☙12❧

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Il fischio del bollitore annuncia che l'acqua è pronta per il tè. Mi alzo, facendo sciogliere i muscoli tesi, per andare a prepararlo. Metto le foglie nell'infusore e questo nella teiera, e verso l'acqua. Non mi è mai piaciuto fare il tè con i filtri monodose già confezionati, soprattutto da quando ho iniziato a prepararlo in questo modo. Avevo non più di 7 anni quando l'ho visto in un vecchio film inglese, mi ha affascinata talmente tanto che ho supplicato mia madre di comprarmi tutto l'occorrente. Lei ha accettato a patto che imparassi e non chiedessi a lei aiuto e ormai farlo così mi rilassa. Ian è ancora seduto sulla sedia e aspetta che gli passi la sua tazza. Mi guarda sospettoso e dubbioso, quasi non sapesse se abbia preso la decisione giusta a rivelarmi tutto. Verso il tè nelle tazze e vado a sedermi di nuovo sulla poltrona, dopo averne data una a lui. Con la schiena dritta, prendo un sorso aspettando che inizi la spiegazione. L'attesa mi sta distruggendo, ma Ian ha fatto bene a suggerire di prenderci qualcosa per calmare i bollenti spiriti. Mi sento già più serena per affrontare il tutto.

- Avanti, spara – una ciocca di capelli mi scivola in avanti ed io la riporto prontamente dietro l'orecchio. Ian si porta il tè alle labbra e soffia con estrema calma per raffreddarlo. Il movimento non fa altro che portarmi alla mente che quelle stesse labbra cinque minuti fa erano quasi sulle mie. Lui stringe gli occhi su di me e alza un angolo della bocca divertito, mentre sta ancora soffiando, consapevole e tronfio di essere al centro della mia attenzione.

Dio, quanto è bello.

La mia salivazione è a zero, così deglutisco; ma non voglio dargli il piacere di distogliere lo sguardo.

- Sembri un funghetto, appollaiata su quella poltrona – fa un cerchio in aria con un dito, incorniciandomi. Mi cadono le braccia, non riusciamo a portare avanti una conversazione se non ci infila una delle sue battutacce in mezzo.

- E questo che c'entra? – chiedo accigliata. Per non parlare del fatto che la mia autostima sia andata sotto i piedi.

- Assolutamente nulla – risponde lui, ora il sorriso è esteso su tutto il volto. Alzo gli occhi al cielo.

- Tu non ci stai bene, bello –

- Mi hai dato del bello? – alza le sopracciglia, rimarcando la domanda.

- Smettila! – scuoto la testa, sperando di suonare seria. So che questo è un suo tentativo di sviare il discorso, ma ormai non ci casco. Voglio sapere. Devo sapere. Lo guardo con aria truce, così lui fa un sospiro e si ricompone.

- Iniziamo, allora. Non esiste soltanto la magia bianca, quella che usiamo noi. Esiste anche la magia oscura, magia cioè che è proibita perché si impossessa di te e ne diventi dipendente. È come una droga, quando la usi ti fa stare bene, ti fa sentire potente; ma più ne usi più ne vuoi usare. È qualcosa che ti corrompe e ti costringe a compiere atti ignobili e spregevoli, per quanto tu li possa considerare giusti. Ma la magia oscura non dà niente per niente: ogni volta che la utilizzi, ti strappa via un pezzo di anima.

Come sai, gli amuleti non sono tutti uguali e la loro potenza si rifà alla personalità del mago cui si associa. Già ai tempi dei primi maghi, qualcuno era insoddisfatto e invidioso della potenza di alcuni amuleti e voleva più potere per sé. Voleva essere invincibile.

Per questo motivo, iniziò ad usare la magia oscura per arrivare al suo scopo. Essa però iniziò ad impossessarsi del mago, lentamente, fino a quando non ebbe risucchiato tutta la sua anima.

Questa è la sintesi della nascita del Lich, un essere senz'anima diventato immortale ormai. È la minaccia maggiore per il mondo magico, la personificazione dell'oscurità. Il suo unico scopo è quello di arrivare alla fonte di tutto il nostro potere, cioè il marasma. Per questo motivo ha bisogno degli amuleti da esso costituiti. Questi, se trattati con un incantesimo di magia oscura, cambiano. Si trasformano e trasformano il mago possessore. L'energia incanalata da essi passa dal mago al Lich e il Lich diventa sempre più potente ad ogni amuleto che fa suo. Il mago viene assoggettato dalla magia oscura; ovviamente ne diventa dipendente, e diventa Paras. Quindi in realtà non c'è una netta differenza tra Lich e Paras se pensiamo alla loro devozione alla magia oscura. Ma, mentre il Lich vuole potere e basta perché ha completamente ceduto la sua anima, il Paras vi è ancora legato. Come avrai capito, il paras ha bisogno di anime per rimpiazzare quella persa. Si nutre delle anime di umani che bramano la magia. Questi scendono a patti con il paras: attraverso particolari gemme potranno utilizzare parte della magia del paras, in cambio quest'ultimo prende parte dell'anima dell'umano e ne ricava maggiore energia. Non ne sono sicuro, ma il pugnale di diamanti nelle tue visioni potrebbe servire a questo. Il povero umano non sa che così facendo rinforza di più il paras, e ne diventa il suo servo. È quello che noi chiamiamo in gergo magoide. A sua volta il rafforzamento del paras rinforza di più il Lich.

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