<Jungkookie, vieni, ti stavamo aspettando>disse contento Jin, accogliendo il giovane dentro la sua abitazione, facendolo accomodare in sala, dove erano presenti anche Jimin e Hobi, che lo accolsero con un caloroso abbraccio, per poi rivolgere la loro attenzione alla piccola di casa, ancora addormentata dentro il suo passeggino.
<zio kookie>le piccole voci di Kyoto e Minho, i figli di Jin e Jimin, gli arrivarono chiare e limpide nelle sue orecchie, che lo portarono a girarsi verso di questi ed accoglierli tra le sue braccia, vezzeggiandoli con diversi baci sulle loro guance morbide.
<Amori miei, che bello rivedervi>guardò entrambi i bambini con occhi innamorati, così contento di rivedere i suoi adorati nipotini dopo così tante settimane passate lontani da loro. Jungkook lì considerava quasi come suoi figli, avendo condiviso con i suoi amici tutte le tappe della loro crescita.<Ragazzi, venite a vedere chi è venuto a trovarvi insieme allo zio Kookie>Jin invitò i due bambini a far conoscere la nuova arrivata, sapendo bene quanto entrambi fossero curiosi di scoprire chi fosse quella Yumi di cui tanto sentivano parlare dagli adulti della casa, per questo, tenendo stretta la mano del loro zio, si erano avvicinati lentamente al passeggino, dove la piccola stava riposando, e la scrutarono con occhi curiosi, quella piccola figura. Rimasero stupiti da quella piccola figura, trovandola bellissima, desiderosi di poter giocare con lei e insegnarle tutto quello che avevano imparato nella loro giovane vita.
<Possiamo accarezzarla?>fu la domanda ingenua che fu promossa dal piccolo Kyoto, che quasi si sentiva in colpa a disturbare un essere così piccolo e fragile. Ma ottenuto il consenso del padre e degli zii, allungò la sua piccola mano e accarezzò la sua guancia, trovandola estremamente morbida e soffice, trovandolo adorabilmente divertente, tanto da lasciare che una piccola risatina uscisse dalle sue labbra.
<Ha la faccia morbida>sussurrò a suo zio, che rise di fronte a quelle parole, concordando con lui con la tenerezza della pelle della piccola. Minho, d'altro canto, era rimasto a guardarla con fare intimorito. Non sapeva bene che fare, aveva paura che qualcosa di negativo potesse accadere, ma allo stesso tempo aveva così tanta voglia di sentire anche lui quella "faccia morbida", così come l'aveva descritta Kyoto.<Minnie, puoi toccarla. Non succede niente>lo incoraggiò suo papà, che si avvicinò a lui e gli mostrò come toccare quella piccola bambina. E così fece anche lui, sfiorò la guancia di quella figura, trovandola estremamente morbida e liscia, tanto che passò pure a pizzicare quella guanciotta, stupendosi di quanto gonfia essa fosse.
<Usiamo la gentilezza minnie, è piccolina>lo riprese suo papà con voce calma, liberando la guancia della sua nipote dalla presa ferrea del figlio, che sentì subito un moto di spavento per aver rischiato di ferire quella bambina.<È veramente un amore, si vede proprio che è vostra figlia>di fronte alle parole dell'unico alfa presente in quella stanza Jungkook non poté far altro che sorridere felice, concordando con esso,felice di come la sua piccola bambina rispecchiasse la combinazione perfetta dei due giovani.
Nel mentre Taehyung era impegnato a star dietro alle richieste dei suoi clienti, così stravaganti e prive di senso che avevano impedito di riflettere chiaramente per tutto il resto della mattinata. Si era visto costretto a dover chiamare il suo segretario, il quale si era invitato nella sua abitazione, nonostante lui avesse insistito di ritrovarsi nel suo ufficio e conoscendo bene l'astio che il marito riservava nei confronti di quella figura per lui così indispensabile, di cui però si era pentito, notando il forte attaccamento che questo riservava nei suoi confronti, in una continua ricerca di attenzioni dal suo capo.
<Capo potrebbe spostare il prossimo appuntamento al tre gennaio, così avrebbe tempo per programmare la prossima collezione in tempo per il suo annuncio e avremmo anche modo di poter organizzare il tutto e contattare le agenzie e i giornalisti per fine febbraio>Taehyung di fronte a quella richiesta sbuffò infastidito, perché aveva ripetuto diverse volte al suo assistente che quella data per lui era importante, la data che lo aveva ufficialmente legato al suo compagno e che niente e nessuno avrebbe avuto importanza tale da disdire o ritardare il loro anniversario.
<Non se ne parla nemmeno, il tre gennaio è fuori discussione. Non mi interessa se molti dei nostri clienti siano disponibili solamente intorno a quelle date>stufò di quella situazione si massaggiò le tempie nel tentativo, fallimentare, di placare quell'emicrania che gli stava distruggendo il cervello.
Aveva bisogno di cambiare aria, di prendere un sorso d'acqua e staccare cinque minuti da quello snervante tentativo di far combaciare i diversi piani che gli avrebbero permesso di continuare a portare avanti il suo lavoro.Nonostante l'intenzione di uscire da quella stanza per prendersi un bicchiere d'acqua, questo venne immediatamente fermato dal suo assistente che, rapido, si era offerto di recuperarlo lui stesso, suggerendo al suo capo di potersi riposare cinque minuti sulla sua sedia. Era sceso rapido e raggiunse la cucina, situata perfettamente al fianco della porta di ingresso, e iniziò la sua ricerca di un bicchiere, atteggiandosi con fare così naturale che, chiunque lo avesse visto, avrebbe pensato che in quella abitazione ci avesse passato anni. Una volta trovata la credenza dove tutti i bicchieri venivano riposti, ne prese uno e lo riempì con l'acqua che aveva trovato sul tavolo della cucina.
Si guardò attorno, quasi volesse assicurarsi che nessuno potesse vederlo ed iniziò a frugare nella sua tasca, sorridendo nel sentire l'oggetto dei suoi interessi scontrarsi con il polpastrello delle sue dita. Recuperò quella scatoletta, dalla quale tirò fuori una pastiglia di un bel rosso acceso, pronto per immergerla nel bicchiere destinata al suo adorato capo. Tentennò ancora un po', sentendo una strana sensazione bruciargli la schiena, che però decise di ignorare, pronto a procedere con le sue gesta. Ma fu nuovamente fermato, e questa volta non da uno strano sentore, ma dal rumore di una chiave ed una serratura che si sbloccava e l'accesso di qualcuno in quella abitazione.
In un gesto immediato, rimise al suo posto la pillola e la scatolina, atteggiandosi come se nulla fosse mentre incrociava lo sguardo stranito di quello che presumeva fosse il compagno del suo capo. Il morso alla base del collo, ben esposto ad occhi estranei, e la fede portata al dito con tanta fierezza furono la conferma delle sue supposizioni. Jungkook non faceva altro che fissare quel ragazzo fermo nella sua cucina, confuso della sua presenza in casa sua. Lo aveva riconosciuto immediatamente, il tanto odiato segretario del marito, tra le cui mani era stretto un bicchiere colmo d'acqua.
Un moto di rabbia sembrò investirlo, scordando completamente per che cosa fosse tornato a casa.
<Che cosa ci fai qui?>il modo in cui si rivolse a questo era stato freddo e distaccato, volendo porre quanta più distanza possibile da lui. Il suo interlocutore non fece altro che guardarlo, prima di sollevare il bicchiere in aria, sfoggiando un sorriso così rigido tanto da risultare falso.
<Il capo mi aveva richiesto un bicchiere d'acqua,quindi sono sceso qui a prenderglielo>quel fare così ovvio nelle sue parole e nei suoi gesti erano così irritanti, tanto che Jungkook non volle più ascoltarlo, strappò via il bicchiere dalle sue mani, recuperò il biberon della piccola mettendoci dentro un po' di formula e raggiungense il marito.Con lui ci avrebbe parlato, lo avrebbe sentito per aver osato portare quell'essere dentro casa, ma quella non era il momento giusto,non quando c'erano un terzo soggetto che avrebbe potuto sentire la loro discussione
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Second Chance
FanfictionTaekook Dove tutto sembrava essere perfetto, amore e felicità regnavano sovrani, formando un castello meraviglioso. Un castello così maestoso quanto anche fragile, che crollerà lasciando dietro di sé tristezza, rabbia e tanto dolore. Saranno in gra...