☙36❧

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Mi sveglio alle luci dell'alba sorpresa dal fatto che sia riuscita ad addormentarmi così profondamente. Il letto è davvero estremamente comodo come da prima impressione, nonostante a prima vista sembrerebbe una di quelle brandine malandate. Resto per un po' distesa, non sapendo cosa fare. Poi decido di alzarmi. Non sopporto restare sdraiata più di tanto. Una volta alzata vedo che in camera sono comparsi un catino pieno d'acqua e un asciugamano immacolato. Sulla sola sedia presente in camera è posato un vestito simile a quello che ho indossato ieri, solo che sui toni del verde. Non voglio nemmeno immaginare che qualcuno sia entrato in camera mentre dormivo. Spero vivamente di no. Vicino al vestito c'è un biglietto. La casa è al tuo servizio.

La casa è viva?

Mi risponde aprendo la finestra per me, ch si affaccia su un piccolo terrazzo, facendo entrare i caldi raggi del sole.

Wow.

Non so se è più inquietante questo.

Mi lavo e indosso il vestito. Poi, non sapendo se gli altri stiano ancora dormendo, mi affaccio al terrazzo. Mi gusto la visione di tutto questo verde. Respiro a pieni polmoni l'aria fresca chiudendo gli occhi, potrei abituarmi all'idea di svegliarmi sempre così.

Sussulto al suono di una voce melodiosa che non capisco cosa dice. Mi volto e scorgo un elfo sul ramo di un albero affianco. Non è tanto diverso da tutti gli altri che ho visto fin ora. Solo che mostra un'emozione. Mi sta sorridendo. Lo faccio anche io.

- Scusa, non capisco la tua lingua – dico nella mia. Non so quale conversazione potremmo avere. Ovviamente mi stupisce come tutti gli altri.

- Ho chiesto se ti piace la vista – risponde. Sorride nuovamente inarcando le sopracciglia. Non ho ben capito se si riferisce al paesaggio o a lui, opto per la prima.

- E' molto bello. Penso mi mancherà – dico sinceramente.

- Se ogni tanto vuoi un assaggio, basta che mi chiami. – L'elfo si sporge un po' di più verso di me e fa crescere una rosa dalle sue mani. Me la porge.

Non vorrà dire quello che penso io...

L'accetto imbarazzatissima e...qualcuno me la strappa dalle mani.

- Non penso lo farà. – Ian è di fianco a me, fin troppo vicino.

- Ehi! – ribatto, cercando di afferrare il fiore. Ian alza il braccio e per quanto mi sforzi non riesco a prenderlo. Lui trattiene un sorriso mentre lo fulmino con gli occhi. Mi volto verso l'elfo per scusarmi ma lui non c'è più.

- Sei un gran maleducato! – dico allora ad Ian.

- Non ti hanno insegnato a non accettare le caramelle dagli sconosciuti? – mi chiede lui rientrando in camera. Incrocio le braccia e lo seguo.

- Non è una caramella! – lui posa la rosa sul piccolo tavolino mentre scuote la testa.

- Non posso credere che tu stavi accettando di stare con lui. –

- Non stavo accettando un bel niente! – Alza le sopracciglia in un moto interrogativo. Meglio se finiamo qui la conversazione, perché non so dove ci possa portare. Ian non sembra della stessa opinione ma, quando vede che io non ho intenzione di ribattere, lascia perdere anche lui.

- Vieni, Nimar è pronto. – Bene. Meglio focalizzarci su quello che siamo venuti a fare. Quando usciamo dalla camera, Marij ci butta un'occhiata eloquente. Io alzo le spalle senza dire nulla, anche se posso riuscire a decifrare i suoi pensieri da qua.

Dopo aver fatto un'abbondante colazione formata più che altro da frutta, ci dirigiamo verso la biblioteca. Nimar ci fa strada verso i tavoli di ieri. Su uno di questi è presente un volume dalle rilegature argentate, abbastanza grande, e di fronte è seduto un altro elfo. Guarda caso è l'elfo che stamattina si è offerto a me. Divento viola per l'imbarazzo, soprattutto perché Ian non ci fa caso minimamente. Alza un sopracciglio sorridendo. Ricambio molto meno strafottente.

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