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Dre

Un mese dopo.

Me la ricordo bene quel giorno, il momento in cui entrai in casa di Cecil e la vidi tutta felice con un sorriso enorme sulle labbra.
<Che succede?> le chiesi confuso dal suo buon umore.
<Vieni, presto> mi disse, prendendomi dalla mano con velocità. Non riuscivo a capire perché fosse così felice, ma nonostante questo ero contento di vederla così.

Dopo del test di gravidanza, non abbiamo più parlato di bambini, più o meno: a volte capitava che ritornavamo sull'argomento ed entrambi ci sorridevamo come bambini, ripensando ad un nostro futuro figlio o figlia.
Io sono sicuro di volerla sposare, e questo non cambierà mai.
Entriamo in camera sua di fretta, e io la guardo divertito da tutta questa sua esuberanza.
<Vai in bagno>, mi intima, facendo nascere un sorriso sulle mie labbra.

Ammicco verso di lei, alzando un lato del mio labbro in un sorriso.
<Dacci un taglio, non faremo sesso lì>, mi ripete, facendomi sbuffare. Lo facciamo un po' ovunque in realtà, in camera, negli sgabuzzini dell'università e anche al dormitorio.
L'ho accompagnata anche dal ginecologo per sapere se ci fosse un'altra pillola da poter usare, magari una con qualche sostanza meno dannosa per Cecil.
La dottoressa ha detto che per adesso è meglio non usarla però, perché provoca dei forti mal di testa a lei, ma anche perché le mette sottosopra lo stomaco.

Quindi per adesso il nostro è sesso protetto, tranne quello di una settimana fa.
Lì è scoppiata la passione e non ci siamo trattenuti: l'abbiamo fatto nella mia camera al dormitorio.
L'ho coperta di baci su tutto il corpo, facendola ansimare sotto di me. Mi sono spinto in lei, tenendola stretta per tutto il tempo, come se fosse la mia fortezza più grande, un tesoro da custodire per sempre.
Non avevo usato il preservativo, e le ero venuto dentro senza pentirmene.

Volevo renderla mia senza barriere, senza limiti.
Volevo che fosse solo mia.
E lo è stata. <Cosa c'è nel bagno che mi vuoi far vedere?> Le domando, perplesso. <Forza! Muoviti> mi dice, sospingendomi verso la porta che poi apro.
Non appena entro in bagno, vedo un test di gravidanza sul lavandino. <È... positivo?> Farfuglio, ancora prima di vedere le lineette.
<Guardalo>, mi incoraggia.
Mi avvicino per scoprirlo, trovando due linee positive rosse.

È incinta.
Diventeremo genitori.
<Allora?> Domanda, titubante da una mia reazione.
All'improvviso mi sento completo, felice e colmo di gioia.
<Diventeremo genitori>, sussurro, ancora incredulo.
<Si> esclama, abbracciandomi di colpo. Questa volta è diverso, non è più come la prima volta: ora mi sento un po' più pronto ad esserlo, ma non nel senso che so cosa fare, ma che sento di potercela fare.

La stringo forte tra le mie braccia, prendendola in braccio e tenendola dalle coscie.
<Diventeremo genitori>, ripeto, sempre più conscio.
Amo tutto questo.
Amo lei.
E amerò anche il nostro bambino.
Non potevo chiedere di meglio per il mio futuro.
La bacio sulle labbra, imprimendo le mie sulle sue con dolcezza e calma.

<Avremo un piccolo Ricardo, o forse una piccola Theresa> dice, sorridendomi.
Spero che sia una bambina, così mi ricorderebbe Cecil.
Avrei una piccola McQueen per casa, con degli occhi grigi e dei capelli marroni come i miei.
Scendiamo di sotto, venendo subito accolti dalle voci di Sebastian e Danielle.
<Ehi, siete tornati>, li saluta, Cecil. <Si, il centro commerciale era pieno di gente>, sospira lei, togliendosi la giacca.
<Non era pieno, eri tu che ci mettevi tanto nei negozi e quindi si creava la fila> ribatte, Sebastian, ricevendo un'occhiataccia.

<Abbiamo una notizia da darvi> dico, stringendo il fianco di Cecil contro il mio.
<Quale?> Chiedono entrambi.
<Sono incinta>, rivela Cecil, arrossendo di colpo.
Danielle inizia ad urlare felice, mentre Sebastian fa un fischio enorme.
<Grande, diventerò zio> esclama, facendomi scoppiare a ridere.
<Auguri!!> Urla Danielle, abbracciando sua sorella.
Sebastian abbraccia anche me, dandomi delle pacche sulle spalle, come quelle che si danno i veri amici.

<Dobbiamo dirlo a Regina!> Urla entusiasta Danielle, prendendo il telefono. Compone il numero e io e Cecil ci mettiamo in primo piano per darle la notizia.
<Ehi, ma che fate?> Ci chiede, attraverso lo schermo.
Essendo in videochiamata, riusciamo a vederla in pigiama sul letto, con accanto Jordan senza maglietta.
<Stavate dormendo?> Domanda, Cecil.
Oh, tesoro... Non stavano facendo solo quello mi sa.

<Si, certo> dice, Regina, cercando di alzare la voce per camuffare la risata di Jordan.
Quanto è coglione!
<Vi dobbiamo dare una notizia>, gli comunico a tutt'e due.
Mi guardano curiosi e perplessi allo stesso tempo, perciò decido di non lasciarli nell'attesa troppo a lungo.
<Cecil è incinta>, butto fuori la verità, ricevendo delle urla anche da Regina.
<Cazzo, cazzo! Si! Lo sapevo che sarebbe accaduto>, urla la sorella.

<Jordan mettiti i vestiti, che andiamo da loro! Muoviti> lo sprona lei, sentendolo borbottare qualcosa del tipo ' ma cazzo sono le otto di sera!'. Alzo gli occhi al cielo per la sua pigrizia, vedendo poi Regina lanciargli il cuscino in testa. Ma non sono normali questi due, ma proprio per niente.<Arriviamo subito> ci avvisa, lei, sorridendoci forzata per poi chiudere la chiamata.
<Be', l'hanno presa bene>, commenta, la mia ragazza.

<Adesso dovremmo dirlo a papà>. Ecco, questo è un problema.
Suo padre non esce pazzo per me, ma non mi odia neanche: è una via di mezzo, ecco.
Cecil compone il numero, mentre io ricevo delle condoglianze da parte di Sebastian. <Vaffanculo, tu di sicuro non hai questo problema e neanche Jordan. L'unico che non gli va a genio sono io>, borbotto urtato.
È incredibile, sul serio: Dre ha baciato un'altra ragazza davanti a Danielle, Jordan offendeva e sminuiva Regina, per non parlare di quante volte si è scopato le altre; io invece vengo visto come il cattivo della situazione!

Non che non lo sia stato però...
<Ognuno ha quello che si merita>. Lo guardo di traverso, sentendo poi la voce di Cecil al telefono con il padre.
Mi avvicino al bancone della cucina, arrivando proprio nel momento in cui lei gli rivela tutto.
È la fine. <Papà, mi hai sentito? Sono incinta>, ripete lei, non capendo che suo padre l'ha sentita benissimo.
<Che?> Domanda.
<Si, sono incinta>, ripete, di nuovo.

<Salve, Signor McQueen. Sono io il padre, si>. Il padre della mia ragazza mi guarda con occhi sconvolti per poi iniziare a borbottare cose senza senso, come: 'in... cinta'. 'Dre... Il padre?'
<Ragazze, vi richiamerà tra un po', ha bisogno di qualche minuto>, ridacchia, la sua compagna.
<Va bene, a dopo> li saluta, Cecil.
Era pietrificato.
Assolutamente pietrificato.
<L'ha presa bene, no?> Esordisce, Cecil, guardando me e gli altri che le regaliamo un sorriso poco rassicurante.








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