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Prendo lo zaino che ho preparato ieri sera con le cose  che potrebbero servirmi per un paio di giorni. Ian ha accennato al fatto gli elfi non percepiscono il tempo come lo facciamo noi. Ho dovuto trovare una scusa anche per i miei, siccome non penso che in un bosco magico possano funzionare i nostri cellulari. Ho chiesto quindi ad elena di mandare un messaggio mattina e sera a mia madre. Mentre a lei ho detto che devo fare molti progetti per la scuola quindi forse mi sarei dimanticata di chiamare. Scusa poco accettabile, lo so, ma dovrebbe andare bene.
Ian mi sta aspettando giù, zaino in spalla. È una bella vista vederlo così, in tuta e con aria disinvolta pronto per una gitarella. Con me. Non posso non invidiare la sua magnificenza però.
- Pronta! - dico allegra. Lui fa un sorrisetto e mi porge il cappotto, mentre infila il suo parka. Devo provvedere a comprare anche io qualcosa di così comodo d'ora in poi. Dopo aver ripreso lo zaino infila il berretto e apre la porta. Un ondata di aria gelida investe l'atrio.
Mizzica se fa freddo. Prendo il cappello anche io e lo infilo gurdandomi allo specchio. Perché Ian sta così bene col suo ed io sembro una bambina? Cerco di non arrovellarmi troppo ed esco dietro di lui. Ian si ferma appena dopo il cancello e alza le mani in aria, mormorando qualcosa. Devo dire che vederlo in tuta col cappellino e lo zaino evocare i propri poteri è stranamente divertente. Una bolla compare a circondare la casa, pulsa per una sola volta di una luce blu e scompare. Con questo, Ian mi ha spiegato che potrà sentire qualsiasi avvicinamento.
Mi sto congelando e sono quasi sicura di avere la punta del naso rosso, quando siamo pronti a partire.
- Bene. Non c'è nessuno - dice Ian. Così gli porgo la mano, e mi gusto tutto il momento in cui vedo lui avvicinarsi a prendere la mia. Nessuna sensazione di calore però, perché appena mi tocca vengo sballottata dal teletrasporto. Ci ritroviamo tra alcuni arbusti di fronte la strada che dà sull'enorme cancello del regno magico. Quel pezzettino di terra sembra fatto apposta per non essere visti da qualcuno che passa di là. 

- Certo che se qualcuno ci vede uscire insieme da dietro qui chissà cosa penserà - ragiono ad alta voce. Io avrei pensato male, lo ammetto. Ian ride e scuote la testa.
- Maliziosa, la ragazza - risponde. Metto le mani sulle spalle dello zaino mentre cerco di uscire senza farmi del male.
- Dai! Dimmi che tu non penseresti la stessa cosa - affermo. Per tutta risposta lui mi tira indietro per lo zaino in modo che mi sbilanci. Mi poggio completamente su di lui, che mi guarda dall'alto. Fa un sorriso sornione e per un secondo restiamo così. Parti del mio corpo si riscaldano nonostante non ci stiamo toccando. Poi apre la bocca e, vicinissimo al mio viso, fa:
- usciamo dall'altro lato. –

Mi lascia andare e , presosi cura che non possa cadere, esce dal quel piccolo spazio. Marij ci sta aspettando dall'altro lato, vicino al cancello. Porta due dita alla fronte, a mo di saluto militare.

- Pronti per questa avventura? So che non dovrei dirlo, ma io sono eccitata all'idea! Era da tanto che non faccio qualcosa del genere mi sto arrugginendo. – Parla a raffica, mentre attiva il cancello con il suo medaglione. Io rido insieme a lei.

- No, non sei l'unica – ribatto. Ian, dal canto suo, ci guarda strano non capendo da dove venga tutto questo fermento. Mi fermo e gli punto un dito contro.

- Non fare il guastafeste! Siamo ancora in tempo a lasciarti qui. – Gli dico direttamente. Lui fa un sonoro sbuffo, che io e Marij prendiamo come scherzoso e si fionda dentro al cancello, scomparendo. Io passo appena dopo, seguita da Marij. Non mi abituerò mai alla cacofonia della strada di Pantou. Per fortuna la attraversiamo in fretta e arriviamo alla quiete del prato che porta alla foresta di Afàntastos. Ci dirigiamo velocemente verso i primi alberi. Ian mi ferma prima che possiamo entrare.

- Sta sempre vicino a me o Marij. – Vedo la sua rigidità, quindi evito di commentare l'ovvio. Dove potrei andare? Annuisco semplicemente e mi metto di fianco a lui. A questo si distende un po' e così ci addentriamo. La prima cosa che noto è il fatto che siamo in un normalissimo bosco. Diciamo che mi sarei aspettata qualcosa di più...magnifico. L'unica cosa che può cambiare è che non c'è tutto quel freddo che abbiamo incontrato per arrivare fin qui. Il canto degli uccelli, seppur minore rispetto a quello che troveremmo in primavera, ci accompagna mentre camminiamo fra gli alberi. Non c'è un vero e proprio sentiero, ma ci rivolgiamo verso quello che dovrebbe essere l'est. Man mano che ci inoltriamo, gli alberi si fanno sempre più vivi, e troviamo querce secolari affiancate da giovani arbusti. Ci sono diversi alberi che non conosco. Ricordo l'albero dalle foglie viola visto in accademia, ma ce ne sono molti altri diversi. A parte il tripudio di colori, alcuni alberi sembrano fatti al contrario, con le radici in su e le foglie che crescono ai piedi. Altri sembrano del tutto vivi, svegliandosi e muovendosi al passaggio degli animali. Scopro poi che non sono tutti animali, alcune sono piccole creature svolazzanti, che Ian indica come abitanti e guardiani della foresta.

BLUE ESSENCEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora