10

5.7K 179 31
                                    

Cecil

Ho toppato, di nuovo. Devo essere proprio negata in queste cose, non c'è altra spiegazione.
<Quindi, fammi capire. Ti ha baciata, anzi, vi siete baciati e dopo ha detto che è stato un errore?> Chiede Rebecca, già ubriaca. <Esatto>, rispondo, con poca voglia di intrattenere una conversazione. <Dre è proprio stupido.> Quanto ha ragione...
Bevo un sorso di vodka e scuoto la testa, quando mi prende un brivido.

Sono passati due giorni da quel famoso 'bacio negato'. Non ci siamo più sentiti e non ho neanche voglia di vederlo: ho chiuso ufficialmente con lui, con i miei stupidi sentimenti.
<Ieri ho rivisto mia cugina>, mi dice, Rebecca. Ah già, c'era pure Lillian! Come se non bastasse la mia sfortuna.
<Era un po' arrabbiata, anche se non le ho chiesto molto si capiva>, mi informa. <Credo che lei e Dre abbiano litigato>.

Mi bevo un sorso di vodka e sogghigno divertita.
<È per questo che mi ha rifiutato allora, si sarà sentito in colpa>, commento, sarcastica.
Certo, il povero Dre deve aver ricordato la crudele Lillian e di conseguenza deve essersi sentito male per averla tradita.
Che razza di idiota.
<Io sarò sempre la seconda per lui, non sarò mai quella che lui cerca nei momenti giusti. Io sarò quella che lo aiuterà a riprendersi ogni volta che cadrà, ma alla fine non vincerò mai>,
dico, con tono afflitto.

<Quindi è seriamente finita tra voi? Non c'è più niente che ti trattenga?>. Scuoto la testa in segno di no: ho dato troppo, non ricevendo niente in cambio.
È un po' come quando studi tanto per un esame e alla fine ottieni il punteggio peggiore.
È un eterno sentirsi non abbastanza. <Basta, me ne vado a casa ora. Mia sorella si incazzerà di brutto>. Sospiro e scendo dallo sgabello del bancone.

<Vuoi un passaggio?> Scuoto la testa e lei ritorna a bere il suo drink, mentre mi saluta con la mano. Una volta fuori, prendo un profondo respiro e vado verso la macchina. Forse non dovrei guidare adesso, non mi sento al massimo e mi gira la testa.
Apro lo sportello proprio quando ricevo una chiamata. <Ma che vuole ancora?> Parlo da sola, guardando il nome di Dre sul display.

Chiudo la chiamata ed entro in macchina. Giro la chiave e faccio per uscire dal parcheggio, solo che non appena tocco lo sterzo mi rendo conto che non posso proprio farcela: sono troppo ubriaca. Sospiro seccata e metto la testa contro il finestrino.
Ricevo di nuovo una chiamata dal prince azzurro, perciò gli rispondo quanto per mandarlo a cagare. <Che cazzo vuoi?> Rispondo con la voce rauca.
<Che diavolo ti prende? Sei ubriaca? Dove sei?> Dio mio, tre domande in un colpo solo, neanche fosse un poliziotto.

<In giro, non che ti riguardi. Che hai da dirmi? Dimmi ciò che devi così posso chiudere la chiamata e farmi un sonnellino>. Chiudo gli occhi e tento di rilassarmi, appoggiandomi allo schienale. <No, non chiudiamo niente. Vengo a prenderti>. Chiude la chiamata senza darmi il tempo di rispondere e io ringhio seccata.
Ci scommetto che chiamerà Rebecca, facendosi dare la posizione.
Vorrei smetterla di pensare per cinque fottuti minuti.

L'alcol non mi aiuta molto, mi restano solo le pillole da provare, ma ho come la sensazione che se le provassi toccherei il fondo senza più risalirci.
Resto con gli occhi chiusi per un po' e dopo qualche secondo riesco finalmente ad addormentarmi.
Dopo non so quanto tempo, sento un ticchettio al finestrino, quindi apro gli occhi accorgendomi di non essere più sola.
Dre con sguardo nervoso e cappuccio in testa mi guarda serio, aspettando che gli apra la portiera.

La apro, facendolo sedere al mio posto mentre io mi sposto nell'altro sedile. Fuori sta piovendo a dirotto, ma nonostante la pioggia lui è venuto a cercarmi.
<Tu, tu... non hai idea di quanto sono incazzato! Ti ho chiamato un casino di volte: avevo paura che avessi fatto un incidente, lo capisci? Hai idea di che ore sono?!> Ascolto il suo tono rude e furioso, per poi guardare l'orologio sulla radio.

