CAPITOLO 70

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|Non mi tocchi, quando tu dici che ti guardo con questi occhi di chi è fuori di se|

Gaia povs

Io e Jacopo stiamo raggiungendo un hotel, Marti e Tali sono con noi in macchina e alloggeranno nel nostro stesso albergo.

Sono ancora indecisa se stare nella stanza con le ragazze o con Jacopo per poterci parlare.

Il tragitto è breve e nessuno ha più detto una singola parola dopo il nostro abbraccio, non ho il coraggio di proferire alcuna lettera e tantomeno gesticolare.

siamo arrivati!

J: ragazze vorrei pagare io per tutte

Martina cercò di bloccarlo ma esso ebbe la prontezza di proseguire il suo discorso

J: sono stato via per tanto tempo, non ho più potuto passare dei momenti con voi, e mi sento in colpa ogni giorno che passa, quindi per favore so che non equivale al restituire la mia presenza ma almeno mi farebbe sentire meglio giusto un po' meglio...

A quel punto dette queste parole e vista la sua espressione davvero sincera abbiamo deciso di permetterglielo senza obiettare nuovamente.

Prendiamo le chiavi e mi sento tirare da un braccio

J: Ga', non pretendo che tu venga nella mia stessa stanza, è da tanto che non stiamo insieme e vorrei parlare con te, lascio a te la scelta di dove voler andare...

G: ok, anche io ho il bisogno di parlarti...

J: vogliamo andare adesso? immagino anche tu sia stanca dopo il viaggio quindi se vuoi puoi prima andarti a riposare, tieni le chiavi, io posso anche farmi un giro e quando sarai sveglia potrai mandarmi un messaggio.

Dava per scontato il fatto che l'odiassi, o che non volessi nemmeno riposare nella sua stessa stanza, non ho mai smesso di amarlo e il fatto che io l'abbia bloccato ovunque è il segnale che ha avuto.

La lontananza ha sgretolato giorno dopo giorno la nostra relazione, in 4 anni ci siamo visti poche volte e non eravamo nemmeno soli da poter passare momenti assieme.

Mi sono sentita abbandonata ma dall'altro lato non ho potuto tenerlo qui con me, alla fine a me andava bene era il suo sogno, come avrei potuto tarpargli le ali.

Le mille domande mi hanno accompagnata, i mille dubbi e la continua nostalgia che tartassava il mio cuore facendogli perdere ogni giorno un battito in più.

Sono sempre stata una ragazza che ha dato libera scelta dei propri sogni e ho sempre acconsentito alla sua felicità perché è anche la mia.

Non gliel'ho mai detto in tutto questo tempo ma ogni giorno spruzzavo il suo profumo sul suo cuscino e piangevo oceani in silenzio, non ho più il coraggio di uscire con le mie amiche e divertirmi.

Sono morta dentro sempre un po' di più, con l'immagine di noi due impressa in me, tatuata sulla mia pelle e dentro l'anima.

J: hei ci sei?

mi fece segno con la mano per svegliarmi dai miei pensieri

G: uhm, si...andiamo a parlare ora ok?

J: benissimo, prego.

Mi fece spazio e passai davanti a lui per raggiungere la stanza n. 408....

Ed improvvisamente mi ricordai la stanza 309, l'inizio del nostro amore di ciò che avrebbe potuto riservare il futuro per noi, chissà quali scelte faremo, cosa decideremo e se un giorno il nostro rapporto potrà tornare ciò che era.....

Jacopo aprì in poco tempo la porta ed entrammo all'unisono.

Si tolse le scarpe e si sedette a gambe incrociate sul letto aspettando un mio gesto.

Non avevo ancora avuto il tempo di guardarlo negli occhi, non credetti nemmeno io al "non ho avuto ancora tempo" era una balla gigantesca, io non avevo voluto, perché se lo facessi per me finirebbe tutto l'astio e non resisterei nel saltargli addosso.

J: se per te non ci sono problemi vorrei iniziare io....

G: Vai.

Gli diedi il consenso e per un attimo incontrai i suoi occhi e mi ghiacciai, un brivido percorse tutto il mio corpo e il mio respiro si intensificò.

Le nostre mani erano vicine, la mia aveva la necessità di sfiorare la sua, così come ogni centimetro del mio corpo.

chiusi gli occhi per trattenere le lacrime e tirai su con il naso per non cedere.

Lui capì tutto, infondo mi conosceva, il dubbio che mi tormentava di più era che lui non mi amasse più, immaginate se mi ha portata qui solo per lasciarmi o dirmi che mi aveva tradita con Sara, o che si era messo con lei.. avevo davvero tanta paura, ma allo stesso tempo avevo bisogno di lui.

Mi prese il viso tra le mani e avvicinò la sua testa nell'incavo del mio collo, facendo incrociare le sue dita tra i miei capelli.

sussurrò sul mio collo:

J: non voglio perderti, sono un deficiente, non avrei dovuto permettere nemmeno alla lontananza di dividerci.

Feci un respiro profondo

G: non è vero, tu hai inseguito i tuoi sogni, io mi sono solo sentita sola e mi dispiace aver dubitato di te, ti ho odiato mandato al diavolo tante di quelle volte tra me e me. Ho pianto in silenzio, cercavo di darmi forza da sola ma non ha avuto effetto e sai perché?

Preoccupato mi fa segno di no

G: perché mi mancavi come l'aria, tu per me eri il mio ossigeno e lo sei tutt'ora, se aspettare tutti questi anni nel frattempo tu hai realizzato i tuoi sogni io sono felice per te.

J: mi ami ancora? ti prego non lasciarmi..

G: Cazzo, Jacopo come diamine potrei farlo? in questo momento vorrei tirarti uno di quegli schiaffi per avermi lasciata sola ma non lo farei mai, perché mi basta guardarti per capire che ti amo come la prima volta, e non è cambiato niente per me.

J: anche per me non è cambiato niente, e guarda questa è una risposta, il nostro amore come ti ho sempre detto resiste al tempo, alla lontananza, ai litigi, a tutto. Se tu non mi avresti bloccato io sarei stato come al solito distaccato, ma solo perché mi sentivo male, non potevo starti accanto e senza neanche farlo di proposito ti trattavo come un'amica. Mi dispiace tanto....ma come si dice il valore di una persona lo comprendi solo quando la perdi.

Aveva gli occhi lucidi mentre stringeva i pugni , come per volersela prendere con se stesso.

mi andai a sedere al suo fianco

spazio autrice:

prometto di farmi perdonare per le assenze. baci. g.

un amore magnificoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora