Epilogo

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"dio Payt, spegni quella sveglia" dissi al mio ragazzo, rifugiandomi sotto al cuscino per cercare di attutire il rumore fastidosio di quell'aggeggio che suonava da almeno mezz'ora.

Nessun movimento al mio fianco e se non sentissi il suo fiato sul mio collo direi che è morto.

Aprii gli occhi controvoglia e mi sbilanciai verso il comodino per far cessare quel rumore fastidioso.

Il display acceso mi fece socchiudere gli occhi dal fastidio, la stanza era avvolta nel buio e quella era l'unica fonte di luce.

Erano segnate le 9.45 AM di domenica 20 giugno.

Tornai nuovamente sotto le coperte, beandomi del caldo che il corpo di Payt emanava.

Nella mia mente inconsciamente si ripeteva la data di oggi, finchè non realizzai che oggi era domenica 20 giugno; quella domenica.

"merda!" dissi, scattando a sedere e passandomi più volte le mani sul viso per cercare di svegliarmi.

"zitta e dormi" mugugnò Payton, portandosi le coperte fino sopra la testa.

Feci per alzarmi, ma lui bloccò il mio polso e mi tirò giù.

Soffocai una risata, ed ero davvero tentata di rimanere con lui, tuttavia non potevo.

Levai il braccio del mio ragazzo dal mio grembo e finalmente mi alzai, feci il giro del letto e lo raggiunsi dall'altra parte.

"Payt svegliati, siamo in ritardo" sussurrai e lo scossi leggermente per un braccio.

Nessuna risposta.

"se continui a dormire non riusciremo a prepararci in tempo" riprovai alzando la voce e scuotendolo un po' di più.

Nessuna risposta, di nuovo.

"Payt, alzati!" urlai questa volta.

Lui di rimando socchiuse gli occhi e con un sorrisetto beffardo mi rivolse un netto e conciso "NO".

Mi stava sfidando e io avrei vinto a tutti i costi.

"se la metti così" dissi e non lo feci neanche ribattere che lo tirai per un braccio, facendolo cadere sul pavimento.

Subito si alzò in piedi, massaggiandosi il fianco. Mi rivolse uno sguardo omicida, ma io ormai ero già vicino alla porta con un piccolo sorriso di vittoria.

"mi chiedo ancora perchè un anno fa ti ho chiesto di perdonarmi, se me lo fossi risparmiato adesso non mi ritroverei con un livido sul fianco" si lamentò.

"perchè mi ami alla follia" risposi, prima di sparire nel corridoio e dirigermi giù in cucina.

Numerosi voci rieccheggiavano nella casa e sorrisi pensando a quello che stava succedendo in salotto.

Era bello essere tornata a casa.

Entrai in cucina, dove trovai un piatto con 4 pancakes che furtivamente presi, per poi scappare senza lasciare tracce.

La mia fuga però non durò a lungo, visto che venni beccata da Sam, che mi osservava appoggiata allo stipite della porta con un sopracciglio alzato.

"sono per te e per Payton, non stai commettendo nessun crimine"

Non mi resi neanche conto di aver assunto una buffa posizione: schiena ricurva, il piatto nelle mani, in punta di piedi e a completare l'opera un ghigno sul volto.

Mi ricomposi immediatamente e proseguii verso le scale.

"Katie" mi chiamò mia sorella.

Mi girai verso di lei e la incitai a parlare.

𝓼𝓰𝓾𝓪𝓻𝓭𝓲 𝓭𝓲𝓼𝓽𝓪𝓷𝓽𝓲 𝟐 | Payton Moormeier Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora