26. Non Sono La Tua Ragazza

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Driiin Driiin.

L'oggetto odioso che produceva quel rumore, sembrava non smettere di infastidirmi.

Allungai il braccio, verso quello che sembrava il mio comodino e tirai giù tutto quello che era sopra di esso, compresa la sveglia.

Quest'ultima però continuò a non darmi pace e frustrata mi misi seduta sul letto.

Feci un po' di stretching mattutino e poi decisi di rimettere in ordine il casino che avevo provocato poco prima.

Per ultimo presi il telefono e lo sbloccai, controllai i vari messaggi e risposi a quelli di mia madre.

Guardai la stanza, ormai spoglia da tutto quello che era mio e poi spostai lo sguardo sull'enorme valigia sul pavimento.

Oggi era il giorno della partenza, e non avevo intenzione di andarmene. Fantastico, no?

Scesi le scale, non curandomi dell'aspetto che potevo avere e le mie gambe mi portarono nella mia parte preferita della casa, la cucina.

"buongiorno" borbottai per poi aprire il frigorifero e immergerci tutta la testa.

Dopo qualche complotto tirai fuori uno yogurt, per fare la salutare, ma la mia immagine venne tradita quando ci immersi dei cereali ricoperti da cioccolata.

"buongiorno Katie, a che ora hai il volo?" mi chiese Griffin.

"alle 12 a.m." risposi secca.

"sono le 9.40 e conoscendo i tuoi tempi al mattino, sono certo che non uscirai di qui prima delle 10.20 e per l'aereporto ci vogliono 15 minuti" analizzò velocemente Griffin.

"e quindi?" chiesi, appena sveglia non riuscivo a connettere bene.

"quindi smettila di imitare un bradipo depresso e muoviti" disse Bryce entrando in cucina e Anthony si rivelò d'accordo, indicandolo con il cucchiaino e annuendo, con la bocca piena di cereali e latte.

Alzai gli occhi al cielo, ma alla fine feci come aveva detto lui.

Mi preparai e con l'aiuto di Bryce scesi con le valigia al piano terra.

La posammo vicino all'entrata e controllai l'orario, le 10.10 a.m.,avevo ancora 10 minuti poi sarei dovuta uscire o avrei perso il volo.

Salii una rampa di scale e andai in salotto, dove vi trovai una persona di cui non mi sarei aspettata la presenza.

"che ci fa lei qui?" chiesi impassibile riferendomi ad Avani.

"sono venuta a salutarti" disse lei dolcemente e cercò di avvicinarsi "ho saputo che parti tra poco"

"Anthony?" chiesi agli altri, ignorandola.

"in camera sua" rispose Jaden.

Senza perdere tempo lasciai la stanza e andai a cercare il mio migliore amico.

"perché è qui?" gli chiesi subito, appena lo trovai.

"l'ho chiamata io" rispose solamente.

"dopo tutto quello che ci ha fatto, che ti ha fatto?" chiesi di nuovo.

"sai" disse tranquillo e lo invidiai per questo suo lato calmo "certe volte per andare avanti, bisogna perdonare"

Questa frase bastò per placare la mia rabbia e tutti i nervi si rilassarono.

Riflettei un po' sulle sue parole e a mia sorpresa mi ritrovai d'accordo.

Tornammo entrambi in salotto e iniziai a salutare tutti i presenti.

𝓼𝓰𝓾𝓪𝓻𝓭𝓲 𝓭𝓲𝓼𝓽𝓪𝓷𝓽𝓲 𝟐 | Payton Moormeier Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora