due; non succederà mai
"Mikey, prendi queste." Il signor Clifford si sedette dall'altra parte del tavolo rispetto al figlio di 13 anni, mettendogli davanti una piccola bottiglietta arancione piena di pillole. "Una alla mattina quando ti svegli, una alla sera prima di andare a letto."
Michael fissò il muro dietro la testa di sua madre. "Io non sono depresso."
La signora Clifford lo derise, muovendo la sua mano nell'aria quasi come se avesse voluto spazzare via le parole del figlio. "Caro, non essere ridicolo. Sprechi tutto il tuo tempo chiuso nella tua stanza o chissà dove per giocare a quei tuoi stupidi giochi. Stiamo solo cercando di aiutarti."
"Io non sono depresso." Ripeté, ma come la prima volta, le sue parole morirono subito.
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Quando la sveglia di Michael suonò, semplicemente gemette e tornò a dormire. Nel suo stato di dormiveglia immaginò quanto potesse essere brutto se rimanere lì a dormire il suo primo giorno di scuola. Fece ciò, finché sua madre non bussò alla porta della sua stanza. "Michael, non puoi arrivare tardi a scuola!"
"A nessuno importerebbe se saltassi scuola." Pensò Michael nella sua mente, ma si alzò comunque. Si stiracchiò la schiena finché non ottenne un soddisfacente crack, si precipitò verso il suo armadio per completare il primo step della sua routine mattutina.
Dopo essersi vestito e aver cercato di dominare almeno un po' i suoi capelli, sì lavò i denti prima di guardarsi allo specchio. Non gli piaceva l'immagine che che vedeva riflesso in esso, e infatti dopo quella volta non lo guardò più. I suoi capelli andavano tutti in diverse direzioni, i suoi occhi erano un mix tra il verde e marroncino, e le sue labbra erano troppo gonfie e rosa per un normale ragazzo di 16 anni. E Jane si chiede perché non mi piace stare in compagnia di altre persone, pensò immediatamente. Alle altre persone come poteva piacere stare in sua compagnia quando neanche a lui piaceva stare in compagnia di se stesso?
Sospirando, decise di uscire dal bagno perché era ormai già stanco di guardare se stesso. Proprio mentre stava uscendo, diede un bacio sulla guancia della madre. Lei gli fece un sorriso sforzato, alzando in aria i suoi medicinali. Nel caso te ne fossi dimenticato, la prese in giro mentalmente.
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Dopo aver ingoiato (ovviamente dopo essere stato forzato) la sua pillola, si mise lo zaino sulle spalle, prese il suo skateboard e si avviò per andare a scuola.
Capite che, tutti a scuola vedevano Michael come un nerd perché la sua vita sociale era costantemente divorata dalla tecnologia. Ma Michael non si vedeva come un nerd. Indossava magliette delle sue band preferite e skinny jeans ogni giorno, usava lo skateboard, e spaccava in qualsiasi videogioco conosciuto dall'uomo.
Tutto ciò non gli sembrava qualcosa di valido per poterlo chiamare nerd. Ma forse era così perché aveva avuto solamente due amici in tutta la sua vita. E forse anche perché puntava ad una media di A+ in tutte le materie quest'anno. Era stato bocciato in matematica da matricola, l'anno prima, per pura pigrizia e la reazione dei suoi genitori fu come ricevere uno schiaffo in faccia. Michael non avrebbe potuto sopportare una altra volta che gli portassero via la sua console. Quindi Michael, da quel giorno in poi, si impegnò molto duramente in tutte le materie che frequentava.
L'aria fredda di Maryland, si scontrò con le sue guance, che diventarono di un femminile color magenta. Quando riuscì ad intravedere la sua scuola, prese il suo skateboard in mano e percorse il resto del tragitto a piedi. Aveva le mani coperte dai guanti, una la infilò nella tasca della sua semplice felpa nera, e con l'altra afferrava forte il suo skateboard freddo.
Michael non avrebbe mai pensato di essere felice di andare a scuola, ma diamine fu grato del calore con cui lo salutarono appena dentro. Era circondato da persone dentro e fuori, come se stesse navigando in una stanza affollata, venne spinto un po' di volte da alcuni studenti che cercavano di finire all'ultimo minuto i compiti estivi.
Finalmente trovato il suo armadietto, Michael girò la sua combinazione sul lucchetto e aprì lo sportello. Ci mise rapidamente dentro il suo skateboard, sempre sviando la confusione in fondo al corridoio.
Michael vide un gruppo in aumento di ragazzi affollarsi attorno a lui, ragazzi e ragazze in numero pari che cercavano di attirare la sua attenzione. A Michael rimase il respiro bloccato in gola, quando lui portò leggermente indietro la testa per ridere, con una mano appoggiata al testa di una cheerleader per non cadere.
Luke fottuto Hemmings.
Luke Hemmings, il ragazzo hot a cui tutti sbavavano dietro. Luke Hemmings il miglior giocatore della squadra di hockey. Luke Hemmings, il ragazzo per cui Michael aveva una cotta dalla scuola media. Luke Hemmings, il ragazzo che non sapeva dell'esistenza di Michael.
Luke stava insolentemente giocando con l'orlo della gonna della sua ragazza cheerleader, sorrise poi furbescamente quando lei cominciò a innervosirsi. In quel preciso momento, con il cuore a mille, Michael si immaginò con indosso una gonna, Luke avrebbe toccato lui in quel modo.
Luke non aveva mai prestato attenzione a Michael, e neanche Michael aveva mai realmente prestato attenzione a Luke. A parte quando tutto quello a cui riusciva a pensare erano dei soffici capelli biondi e dei vividi occhi blu e wow Luke Hemmings é un ragazzo così carino e come fa un ragazzino ad essere così carino? In breve, Michael pensava a quel ragazzo sempre, non importava quanto lui cercasse di convincersi che non doveva farlo.
Michael arrossì al suo solo pensiero, stava quasi per incazzarsi quando una mano gli colpi la spalla bruscamente. Si girò e vide di essere in compagnia di Calum e Ashton, con uno sguardo compiaciuto sulla faccia di entrambi. "Vai a parlare con lui!" Lo esortò Calum, dando una leggera spinta alla spalla dell'amico timido.
La faccia di Michael diventò sempre più rossa, cercando di dare una risposta ragionevole. "Vai a parlare con lui? E a dirgli cosa esattamente?"
"Oh ciao, Luke, tu non ti sei mai accorto della mia esistenza ma io penso che noi potremmo fare bang," Calum alzò suggestivamente un sopracciglio al ragazzo ormai della tonalità di una ciliegia. "Penso funzionerebbe."
Michael rise di lui, sbatté lo sportello dell'armadietto e chiuse il lucchetto al suo posto. "Non succederà mai, Cal"
"Questo non lo puoi sapere," Ashton aggrottò le sopracciglia, scambiandosi sguardi simpatici con Calum.
Michael non poté che agitarsi, lui non voleva pietà, e non voleva neanche compassione. Lo faceva sentire debole. "Sì che lo so, in verità, e l'ho accettato. Mi va bene. Non succederà mai." Detto questo, Michael se ne andò in classe.
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high score ✩ muke (italian translation)
Fanfiction❝ Farò l'high score , Clifford, tu guarda e basta. ❞ ❝ Ho una bella vista, non é così? ❞ TRADUZIONE DELL'ORIGINALE DI @calumcuddler Tutti i diritti all'autrice.