu?»
«Ho detto che doveva lasciarmi andare, per assimilare il tutto. Avevo la testa in panne, non capivo più niente, ma lui non l'ha capito e mi ha mandato a fanculo».«Cazzo che giornata».
«Esatto e mi sento in colpa. Perché questi problemi non dovrebbero interessarmi in questo momento».
«Non posso immaginare come ti senti, ma non devi pensarla così J non lo vorrebbe».
«Non ne sono così sicura».
«Ashley ascoltami, non decidiamo noi quando affrontare i nostri problemi ancor meno quando. So che il momento non è uno dei migliori ma prima o poi dovrai risolverli. Se lo farai mentre J sarà in ospedale non ti renderà una pessima sorella, anzi sei tutt'altro che una pessima sorella», le sorrido, «perciò anche se passerai delle ore distanti da lui, lui capirà. Lo conosco da anni e so perfettamente che vuole il meglio per te come lo voglio anche io».
«Grazie, ti voglio bene».
«Te ne voglio anche io Ashley», me lo dice mentre mi prende fra le sue braccia.
«Non so proprio come farei senza di te», le sussurro.
«Nemmeno io scema», ridiamo, «chiama tuo fratello, che è ora di andare a casa che devi farti una doccia, puzzi incredibilmente».
«Vaffanculo», le dico ridendo, «adesso lo chiamo» e così facendo tiro fuori il cellulare e chiamo Xavier avvisandolo che siamo pronte per il ritorno a casa.

N/A: rieccomi 😅 in realtà questo capitolo era già pronto da un po' ma ho avuto casini a lavoro e non avevo mai un attimo per pubblicarlo, spero possa piacervi, alla prossima ❤️

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