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Dre

<State scherzando spero?> Esclamo, guardando male le sorelle McQueen più grandi.
<No, è la nostra unica possibilità. Dovrai rientrare nelle grazie di Lillian>, dice Danielle, facendomi stringere i pugni dal nervosismo.
Cecil la fissa con rabbia, proprio come me. Sicuramente lei non è d'accordo con questo piano, lo si capisce dai suoi occhi che stanno fulminando la sorella.
<Avevamo detto di no, ma come al solito fai di testa tua, vero Danielle?> Le domanda, Cecil.

Sono appena uscito dalla vita di Lillian e ora vogliono che ci rientri! Ma stiamo scherzando? Cos'è il circo? <Io non farò un cazzo. La metteremo dietro le sbarre, ma non così.> Non ho intenzione di ricadere nel suo girone infernale, non proprio adesso che ne sono uscito pulito.
E poi ho appena fatto pace con Cecil, non voglio ricominciare a litigare con lei per quella stronza.
Danielle si passa una mano fra i capelli e Regina sbatte la mano sul tavolo, creando un tonfo.

<Non voglio chiedere aiuto a nostra madre, non lo farò.> Sembra che questo piano non avrà proprio inizio, bene.
<Ragazze, dobbiamo cercare di trovare una soluzione e purtroppo l'unica possibile è questa, anche se non vi piace> Sebastian prende parola, cercando di farci ragionare.
Chissà perché lui non c'è in questi piano! <Non è giusto che ci dobbiamo mettere in discussione solo noi, anche voi dovreste fare qualcosa>, ribatte, Cecil.

Ben detto.
Ha ragione, mi sembra che loro stiano dettando legge, ma senza essere giudici.
<Se Sebastian andasse da Lillian, lei capirebbe che è solo un piano, se invece ci va Dre lei non  sospetterebbe di niente: sa che le è sempre rimasto affianco e quindi pensa che lui non la fregherebbe>, commenta, Danielle. Quello che dicono è la verità: io le sono sempre rimasto affianco, senza mai lamentarmi di niente, se ci andasse Sebastian non sarebbe lo stesso.
Cecil mi prende la mano intrecciandola alla sua per darmi conforto.

Quel piccolo contatto mi reca già conforto e di questo non posso che ringraziarla, regalandole un sorriso dolce, di gratitudine.
<Possiamo parlare un attimo?> Sussurra a bassa voce, per non farsi sentire dalle sorelle che discutono animatamente.
Annuisco e lei mi conduce fuori, dov'è c'è la piscina e il giardinetto.
Ci sediamo sugli scalini e lei prende parola:< mi dispiace molto per come mi sono comportata con te, ma devi capirmi. Ero arrabbiata perché per l'ennesima volta avevi scelto lei a me. Se tu non vuoi prendere parte a questa farsa, devi dirlo adesso.>

Mi guarda con quei suoi occhi grigi, ricordandomi tanto un cielo in tempesta. Uno di quei cieli che ti mettono tristezza ma anche pace. Le stringo la mano e la porto sul mio ginocchio, per cercare di avere un contatto.
<Farei questa farsa solo per te. Non ricadrò nello stesso tranello, non lo farò>, la rassicuro, sperando di tranquillizzarla.
Mi guarda commossa e dopo poggia la fronte sulla mia spalla, lasciandosi cullare dalle mie braccia e dal mio respiro.

<Riusciremo a superare tutto, vedrai>. Le lascio un bacio sulla testa e lei si accoccola di più alla spalla, provocandomi un calore al cuore, un fuoco lento e tenero.
Un emozione che da tanto non provavo, una simile all'affetto.
<Quindi farai finta di volerla di nuovo? Sempre se fai finta> sospira affranta, facendomi pentire di quello che le ho fatto passare, di quanto lei abbia perso la fiducia in me.

Le alzo il mento verso il mio viso e lei si perde nel guardare ogni centimetro del mio viso, non perdendosi nessun particolare.
<Non la amo più, ok? Non provo niente per lei. Mi sono reso conto di aver sbagliato completamente con lei, me ne sono reso conto il giorno in cui ti ho... Vista scappare da me>. La mia voce tende a calare ad ogni parola, e quando finisco di dire quello che penso, lei mi guarda, commossa con occhi lucidi e vividi.

<Perché?> Domanda, in ansia da una risposta a me ben chiara. Nel bene e nel male lei mi è rimasta accanto, in un modo pacifico e tenero. È stata un'amica, una sorella, una confidente. E... vedere il suo volto deluso da me, distrutto, mi ha provocato disgusto per me stesso e pentimento. Era come un brivido gelido che non lasciava le mie scapole, anzi, si annediava in profondità, fino ad entrare nelle viscere.

<Perché sei importante, tanto. Sei  colei che mi è rimasta affianco quando ne avevo bisogno, colei che mi ha perdonato. Non lo dimenticherò mai>, affermo, colpito e fiero di lei.
Resta a bocca aperta e ad un tratto le mie labbra si schiudono, guardando le sue.
Un'attrazione mai provata prima d'ora mi spinge verso di lei, mi spinge ad assaggiare quelle labbra morbide e rosee che manderebbero in tilt tutti.

Le mie labbra finiscono di colpo sulle sue, ma non in un bacio veloce o passionale. Uno lento e docile, che sa di sentimento vero e di affetto. Le sue mani finiscono sulle mie guance e mi attirano di più verso di lei, facendomi scappare un piccolo ansimo solitario.
<Dre... > Sussurra il mio nome, sulle mie labbra che non perdono occasione di rubarle quella sua morbidezza.

Ho il cuore che va a mille, ma non capisco se sia il bacio o la situazione del momento. Qualcosa mi dice che è la prima opzione. Le mordo il labbro inferiore e lei immette la lingua nella mia bocca, iniziando un gioco stuzzicante e allettante.
Le tiro i capelli con le dita per spostarli. Ma mentre il bacio prosegue, cambiando in passionale e focoso, veniamo interrotti. <Oh, Cristo. Scusate!> Jordan ci guarda imbarazzato,  e noi ci stacchiamo all'istante, come scottati.

La portafinestra si richiude alle nostre spalle, e Cecil si alza imbarazzata; ha le guance tutte rosse, sembra un criceto.
<Ehm.. Io vado dentro>, balbetta, senza guardarmi in faccia.
Sorrido alla sua timidezza e dopo mi alzo dallo scalino, seguendo a in silenzio. Ad un tratto decido di stuzzicarla un po', perciò mi avvicino al suo orecchio, dicendole:<comunque hai una lingua niente male>.
Alla mia battuta diventa più rossa di prima e balbetta un 'sei un cretino, sta' zitto'.

Rientriamo dentro casa sotto lo sguardo confuso di tutti, tranne quello di Jo che ci fa l'occhiolino.

CecilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora