CAPITOLO 35

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Non so dove io sia e sinceramente non mi interessa. Le lacrime che mi riempiono gli occhi mi offuscano la vista, facendomi perdere il senso dell'orientamento. In questo momento vorrei che il mio cervello smettesse di funzionare o almeno che si spegnesse. Vorrei poter chiudere gli occhi per zittire tutti i miei pensieri e immaginare un mondo dove vengo amata per quello che sono. Qualcosa che vibra mi distrae dai miei pensieri e mi rendo conto che è il cellulare così lo prendo in mano. Prima di rispondere guardo chi è e per fortuna è solo mio padre.

«Pronto?»

«Dove cavolo sei finita Ashley?», mi sbraita nell'orecchio.

«Scusami ma non mi sentivo molto bene, così sono uscita a prendere una boccata d'aria».

«Ok, devo venirti a prendere?»

«No, torno a casa da sola».

«Bene, ci vediamo a casa», chiude così la chiamata prima di riagganciare. Non so ancora come tornerò a casa, magari me la farò a piedi tanto cosa vuoi che siano dieci chilometri? Beh tutto sommato per una come me sono tanti, ma essendo che i miei penosi pensieri mi accompagneranno per tutto il tragitto, sembreranno più corti. Mentre percorro le molteplici vie di Santa Barbara, il mio cellulare continua a vibrare. Da quando me ne sono andata dalla stazione di polizia, Kilian non ha smesso un attimo con le chiamate e con i messaggi e questo mi infastidisce. Dirgli addio mi ha spezzato il cuore. Mi odio, perchè con lui ho abbassato la guardia e guardate dove mi ha portata. Mi ha portata a fidarmi di una persona che mi ha avvicinato a lui solo per i suoi scopi lavorativi, fregandosene dei sentimenti che stavano nascendo in me.

**

Cammino, cammino fino a quando finalmente mi ritrovo nel vialetto di casa. Durante l'intera camminata, anche la più piccola delle cose mi ricordava lui, maledizione! Non so tra quanto riuscirò a tornare in me, so soltanto che in questo momento ho bisogno di una doccia calda e di andare a dormire, così da poter spegnere la mente. Sono a un passo dalla porta di casa, quando mi fermo e con la mano mi asciugo le lacrime rimaste. Non voglio dare nessuna spiegazione, voglio soltanto andare in camera mia, però quando apro la porta capisco che non sarà così. Varie voci si insinuano dentro la casa e non sono le abituali. Arrivano dal soggiorno, perciò prima di quanto voglia scoprirò chi sono, in quanto per andare in camera mia devo passare per forza di lì. Mi rimetto sui miei passi ma prima che possa entrare in soggiorno mia madre mi blocca.

«Che è successo Ashley?»

«Nulla, perchè?»

«Sei mia figlia so quando menti, hai pianto?», mi dice cercando di passarmi una mano sulla guancia, che scanso.

«Ah adesso sono tua figlia? E anche se avessi pianto cosa ti interesserebbe?», sono nervosa, arrabbiata anche, perchè se non fossi loro figlia forse sarebbe più semplice per me legarmi a qualcuno.

«Ashley non dire così...», vedo che un pò ci rimane male ma non mi interessa, sai quante volte ci sono rimasta male io? Un milione.

«Voglio solo andare in camera mia, questa situazione mi ha fatto venire il mal di testa».

«Ok», mi dice prima di tornare da dove è venuta. Tutta questa situazione è un incubo e al momento non sono in grado di gestirla. Ritorno sui miei passi, perciò mi avvio verso il salotto pronta a scoprire chi sia l'intruso prima di dirigermi in camera. Quanto mi ritrovo in salone, finalmente do un volto allo sconosciuto che altro non è che il Signor Walker, che parla animamente con mio padre.

«Come è potuto accadere Wiliam?», gli chiede.

«Non lo so, Hunter ci sta lavorando su, ma non è così facile», sento papà rispondergli, ma presto la mia attenzione si focalizza su altro. Sul divano noto J e Isabella seduti uno accanto all'altro e la sua mano che stringe la coscia di lei. Mi viene da vomitare al solo pensiero di loro due assieme, perciò con la poca energia rimasta mi affretto ad andare in camera mia. So che mi sta osservando, forse è l'unico ad avermi notato nella stanza. Da quando esce con lei, J non è più lo stesso. Io vorrei indietro mio fratello, la mia ragione di vita ma forse non sarà più così.

Entro in stanza chiudendomi la porta alle spalle e appoggiandoci la testa sopra. Il telefono continua a vibrare e stanca di tutto questo lo spengo per poi buttarlo sopra il letto. Lo riaccenderò domani, sperando di stare meglio. Mi avvicino al bagno e mi ci chiudo dentro per poi aprire l'acqua calda della doccia. Inizio a spogliarmi e quando sono completamente nuda entro in doccia, fregandomene della temperatura elevata dell'acqua. L'acqua scorre interamente su tutto il mio corpo rilassandomi, ma sfortunatamente non riesce ad eliminare i miei pensieri. Penso che nella mia vita nessuno mi amerà mai, perché da me vogliono soltanto una cosa:  arrivare alla mia famiglia. Kilian ne è stata una dimostrazione e questo mi logora il cuore, perchè mi stavo innamorato di lui. Non ho mai provato questo sentimento per nessuno e forse era meglio così. Le mie lacrime ormai si stanno mescolando alla perfezione con l'acqua che esce dal soffione, ormai fredda. Decido di uscire per poi avvolgermi nell'accappatoio e sedermi sul bordo della vasca per alcuni minuti. Mi perdo con lo sguardo nel vuoto e finalmente per qualche minuto il mio cervello si spegne.

Una volta pronta, esco dal bagno e mi distendo sul letto decisa a chiudere gli occhi per riposare ma così non succede.
Qualcuno sta bussando alla porta, e anche con insistenza, ma non mi possono lasciarmi in pace?

«Chi è?», urlo scocciata.

«Sono Joshua, posso entrare?», cosa vorrà adesso?

«Entra», apre la porta ed entra come al suo solito per poi chiudersi la porta alle spalle.

«Hai pianto?», è la prima cosa che mi chiede, ma sa già quale è la risposta perché i miei occhi sono tutti arrossati.

«Anche se fosse, cosa ti interessa? Puoi tornare pure da Isabella, io me la cavo benissimo anche da sola».

«Smettila di fare così», si avvicina al letto sedendosi affianco a me.

«Sei tu che mi hai allontanato non io...».

«Lo so e mi pento di averlo fatto. Ho fatto una cazzata, ti ho fatta soffrire e non mi perdonerò mai», me lo dice guardandomi negli occhi.

«Adesso però dimmi perchè stai così male», mi prende la mano, ma non gli rispondo. Punto i miei occhi lucidi nei suoi e lui mi capisce al volo, come sempre d'altronde.

«E' stato lui?», sussurra e io annuisco tornando a piangere. J mi attira a se per abbracciarmi, facendomi appoggiare la testa sul suo petto e da lì a poco inizio a singhiozzare.

«E'-è stata tutta colpa mia», prendo un respiro profondo «Pensavo potesse proteggervi invece non è stato così», J mi stringe più a se.

«Shh, calmati Ashley o sverrai per la mancanza d'aria», mi accarezza la schiena.

«Pens-avo ci tenesse a me».

«Anche io».

«Non dire niente a mamma o a papà, ti pre-go».

«Non dirò nulla, adesso però è meglio che ti calmi e ti corichi».

«Va bene, resti qui con me?»

«Certo, non vado da nessuna parte».

N/A: eccoci qua con un nuovo capitolo, spero di avervi fatto percepire come si sente Ashley in questo momento e J e tornarti da noi, ma chissà se rimarrà? Fatemi sapere cosa ne pensate con un commento o anche con una ⭐️ alla prossima un bacio ❤️

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