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Cecil

È da due giorni che io e Mr irrascibilita' non ci parliamo: sto diventando pazza, già lo ero di mio, ma adesso ancora di più.
Dove la trova tutta questa voglia di irritarmi? Sa cosa provo per lui, lo sanno pure i muri, eppure mi tratta male lo stesso.
Sarebbe stato tutto più facile se fossi stata un'altra ragazza: avrei gettato la spugna già la prima volta; nel momento in cui mi aveva presa in giro con Lillian.

Sbuffo e guardo il programma alla TV; non ho ben capito di cosa tratta. So solo che c'è una famiglia scapestrata che tenta di risolvere i loro problemi.
Magari fosse così facile risolverli.
Sbuffo per l'ennesima volta, seduta su questo divano da sola.
Sebastian ha portato fuori Danielle, mentre Regina è andata via qualche ora fa; era venuta a trovarmi.

Clicco un altro tasto, cercando trovare qualcosa di meglio in TV.
Magari dovrei ordinare una pizza, una di quelle imbottite di schifezze; mi farebbe bene annegare i miei dispiaceri nel cibo. Mentre sto pensando a come passarmi la serata, mi arriva una chiamata sul telefono.
Rispondo, senza vedere chi è. <Pronto?>. Un attimo di silenzio e poi <incredibile, hai una voce noiosa anche al telefono>. Corrugo la fronte e guardo il mittente.

<Re.. Rebecca?> chiedo, perplessa  e confusa. Come fa' ad avere il mio numero? <Certo che sono io, chi altri sennò>, esclama, impetuosa. <Come hai avuto il mio numero?>. Mi alzo dal divano e mi ripulisco dei Pop Corn  sulla maglietta. <Non è importante, piuttosto perché non ti vesti e usciamo?>. Resto un attimo sbigottita, ma stranamente non mi sento di dire di no.
<Ok.. Dove andiamo?> Le chiedo.

<Vestiti per bene, da ragazza con stile, e non da disperata>. Mi sta irritando e, ancora non l'ho vista.
<Vedrai>, dico, a denti stretti.
Qualche minuto dopo aver appurato l'indirizzo e averlo messo sul GPS, vado a cambiarmi  per stupire la ragazza.
Mi faccio una doccia veloce e mi asciugo i capelli per dargli quel tocco mosso e selvaggio – che mi piace tanto. Dopo passo al trucco di metto un rossetto amaranto, e dei colori terra sugli zigomi e sopra gli occhi. Alla fine metto la matita, e dopo vado a vestirmi.

Ho optato per un vestito nero con una scollatura a V piccola – che non mette in mostra il petto in modo volgare, o eccessivo.
Il vestito è pieno di brillantini, e ha le maniche lunghe.
Ai piedi metto i tacchi argento e quando ho finito,  mi spruzzo del profumo.
Prendo la borsa e dopo esco di casa, pronta per questa serata.

Durante il tragitto, non mi pento affatto della mia scelta.
Sono contenta di aver accettato e di non deprimermi a casa per quello stronzo.
Arrivo davanti ad un pub:  il 'Linda's club'. Parcheggio nell'unico posto libero e dopo scendo, mandando un messaggio a Rebecca. Le scrivo che sono arrivata, e inizio ad incamminarmi.
Sto per entrare, quando all'improvviso la porta si apre e mi rivela lei.

<Ma.. wow>, esclama sconvolta.
Non si aspettava questo mio look.
<Ci sai fare, ragazzina> mi fa' l'occhiolino e dopo mi lascia passare. Lei indossa un abito nero, simile ad una maglietta lunga e attillata: mette in mostra le sue curve.
<Non mi aspettavo la tua chiamata>. Cerco di sovrastare la musica e di non pestare i piedi a nessuno: c'è troppa gente qui. Sono tutti in pista a ballare e a limonare; altri invece sono seduti su dei divanetti attaccati alle pareti.

<Mi stavo annoiando. Ho pensato: perché non chiamare cenerentola?> Mi prende in giro, bene. <Non sono Cenerentola, smettila>. Si appoggia al bancone con il gomito e mi guarda storto.
<Sei abituata ad avere quello che vuoi; sei bella ma stupida, perciò si, sei Cenerentola>. Beve lo shot di vodka e dopo batte una mano sul bancone: vuole l'attenzione del barista. <Perché dici questo? Cosa ti ho fatto?> Domando, perplessa.

Scuote la testa, <tu non mi hai fatto nulla, personalmente parlando; anzi, credo che sei fin troppo buona in realtà. Questa tua gentilezza ti farà male>, dice, guardandomi dritta negli occhi.
<Forse te ne fa' già>. Che vuol dire? Non capisco. Assottiglio gli occhi e chiedo: <che intendi?>.
Aspetto che mi risponda, e subito dopo essersi scolata il drink mi guarda, per poi dire:<lui è qui. >
Il mio cuore salta un battito, quando dice lui.
Intende quel lui? Dre?.

Mi imbarazzo e mi sistemo una ciocca dietro l'orecchio.
<Oh.. > sussurro. Mi guarda impassibile. <Dove?> Domando, guardandomi intorno. Cosa dirà quando mi vedrà? Gli piacerà il mio aspetto? Il mio look?.
Per un attimo lo sguardo di Rebecca si fa' compassionevole.
<L'ho visto andare in quel corridoio>, dice indicando il corridoio dietro le tende, in fondo.

<Vado un attimo a salutarlo r dopo torno>, le dico.
Voglio semplicemente chiarire e vedere la sua reazione al mio aspetto: mi piace quando fa' il protettivo. Supero alcune persone e cerco di non farmi coinvolgere da dei sguardi languidi. Scosto le tende e guardo il lungo corridoio in pareti rosso scuro. Ho una brutta sensazione mentre cammino, come se sentissi un energia negativa.

Mentre guardo le porte chiuse, ad un tratto sento una voce, dalla prima a sinistra.
<Andiamo... So che lo vuoi.> Questa voce sensuale, è di una donna! <No... Ho chiuso con te, lo sai>. No... Ti prego no. Non può essere Dre. <Dre, tu non hai mai chiuso con me, lo sai. Per quanto cerchi di provare dei sentimenti per quella lì; alla fine sai a chi appartieni>. Ma chi diavolo è questa? E per quella lì, intende me?

Ho paura di quello che può succedere, ho una paura immensa. <Te lo ricordi il modo in cui l'abbiamo presa in giro? Il modo in cui ti fidavi ciecamente di me?> Lillian... è lei, è tornata. Che razza di scherzo è mai questo? Continuo ad origliare con il cuore a mille.
<Non avrei dovuto farlo infatti. Non lo meritava>, ribatte Dre. Sento del senso di colpa, da quelle parole.

Ad un tratto non riesco a sentire molto, sento solo dei sussurri.
Con la mano tremante, apro la porta e mi si spezza definitivamente il cuore: si stanno baciando, di fronte a me.
Lui che la tiene attaccata al muro e lei che tiene una coscia sui suoi fianchi.
Non appena la porta sbatte contro il muro, lui si stacca con la bocca rossa e ansioso.
Mi guarda, e d'improvviso sbianca.

Sto tremando; ho il cuore a pezzi e stavolta, non credo di riuscire a ricucirlo da sola. Forse alla fine, non sono mai stata abbastanza neanche per lui.
<Ce... Cecil..> Gli trema la voce, ma non perché ha paura di perdermi, ma perché l'ho scoperto con le mani nel sacco.
Mi cade una lacrima e scuoto la testa amareggiata e delusa.
Ho dato troppo a chi non meritava niente.

Vado via, lasciando lui con la sua amata.




CecilDove le storie prendono vita. Scoprilo ora