Sono le due di notte...
Danielle mi chiuderà davvero in casa stavolta. <Credevo che Rebecca ti avesse dato il mio indirizzo>, dico, leggermente dispiaciuta. Scuote la testa e avvia il motore della macchina. <Che fai? Sei venuto a piedi forse?>. Non mi risponde e continua a guardare fuori dal finestrino, <no, non mi interessa la macchina al momento. Verrò a prenderla domani> ribatte, in tono distaccato.

Il viaggio in macchina è carico di tensione e lui resta sempre irritato. <Qualunque cosa tu stia cercando di fare, dacci un taglio perché stai trascinando me e le tue sorelle in uno spirale di preoccupazione e dispiacere>, mi avvisa, in tono grave.
Non rispondo e guardo fuori dal finestrino.
<Lascia perdere Rebecca e torna la Cecil di prima>. Si, certo. Gli farebbe comodo a lui.
<No, non voglio>, mi esprimo, a voce alta.

<Perché? Pensi che sia più facile così?> Domanda, perplesso. Non vuole davvero una risposta, ce l'ha già. <Si, lo è. Anche se per poco>. Lo sento sbuffare e fare una risatina amara, <non sai quello che stai facendo; lo fai solo per essere come Rebecca. Credi che lei sia un modello da seguire? Be' ti sbagli.> Lui continua a farmi la ramanzina da padre isterico e io mi metto il cappuccio in testa per smettere di ascoltarlo, o almeno per fargli capire che non ho voglia di parlare con lui.

<Mi stai ascoltando?>Domanda , già sapendo la risposta.
Borbotta qualcosa e dopo mi toglie il cappuccio dalla testa. <Smettila di fare la bambina, e ascoltami>. Ora mi rimprovera pure! Basta mi ha rotta. <Chiariamo una cosa: a me non frega un cazzo di niente quello che hai da dirmi ok? Non ti volevo né vedere e né sentire oggi, ma alquanto pare non riesci a comprendermi dato che continui a rompermi! I tuoi consigli da padre protettivo puoi ficcarteli su per il culo! Va bene?>Urlo come una dannata, e ad ogni nota della mia voce si riesce a sentire la rabbia.

Mi guarda scioccato e deluso per poi restare zitto e guardare la strada. Mi appoggio di nuovo allo schienale e guardo fuori dal finestrino.
Finalmente un po' di silenzio.
Dopo qualche minuto arriviamo nel vialetto di casa mia. Scendo, sapendo già che Danielle si incazzerà a morte con me.
<Lascia parlare me, lei non sa quello che è successo>. La voce di Dre mi arriva ovattata; sarà per il mal di testa probabilmente.

Annuisco e apro la porta con la chiave. Non appena entro trovo mia sorella sul divano con gli occhi iniettati di sangue: è davvero incazzata.
<Dove cazzo sei stata?>. Il suo tono di voce mette paura, perché non è neanche furioso, no, è glaciale. <Era con me, ha passato la serata con me>, dice, Dre. Mia sorella lo guarda un attimo per capire se dice il vero, ma poi scuote la testa. <D'ora in poi, mi prendo io le chiavi della tua macchina e anche il tuo telefono>, mi avverte mia sorella, strappandomi le chiavi dalla mano. Resto sbigottita e Dre si passa una mano fra i capelli.

<So riconoscere le bugie, sapete?> ci confida. Prende il mio telefono dalla tasca e io le chiedo in tutti i modi di non farlo, solo che ormai è troppo tardi. <Tu, alla tua amica non la vedi più. E se la vedi ti sbatto fuori di casa, chiaro?>. Deglutisco impacciata e stringo i pugni incazzata.
Se mi sbatte fuori di casa mi fa un favore. Vado verso di lei a passo pesante, dicendogli qualcosa che ho sempre voluto rivelargli: < hai sempre questo atteggiamento da madre con me, sia tu che Regina. Ma lascia che ti dica una cosa: non. Sei. Mia. Madre>, scandisco le parole e i suoi occhi chiari mi guardano con sbigottimento.
Le dò una spallata, correndo dritta alla mia camera.

Angolo autrice.

Cosa succede a Cecil?

CecilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora