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Cecil

Ci siamo, è passata una settimana, quindi è arrivato il momento del test.
Sono agitata e molto ansiosa: non so perché ma ho come una brutta sensazione.
Di solito si sentono dei sintomi quando si è possibili ad una gravidanza, ma stavolta no, non ho avuto niente.
Neanche un leggero mal di testa.

<Sei pronta?> Mi chiede Danielle, appoggiata al muro di camera mia. Ho già fatto la pipì, e adesso tengo il test nel bagno, sul lavandino. Non ho il coraggio di vedere ciò che il destino mi riserverà. <Vuoi che lo guardo io?> Mi chiede, Regina, seduta sul mio letto. Scuoto la testa, prendendomi di coraggio e andando verso il bagno.
Apro la porta con lentezza, come se ci fosse un assassino, e compio un passo verso il lavandino, aprendo un occhio per controllare se ci sono le linee. 

Quando vedo il risultato del test provo una grande delusione e frustrazione: non sono incinta.
Non ci sono linee, non c'è niente.
Non so perché ma ci rimango molto ma molto male, nonostante non fossi pronta a diventare madre un po' ci speravo. <Allora?>. La presenza delle mie sorelle mi sembra di troppo all'improvviso, come se mi stessero derubando di un mio momento triste.

<Non lo so>, dico, guardando altrove. Farei di tutto pur di non far vedere le mie lacrime, non in questo momento almeno.
<Cosa?> Esclama Regina, andando a controllare il test.
<Magari è presto, forse ancora non si può dire> cerca di trovare un rimedio, ma non credo che ci sia. Avrei dovuto sentire un sintomo, anche uno piccolo, ma niente.
<No, non lo sono e basta>, rispondo, usando un tono glaciale.

Sarà contento Dre; dato che non lo voleva un figlio, non da me almeno.
La devo smettere, mi sto facendo prendere dalla paranoia adesso.
Esco dalla camera, fregandomene di essere in pigiama e a piedi scalzi, andando verso il retro, dove c'è la piscina.
Mi sento il cuore scoppiare per la tristezza e per il dolore.
Infondo ci avevo creduto, ci pensavo a questo piccolo bambino o bambina.

Le lacrime cadono dai miei occhi, come se fossero pioggia in picchiata sul terreno.
Resto seduta sulla sdraio per non si quanto tempo, fino a quando non sento la porta finestra aprirsi. Riconosco il profumo di Dre, e quando mi abbraccia mi lascio andare ad un pianto liberatorio.
<Non ero incinta, non lo sono mai stata> rivelo, singhiozzando disperata.
<Quando dicevo che non volevo illudermi, non lo facevo perché non volevo il bambino. Si, avevo paura di essere padre, non sono pronto e preparato ma ciò non significa che non lo avrei voluto con te. Non volevo vederti così> sussurra al mio orecchio, riscaldandomi il cuore.

<Ci speravo... > gli confido.
<Lo so, mi bastava guardarti negli occhi per capirlo> mi informa, ridacchiando un po'.
Sorrido tra le lacrime, stringendomi le sue braccia ai fianchi. <Ti amo tanto, Dre. Nonostante tu sia stupido>. Scoppia a ridere alla mia stupenda dichiarazione e lasciandomi un bacio in testa.
<Ti amo anche io>.
Ci saranno altre occasioni un giorno, avremo un bel bambino pronto a tenere la nostra mano.
Un bel bambino dagli occhi azzurri e dai capelli castani ricci.

Torniamo dentro casa, mano nella mano, venendo accolti da un profumo gradevole di cioccolata calda.
<Non volevo che stessi male da sola, perciò ho chiamato lui>, dice, Danielle.
Le sorrido, ringraziandola con lo sguardo e con gli occhi, per poi salire sopra con lui. <Che hai fatto oggi?> Gli chiedo, una volta in camera mia.
<Nulla di che, ho studiato qualche pagina e poi mi sono fatto qualche sigaretta>. Insomma, tutto come al solito.

<Se vuoi usciamo un po', quanto per prendere una boccata d'aria e per respirare meglio>, mi rincuora. Scuoto la testa, decidendo di restare sdraiata sul letto insieme a lui che mi coccola.
Le sue mani mi accarezzano i fianchi, andando su e giù, distraendomi un po' da quel dolore che mi tengo dentro.
<Un po' ci ho pensato a dei nomi però>, mi svela, sorprendendomi.

<A quali hai pensato?> Gli chiedo, incuriosita dai suoi gusti.
<Se fosse stata una bambina, mi sarebbe piaciuto Theresa o Nathalie. Se invece fosse stato maschio, mi sarebbe piaciuto Ricardo>. Ricardo piace anche a me, un nome spagnolo.
<Spero sia un bambino, ma anche una femmina serve in famiglia>, dico. <La mia bambina non uscirà di casa prima dei vent'anni>, mi confida, facendomi ridere.

Me lo immagino con questa bambina in braccio, che la lancia in aria per poi riprenderla e farla ridere. In un futuro immaginario, io vedo la nostra famiglia mega allargata. Io, le mie sorelle, i loro figli, i nostri ragazzi e i nostri genitori e fratelli. Ci vedo bene a tutti quanti noi insieme, come una famiglia. <Sei un po' geloso. Povera tua figlia un giorno>, annuncio,  scuotendo la testa divertita. <Mia figlia? Nostra figlia>. A quelle parole mi scoppia il cuore di gioia: ha detto quello che penso? Sul serio?

<Vorresti una famiglia con me?>Chiedo, quanto per essere sicura di sapere ciò che ha detto.
<Si, ovvio. Ne abbiamo passate tante e non riesco più a vedere nessuna all'infuori di te>, mi rivela, facendomi sorridere di colpo. Ci sono volte in cui lo prenderei a schiaffi, ma ci sono altre volte invece, in cui me lo mangerei di baci.
<Neanche io ci riesco>, lo informo, baciandolo in bocca poi.

Le nostre labbra si toccano con amore e dolcezza, facendomi venire dei brividi in tutto il corpo. <Ti amo da impazzire e guai a chi si mette in mezzo a noi>, afferma, mordendomi il labbro inferiore.
<Oggi sei in vena di romanticherie, bene> annuncio, mentre lui mi guarda in modo sfacciato. <Romantico a parole, a letto non lo sono poi così tanto>. Alzo gli occhi al cielo, arrossendo per la sua stupida battuta.

Quanto se la tira.
<Che poeta!> Lo esulto.
Mi bacia di nuovo in bocca, stringendomi le guance con le mani e facendomi sentire tutto il suo affetto con un tocco.
<Si, solo per te>. Scoppio a ridere ancora una volta, lasciandomi sopraffare dalla felicità e da lui.

Angolo autrice.

Siamo vicine alla fine.

Altri tre capitoli ragazze... 😭





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