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Sola Fide Beach, Mar dei Caraibi, 1750.

Sono passate già un paio di settimane da quando il capitan Jack Sparrow ha abbandonato Angelica su questa isola deserta. Quell'isola era una vera e propria prigione, le giornate arrivavano a sfiorare i 40°c, le nottate erano fredde e ventose e c'erano solo noci di cocco da mangiare. Menomale che doveva essere una "rotta trafficatissima", non si è mai vista una nave, un vascello o un peschereccio, niente di niente, il nulla totale... fino a che un giorno Angelica scorse qualcosa all'orizzonte, era una piccola barca a vela, le sembrava un miraggio non poteva crederci. Cominciò a sbracciarsi e a urlare con tutta la voce che aveva in corpo. Era riuscita a farsi notare, la barca stava andando verso di lei, era così felice le sembrava un sogno. Era fatta, era salva.
Su quella barchetta a vela c'erano solo tre persone: il timoniere che stava al timone, un marinaio indaffarato con le funi delle vele e un signore distinto e ben vestito che poteva essere, forse, il proprietario della barca.

La barchetta si avvicinava sempre di più alla riva, così che Angelica scoppiò in un pianto liberatorio e di felicità. Aveva capito che l'avevano vista chiedere aiuto e la stavano soccorrendo.

«Grazie mille» urlò la fanciulla con le lacrime agli occhi, ancora non poteva crederci

«Signorina cosa ci fate qui su questa isola dimenticata da Dio?» chiese l'uomo ben vestito 

«Sono stata abbandonata qui, due settimane fa, da un pirata» rispose

«Brutta razza i pirati» ribatté il capitano della barca  «Dovrebbero sterminali tutti, sia che siano donne, sia che siano bambini» concluse lui

In quel momento Angelica si rese conto di non dover assolutamente lasciarsi scappare di essere una piratessa, men che meno di essere la figlia dell'ormai defunto Barbanera o per lei si sarebbero complicate le cose.

«Vi sono molto grata per avermi soccorsa, come vi chiamate?» domandò Angelica guardando il signore ben vestito

«Il mio nome è Felipe Alvarado; al vostro servizio signorina» le rispose

«Siete spagnolo?» chiese non potendo fare a meno di notare il suo accento «Io sono originaria di Siviglia» aggiunse

«Sì, sono nato a Barcellona» rispose lui «Il vostro nome invece?» chiese con una certa pertinacia

«Io sono Angelica Tea... uhm Angelica e basta» si fermò appena in tempo

«Va bene Angelica e basta» iniziò ridacchiando «Noi stiamo facendo rotta verso L'Avana, è lì che viviamo» terminó facendosi serio

«Bene se non vi dispiace mi aggregherei a voi» gli disse con aria sollevata

«Capo dobbiamo darci una mossa o arriveremo con il buio» disse il capitano con aria seccata

Si vedeva che il capitano era uno a cui non piaceva perdere tempo, continuava a guardare Angelica... la squadrava dalla testa ai piedi e lei se ne accorse, si sentì leggermente in soggezione. Era come se l'uomo avesse capito che tenesse nascosto qualcosa.

Pochi istanti dopo Felipe interruppe i pensieri di Angelica.

«Posso chiedervi come dalla bella e soleggiata Siviglia siete finita su un'isola deserta nel mar dei Caraibi?» domandò guardandola negli occhi

«Sono cresciuta in un convento a Siviglia, avrei dovuto prendere i voti, ma non l'ho fatto» rispose un po' affranta e abbassando lo sguardo

«Scommetto che è stato per via di un uomo» affermò sicuro di sé

«In effetti sì, fue culpa de un hombre» ribattè lei

«Cosa non si fa per amore eh...» disse Felipe ridacchiando

«Si però non è durata a lungo, solo pochi mesi, ed è finita anche male... ho tentato di ucciderlo un paio di volte» rispose seriosa Angelica

«Siete una donna alquanto pericolosa allora» disse l'uomo con aria scherzosa «Dovrei forse temervi e avere paura di voi?» le chiese

«No, non dovete preoccuparvi sono innocua...» rispose tranquillamente «... se non mi viene fatto del male» aggiunse silenziosamente

«Comunque vi ho interrotta, continuate pure il vostro racconto» riprese lui

«Beh una volta terminata la mia vita da noviza ho lasciato il convento e sono partita alla ricerca di mio padre, una volta trovato mi sono ricongiunta con lui e non l'ho più lasciato fino al giorno della sua morte» spiegò la donna

«Mi dispiace per la morte di vostro padre... di cosa si occupava?» domandò incuriosito

Angelica sgranò gli occhi, cosa si sarebbe potuta inventare ora?! Non poteva di certo raccontare che suo padre era stato uno dei pirati più temuti di tutti i setti mari. Le balenò in testa un'idea, bastava che raccontasse tutto ciò che le suore le avevano sempre detto sul conto di suo padre.

«Mio padre era un bravo capitano de mare, era sempre lontano per affari importanti, sempre in viaggio, per questo non ho potuto trascorrere la mia infanzia a suo fianco» rispose un po' arrampicandosi sugli specchi

«E vostra madre invece? Non potevate rimanere con lei?» chiese con aria invadente

«Mia madre uhm... è morta subito dopo avermi dato alla luce... io non l'ho mai conosciuta» rispose con  voce rotta

«Perdonatemi non volevo risultare troppo invadente» si scusò l'uomo

«E invece voi che cosa mi raccontate?» domandò Angelica per cambiare discorso

Era meglio non soffermarsi sul passato della donna, non sia mai che si sarebbe potuta far scappare qualcosa di troppo...

«Io possiedo una locanda nell'Avana, è l'attività di famiglia. La mia è la terza generazione che si occupa degli affari e dopo di me toccherà a mia figlia» raccontò Felipe

«Avete una figlia?!» esultò contenta Angelica

«Sì es una niña dolcissima, si chiama Elèna e ha 5 anni» disse lui «Anche mia moglie è morta dando alla luce la nostra bambina» concluse l'uomo

«Mi dispiace per la perdita di vostra moglie» disse Angelica con aria triste «Non deve essere stato facile per voi» aggiunse

«Sì! Avete ragione, non è stato per niente semplice... soprattutto all'inizio» rispose «Angelica sapete già cosa fare una volta giunti in Avana?» le chiese

«In realtà no, non ci ho ancora pensato, so per certo che voglio prendermi una pausa dal mare» gli rispose

«Beh potreste venire a lavorare nella mia locanda e in cambio del vostro lavoro potrete vivere lì, almeno fino a che non decidiate cosa farne della vostra vita» propose Felipe

Lavorare... non era una parola che tanto andava a genio ad Angelica. Lei abile truffatrice e a tratti manipolatrice che finiva a lavorare in una locanda per avere un letto in cui dormire e un pasto per sfamarsi...

«In realtà non saprei, mi avete colta alla sprovvista» rispose con aria confusa

«Tanto se non avete un posto dove andare... Così conoscerete anche mia figlia, è una bambina simpatica... vi piacerà e voi piacerete a lei, di questo ne sono sicuro» disse Felipe

«Beh in effetti è vero, non è che io abbia chissà quale progetto da attuare per ora» rispose

«Allora... accettate la mia proposta?» domandò il locandiere porgendole la mano per stringere un accordo

«E va bene, accetto!» rispose la donna stringendogli la mano

Due cuori e una capanna Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora