Capitolo 47

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Martina pov
Passarono due giorni da quella sera, due giorni che avevo impegnato a rotolarmi nel letto mentre le lacrime continuavano a scendere senza fermarsi.
Due giorni d'inferno, dove mi interrogavo continuamente e mi chiedevo se fosse colpa mia, se forse avrei dovuto lottare un po' di più per mattia.
Ma lui avrebbe lottato per me?.
Chiaramente no, aveva attraversato la porta di casa mia senza battere ciglio, nonostante lo pregassi con lo sguardo di rimanere, di combattere per me.
Ma no, aveva preferito scappare e lasciarmi, piuttosto che far funzionare tutto ciò che ci eravamo costruiti assieme.
Ecco questi erano i pensieri che attraversavano la mia mente, mentre compievo azioni futili senza darci particolare attenzione, come mangiare e cercare di fare i compiti.
Avevo anche ignorato kairi, Alvaro e roshaun, che mi avevano invitata a una festa per farmi distrarre, ma non avevo voglia di vedere nessuno e soprattutto non volevo vedere mattia.
Anche adesso in questo momento, mentre ero sotto la doccia per prepararmi per gli ultimi giorni di scuola, continuavo a interrogarmi senza sosta.
Chiedendomi come fosse possibile amare una persona così tanto da consumarsi, perché è quello che stavo facendo, mi stavo lentamente consumando.
Uscii finalmente dalla doccia, in cui ero stata dentro per più di un'ora.
Avvolsi il mio corpo in un'asciugamano e con la mano tolsi la condensa che si era formata sulla mia specchiera.
Mi guardai, avevo ancora con i capelli che rilasciavano calore, ovviamente avevo le occhiaie e gli occhi gonfi.
Non persi più tempo a fissare ancora la mia faccia distrutta e iniziai ad asciugare i miei lunghi capelli, ai quali avrei dato una leggera spuntata, appena fosse stato possibile.
Dopo aver finito di asciugarli, misi le prime cose prese dal mio armadio, ovvero una tuta leggermente pesante, visto che quella mattina pioveva a dirotto, e anche se l'estate era praticamente arrivata faceva fastidiosamente freddo.
Con gli abiti precedentemente indossati tornai in camera per prendere i miei trucchi, che erano dentro a una pochette appoggiata sulla scrivania.
Mentre la prendevo notai che il mio mcbook lampeggiava, anche se aveva lo schermo quasi chiuso.
Mi sedetti sulla poltrona per guardare cosa avesse il
mio computer, non curante del ritardo che poteva darmi facendolo.
Aprii lo schermo e vidi una chiamata FaceTime, da parte dei miei genitori.
Decisi di rispondere, anche se le mie condizioni facevano intendere il mio stare male.
Videochiamata
"Pronto", dissi dopo che le loro facce leggermente sfocate si presentarono ai miei occhi
"Ciao tesoro", risposero assieme, un po' in ritardo visto che la connessione non era ottimale
"Come stai?, come ti trovi in New Jersey?", mi chiesero subito dopo, sorridendo.
"Bene grazie, mi stavo preparando per andare a scuola", asserì, sforzando un sorriso per la piccola bugia detta.
"Ci manchi", disse mia mamma, con gli occhi lucidi mentre mi squadrava
"Anche voi", risposi questa volta senza mentire, i miei genitori mi mancavano sul serio
"Quest'estate passi a trovarci vero?", chiese mio padre, dopo aver lanciato un'occhiata a mia mamma.
"Non lo so papà, devo studiare tanto", mentii di nuovo, sapendo benissimo di avere nei programmi di andare in Italia, ma qualcosa me lo impediva.
"Questa mi sembra una bugia bella e buona, non vuoi vederci?", rispose mio padre, accorgendosi della mia bugia, iniziando a insospettirsi
"Ma no, certo che voglio vedervi, e solo che- che", cercai di giustificarmi, ma la tensione che stavo tenendo dentro stava uscendo, facendomi scoppiare in un pianto.
"Amore che succede, perché piangi?", chiese mia madre con tono apprensivo, odiava vedermi piangere.
"Non mi va di parlarne", risposi asciugando le lacrime che avevano bagnato le mie guance.
"Vedrai che l'aria dell'Italia ti farà bene, e quando ne vorrai parlare saremo qua", rispose mio padre, con tono dolce.
Feci un lieve cenno di approvazione mentre mi soffiavo il naso, odiavo sentirmi così debole ai loro occhi.
"Quindi lo prendiamo come un si?", chiese mia madre dopo il mio silenzio.
"E va bene, mi avete convinta", risposi sorridendo debolmente, i miei genitori sapevano essere molto persuasivi.
"O-ora devo andare", aggiunsi, dopo essermi resa conto di essere davvero in ritardo e di aver saltato la prima ora.
"Va bene, ciao tesoro ci vediamo preso", disse mio padre per poi chiudere la videochiamata.
Avevo fatto un casino, non potevo andare in Italia, non potevo rischiare di incontrare mattia, o peggio di permettergli di pensare che ci ero andata per lui.
Dovevo trovare una soluzione, che non comprendesse l'andare in Italia.
Ma ero troppo in ritardo per elaborare un piano, perciò lasciai perdere per il momento.
Corsi in bagno dopo essermi alzata dalla poltrona, e dopo esserci entrata iniziai a truccarmi velocemente con correttore, blush e mascara.
Dopo aver finito uscii dal bagno, mi misi le scarpe e scesi in cucina.
Dopodiché uscii di casa più velocemente possibile, entrando in macchina subito dopo, la misi in moto e partii verso la scuola.

Arrivai dopo dieci minuti nel parcheggio, rendendomi conto dopo aver guardato l'ora sul telefono che, ormai era troppo tardi per entrare a scuola.
Perciò decisi di entrare alla seconda ora, e mi ricordai di aver visto un piccolo bar molto vicino alla scuola, decisi di andarci per fare colazione mentre aspettavo di poter entrare.
Una volta giunta davanti al bar a piedi ci entrai, ordinai un caffè e una brioche al cioccolato.
Dopodiché mi sedetti in attesa della mia colazione, e iniziai a guardare Instagram.
Scorsi un po' le storie, notando che la maggior parte di loro contenevano video e foto della festa a cui kairi Alvaro e roshaun mi avevano invitato, che a quanto pare si era tenuta la sera prima.
"Ecco a lei", la voce gentile della cameriera mi aveva fatto staccare gli occhi dallo schermo.
"Grazie", risposi gentilmente mentre la ragazza mi porgeva il mio caffè e la brioche precedentemente ordinati.
Dopodiché si allontanò dal mio tavolino, e io continuai e scorrere le storie, soffermandomi su quelle di mattia che sembrava molto allegro e senza pensieri, al contrario di me.
Sembrava anche parecchio ubriaco, visto che i video ritraevano lui che ballava come un forsennato, tenendo in mano ogni volta un bicchiere diverso.
Mi spuntò un piccolo sorriso ebete mentre sorseggiavo il mio caffè, vedendo sempre mattia attraverso lo schermo cadere per terra dopo aver cercato di ballare.
Ma l'ultima storia mi fece quasi sputare tutto il caffè che avevo in bocca, e mi fece scomparire velocemente il sorriso.
L'ultimo video che avevo visto ritraeva il ragazzo che ballava con una ragazza piuttosto bassa, mentre lei si strusciava su di lui.
Ma la cosa che mi spezzò di più il cuore fu vedere la faccia felice e compiaciuta di mattia, mentre la ragazza continuava a ballare sensualmente sul suo cavallo dei pantaloni.
Come poteva aver già dimenticato la nostra storia, come poteva aver già trovato qualcuna che mi sostituisse?.
Ero delusa arrabbiata e distrutta.
Sentivo che qualcosa in me si era rotto, questa volta ancora di più.
Mi domandai se la nostra storia non fosse stata sempre una fottuta farsa, visto che ci aveva messo poco a dimenticarmi.
E come al solito mentre continuavo a pensare, mi passò la fame e lasciai la brioche a metà sul piattino.
Sentivo la rabbia crescere sempre di più e le lacrime che minacciavano di uscire, ma dovetti trattenerle perché piangere in pubblico non era esattamente la cosa migliore da fare.
Lasciai i soldi sul tavolino e uscii velocemente dal bar, camminando sotto la pioggia mentre il cappuccio della felpa mi permetteva di non bagnarmi completamente.
"Stupido coglione", mormorai tra i denti arrabbiata mentre mi avvicinavo sempre di più all'istituto.
Mancavano ancora dieci minuti all'inizio dell'intervallo, così decisi di calmare i nervi fumando una sigaretta.
Dopo aver tirato fuori il pacchetto dalla tasca, presi una sigaretta e l'accesi, mettendomi sotto un porticato per proteggermi dalla pioggia.
Iniziai ad aspirare il fumo, mentre combattevo per tenere ferma la gamba che per il nervoso continuava a tremare velocemente.
Volevo e dovevo affrontare mattia, urlargli addosso tutto quello che stavo provando, facendolo sentire piccolo, come mi ero sentita io.
Volevo sputare sulla sua stupida faccia d'angelo, che mi aveva fregato più di una volta, facendomi abbandonare ogni pensiero cattivo su di lui.
Ma questa volta la sua stupida faccia non mi avrebbe fregata, me ne sarei fregata delle sue futili scuse.
Sapevo benissimo che non stavamo più insieme, e che era a quanto pare felicemente single, ma non poteva prendermi in giro così, non poteva farsi un'altra dopo solo due giorni dalla nostra rottura
No, non poteva.
Doveva avere rispetto per tutto quello che avevamo passato assieme, della nostra storia e del nostro amore.
Ma lui non sapeva il significato della parola rispetto, non sapeva minimante cosa significasse portare rispetto verso un'altra persona, perché era un fottuto egoista che pensava solo a se stesso.
E avrei fatto la stessa cosa, avrei pensato solo a me stessa.
Perciò cambiai idea e decisi di non parargli, decisi di far finta di non aver visto quella stupida storia, anche se probabilmente ero uscita nelle visualizzazioni.
Presi il mio telefono più arrabbiata che mai, aprii tutti i social e bloccai mattia in ognuno, così da non permettergli di vedere le mie azioni.
Dopodiché aprii la rubrica e digitai il numero della mia amica marika, che non vedevo da molto ma sentivo abbastanza spesso.
Dopo tre squilli la ragazza rispose, sembrando felice di sentirmi e chiedendomi il motivo della mia chiamata, e io risposi con la consapevolezza del mio futuro pentimento.
"Marika, è ora di fare festa!"

Spazio autrice
Ciao ragazzi, come state?
Siamo a 82000 letture, è un traguardo davvero pazzesco, grazie mille davvero❤️
Scusate se non ho pubblicato alle 23:00, ma non ero a casa
Tenetevi pronti che tra poco arriva il sequel, e io non vedo l'ora😍
Se il capitolo vi è piaciuto lasciate una stellina e un commento.
Un bacio💜

M.M mattia polibio💜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora