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Dre

È il grande giorno, il giorno del processo. Sono un po' in ansia: ho una voglia matta di vedere Cecil, ma so che non posso per ora, devo mantenere la mia maschera di amico per Lillian ancora per poche ore e poi ho finito con questa pagliacciata.
Mi aggiusto i gemelli della camicia e dopo mi liscio la giacca, guardandomi allo specchio.
Devo almeno essere presentabile per questo momento.

Prendo le chiavi dell'auto, per poi dirigermi fuori dalla camera, andando verso l'uscita.
Non ho sentito nessuna delle sorelle, il ché mi rende un po' nervoso; ma so benissimo che sono dalla mia parte, Cecil non permetterebbe distrazioni o incidenti, non oggi.
Una volta in macchina, metto il GPS per dirigermi verso il tribunale in più fretta possibile.
Durante il tragitto penso più volte a ciò che mi aspetta dopo di  questo grande caos: una Cecil tutta mia, la mia futura ragazza.

Questa volta so di provare e ricevere dei sentimenti corrisposti, e allo stesso tempo so anche di essere stato uno stupido per non ricambiarla: lei c'è sempre stata, anche quando nessuna probabilmente ci sarebbe stata. Ho una piena fiducia in quella ragazza, è un qualcosa di sconfinato; non dubiterò mai di lei.
Sorrido al ricordo di noi due alla casa in montagna di Jordan.

<Tu ci credi nel destino?> Mi chiede, guardando le stelle in cielo. Ormai è notte, e i ragazzi stanno dormendo nelle loro camere, tranne Sebastian e Danielle che ormai stanno insieme. Se ci credo? Non lo so, non ho mai pensato a qualcosa di simile. Non credo molto nelle botte di fortuna. <No>, le rispondo, non del tutto chiaro.
Cecil mi guarda un attimo con degli occhi luminosi, facendo poi scuotere la testa.
<Io si: credo che nel mondo ci siano delle persone destinate a noi>. Sta parlando di me, mi guarda in volto mentre esprime il suo pensiero.

<Può darsi... > le dico, alzando la testa verso il cielo come lei.

Adesso me ne rendo conto, è lei il mio destino; ce l'ho sempre avuta affianco e non me ne sono mai reso conto. Quanto sono scemo.
Arrivo di fronte al tribunale, notando una marea di macchine parcheggiate; mi sa che si è sparsa la voce del processo, i giornalisti saranno qui per preparare degli ottimi scoop.
Scendo dalla macchina, chiudendo lo sportello con un colpo solo, per poi precipitarmi verso l'entrata.

Una volta dentro, cerco l'aula principale, nonché la più immensa e poi quando la trovo, ci entro, guardandomi intorno.
Lillian è seduta in prima fila, vestita con una camicia bianca e un pantalone elegante nero, provando a risultare una povera vittima indifesa con quel suo broncio (finto).
Riesco a vedere Francis, l'avvocato accanto a lei.
C'è Rebecca con Matt in fondo che mi fanno un occhiolino di nascosto, e poi ci sono alcuni parenti e giurati.

Resto dietro per vedere ciò che fanno e anche per non dare nell'occhio in qual caso lei iniziasse a fare qualche sfuriata.
<Molto bene, siamo pronti per il processo>, dice, un avvocato tra le prime file. Entra il giudice, un uomo sulla cinquantina curato e con degli occhi molto penetranti.
<Buongiorno a tutti>, saluta educatamente, sedendosi.
<Allora, vediamo un po'. Dunque, signorina Lillian: lei è accusata di omicidio colposo e di occultamento di prove. Ha qualcosa da dire in sua difesa?> Domanda, guardando Lillian.

Lei fa un finto singhiozzo che non commuove affatto il giudice, dato che resta impassibile.
<Io non farei del male a nessuno, e poi come potrei mai fare del male a una mia amica? Questo è soltanto un complotto!> Esclama, sbattendo il pugno sul tavolo.
<Si calmi, siamo in aula non al parco giochi>, pronuncia solenne, il giudice.
Un punto a suo favore.
<Vorrei darle qualcosa giudice>, sospira affranto, Francis, chiedendo il permesso di andare verso di lui.

Gli consegna una busta gialla, con dentro forse qualche prova e dopo si rimette davanti al balcone.
Il giudice controlla la busta, leggendo dei fogli e cambiando espressione da neutra a sconvolta.
Lillian guarda sospettosa Francis, mangiandosi le unghie.
<Questo materiale lo devo vedere> commenta il giudice, guardando il suo braccio destro.
<Il processo riprenderà tra poco>.

Ricevo un messaggio sul telefono da parte di Cecil.
Dice che dentro la busta c'è la chiavetta che era stata portata via dai poliziotti e un contratto di riservatezza che Lillian aveva fatto con Francis, facendomi capire che la giovane e cara Lillian non avrà speranze.
Il gioco sta per finire, stronza.
<Quello stronzo mi sta fregando me lo sento, Dre> inspira di scatto, lei, guardandomi con occhi infuocati.
<Stai calma, vedrai che non succederà niente. Andrà tutto bene> le confido, cercando di darle una finta rassicurazione.

Lillian sospira pesantemente, andando poi verso le prime file di nuovo.
Sarà game over tra qualche minuto bambolina: probabilmente il giudice starà guardando il video di lei che ammazza Charlene, a casa sua.
<Le sorelle stanno arrivando, sono qua fuori> mi bisbiglia all'orecchio, Rebecca, da dietro.
<Perfetto>, annuncio.
Cinque minuti dopo, rientra il giudice, che con sguardo minaccioso e sdegnato si risiede alla poltrona.
<Avvocato Francis, la ringraziamo per il suo lavoro. Detto questo, annuncio che la signorina qua davanti a noi è un'assassina a tutti gli effetti: le prove datemi dall'avvocato sono troppo schiaccianti, ho visto il video dell'assassinio e di certo lei non usava un coltello di gomma>. Le mie orecchie si rizzano a quelle parole crude, aspettando ciò che voglio sentire davvero.

<Cosa state dicendo? Questo è uno scherzo! È un complotto>, urla, Lillian, guardando con astio Francis che abbassa la testa. Corte verso di me, facendo incamminare la polizia, che le parte appresso.
<Dre! Aiutami, lo sai che io non farei mai una cosa del genere>, mi prega con lo sguardo, di mentire per lei.
Matt sogghigna accanto a Rebecca, mentre lei si aspetta una mia reazione.

So già cosa devo fare.
Volto il mio sguardo in basso.
<Hai ragione> le dico, elevando dei sospiri in aula.
<Faresti di peggio>. A quella mia ammissione il suo volto diventa nero di rabbia e di paura.
<Procedete con l'arresto, immediatamente>, avverte, il giudice, alzandosi dalla poltrona.
<L'udienza è tolta>, batte il martelletto, andandosene via dall'aula, mentre Lillian viene portata via dai poliziotti armati.
<Sei un bastardo!> Mi urla, portandomi a sorridere di cattiveria.

<Ho imparato da te> le ammicco, dandole il mio addio personale.

CecilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora