ANGELO

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Era un tranquillo giovedì mattina, all'università Xiwang

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Era un tranquillo giovedì mattina, all'università Xiwang.
Connor aveva notato che Dylan era stranamente di buon umore quel giorno e stava per farglielo notare, quando...
"GUARDA DOVE VAI, MOSCERINO!"
Connor alzò lo sguardo e vide che lontano da loro, davanti all'aula di Musica, Shen Yue stava chiedendo ripetutamente scusa a un ragazzo alto almeno tre volte più di lei.
"Mi dispiace! Non volevo!" continuava a dire, mortificata. A quanto pare, Yue era inciampata contro di lui e il ragazzo non sembrava disposto ad accettare le sue scuse. Connor non ebbe nemmeno il tempo di voltarsi verso di lui, che Dylan era già accanto a Shen Yue.
"Hey, tu! Che problemi hai?!" sbottò, guardando il ragazzo con uno sguardo talmente cupo da farlo indietreggiare di un passo.
"Io?! È lei che ha dei problemi! Mi ha pestato un piede e mi ha sporcato una scarpa! Ora deve ripulirla!" replicò il gigante.
"Sei idiota?! Te la prendi con le ragazze?!"
"Levati dai piedi! È una cosa tra me e quel moscerino! Il mondo sarebbe un posto migliore senza persone sbadate come lei!"
Dylan lo spinse abbastanza forte da farlo cadere.
"Attento a come parli di lei!" lo minacciò.
Prima che il ragazzo potesse rialzarsi, Wang He Di gli mise un piede sul petto e lo costrinse a restare sul pavimento freddo del corridoio.
"Chiedile scusa e vattene" sibilò.
Dopo un attimo di esitazione, il ragazzo borbottò le sue scuse e Dylan lo lasciò andare.
Lo videro correre via a gambe levate.
"Didi..." sussurrò Yue.
"Ti ha fatto male?" le chiese lui, senza guardarla.
"No..."
Dylan annuì e se ne andò.
Connor si affrettò a raggiungere Yue.
"Yueyue! Stai bene?"
"Sì, ma... Didi è arrabbiato... Mi dispiace..." rispose la ragazza, cercando di non scoppiare a piangere.
Connor le sorrise e le accarezzò un braccio.
"Non ti preoccupare, non è arrabbiato con te" la rassicurò.
Ma Yue non gli credette.
E ebbe la conferma delle sue paure quando non vide arrivare Dylan in lavanderia.
Lavorò tutto il pomeriggio da sola, consumata dall'angoscia e dai sensi di colpa.

===

"Ciao a tutti! Bentornati a Radio Rainbow! Io sono Shen Yue...

"... E io sono Wang He Di ".

Oggi... Mmh... Parliamo....
Parliamo... Io... "

"Risponderemo ad alcuni dei vostri messaggi".

Caesar osservò i suoi due amici con sguardo preoccupato per tutto il tempo della diretta.
Shen Yue era strana, sembrava sempre sul punto di piangere.
Wang He Di era una maschera di ghiaccio.
Si chiese se avessero litigato.
Non appena mandarono in onda l'ultima canzone, si affrettò a raggiungerli.
"Ragazzi, cosa succede? Avete fatto un casino stanotte!" esclamò.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
Yue scoppiò a piangere come una bambina.
"Yueyue! Hey!" Caesar fece per abbracciarla, ma lo sguardo assassino di Dylan lo bloccò.
"Vi lascio un po' soli, ok? Vi aspetto in macchina" sospirò.
Non appena Caesar uscì, Wang He Di guardò Yue piangere e gli si spezzò il cuore.
Le passò un fazzoletto e la fece sedere.
"Perché piangi, stupida?" le chiese.
"Mi dispiace di averti causato problemi, stamattina... Io... Io non volevo inciampare! È che ero un po' distratta... E... E... Hai ragione, sono un disastro e... Mi dispiace" singhiozzò lei.
Dylan sospirò.
"Smettila, ok? Scusa se ti ho lasciata sola in lavanderia. Mi dispiace. Avevo bisogno di sbollire la rabbia... Quel coglione non doveva permettersi di trattarti in quel modo! Volevo prenderlo a pugni!"
"Ma aveva ragione, dovevo stare più attenta..."
Wang He Di sbattè un pugno sul tavolo.
"Questo non gli dà il diritto di trattarti male! Chi diamine se la prenderebbe  così con una ragazza?! Con te! Chi diavolo parlerebbe in quel modo a... A..."
Dylan si bloccò davanti alla risata di Yue.
"Perché ridi? Prima piangi, poi ridi... Sembri una psicopatica!" sbottò, sorpreso.
Yue si asciugò le lacrime e sorrise dolcemente a Dylan.
"Tu ti comportavi come lui, quando ci siamo conosciuti" disse.
"Cosa?! Non è vero!"
Lei si limitò a fare spallucce.
Lui abbassò lo sguardo... C'era una cosa che voleva dirle.
Una cosa che lo aveva tormentato per tutto il pomeriggio.
Non era solo arrabbiato... Si sentiva anche confuso e... Preoccupato.
"Shen Yue?"
"Sì?"
"Se sono come quel ragazzo, perché non mi lasci perdere? Perché non mi hai lasciato perdere fin dall'inizio?"
Yue ci pensò su per un attimo.
"Non ho mai pensato che tu fossi cattivo, Didi. In fin dei conti, ero io che continuavo a combinare guai... Ricordi? Per quanto provassi a starti lontano e a non provocarti seccature, finivo sempre per scontrarmi contro di te. Forse era il destino, vero? Quando poi abbiamo iniziato a lavorare insieme, ho capito che volevo essere tua amica. Mi sembravi triste... E volevo farti sorridere" spiegò Yue.
"Non ero triste. Non avevo bisogno di te" borbottò lui.
Yue sorrise ancora di più.
"Lo so. Perciò grazie per avermi comunque permesso di avvicinarmi un po' a te" disse.
"Non te l'ho permesso! Hai fatto tutto da sola! Hai invaso i miei spazi!"
"Ok, ok! Scusa!" rise lei.
Dopo un attimo di silenzio, Dylan la guardò dritta negli occhi e cercò le parole giuste.
"Shen Yue, tu... Devi capire che non tutte le persone sono buone come credi. Tu vedi il mondo a modo tuo... Ma devi svegliarti. Se non fossi intervenuto io, questa mattina, avresti pulito le scarpe a quel ragazzo! Ma non è così che funziona! Essere gentile con gli altri non significa lasciarsi trattare male. Hai capito?"
Yue non rispose. Abbassò lo sguardo e iniziò a tormentarsi le mani.
"Yue... Sono serio. Hai capito?"
"Didi?"
"Sì?"
"Non lo so se ce la faccio" la sua voce tremava.
"Cosa intendi?" chiese Dylan, perplesso.
"Forse quel ragazzo aveva avuto una brutta giornata. Forse lui..."
A quel punto, Wang He Di non seppe resistere.
La abbracciò forte.
"Sei così stupida" sussurrò.
Yue si lasciò cullare dal suo profumo e dal suo calore.
Gli abbracci di Didi erano speciali.
E mentre continuava a stringerla a sé, Wang He Di promise a se stesso che avrebbe fatto il possibile per proteggere quella scema.
"Andiamo! Voglio vedere l'alba!" esclamò all'improvviso Yue, scostandosi da lui.
"Questa volta non ci fermiamo, ti avverto!" borbottò Dylan.
"Lo hai detto anche l'ultima volta" ghignò lei.

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