Capitolo 15.

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Zaira
-Adil, va tutto bene?-chiedo preoccupata.

-Certo, ho solo preso un pugno da uno che ha cento kili di muscoli, ma sto bene.-mi scocca un'occhiolino e inevitabilmente mi scappa un sorriso.

-Sono sicura che non voleva.-tento di giustificarlo ma Adil scuote la testa in segno di negazione.

-Voleva farlo eccome.-afferma con un'alzata di spalle.

-Ma non importa, un pugno in faccia non mi spaventa.-

-Ah sei un tipo tosto allora? Dal tuo modo di vestire non si direbbe.-scherzo cercando qualcosa da mettergli sulla faccia nel frigo dell'area ristorazione.

-Cos'ha il mio modo di vestire che non va?-chiede fingendosi offeso.

-Troppo serioso, sembri un avvocato più che un attore.-affermo prima di tagliare una fetta di burro e passarla sulla guancia di Adil.

-Vuoi mettermi anche della marmellata sopra?-chiede schifato.

-Vuoi che ti rimanga un livido enorme?-

-No.-

-Allora sta zitto.-sentenzio mentre lui annuisce e mi sorride.

Can
Can...-

-No Omar, non riprendiamo i soliti discorsi.-fermo le sue parole sul nascere.

-Ultimamente ho altro per la testa e nemmeno il mio lavoro, la cosa che più credevo di amare a questo mondo a parte i miei familiari, riesce a farmi rinsavire.-confesso con sincerità.

-Sono del tutto consapevole di aver creato disagi e ritardi e mi dispiace per cui sono ben deciso a lasciare l'incarico.-

-COSA?-Omar si alza di scatto venendomi quasi addosso.

-È giusto così.-rispondo cercando di andarmene ma lui blocca la porta con un piede e mi mette una mano sulla spalla.

-La situazione c'è sfuggita di mano ma conosco le tue potenzialità e sono convinto che potremmo ancora fare un lavoro eccellente.-

-Omar io...-mi siedo e chiudo gli occhi in cerca delle parole giuste ma la realtà è che non so nemmeno io quale siano.

-C'entra qualcosa Zaira?-chiede ad un tratto.

-Le questioni amorose tra colleghi non vanno mai a buon fine e...-

-Non c'entra niente Zaira.-mi affretto a dire, se dovessero decidere di togliere uno dei due dal cast  probabilmente sarebbe lei e non ho intenzione di ostacolare il suo percorso.

-Sono cose private e...-

-Devono rimanere tali Can, sei riuscito a fare grandi cose in questi anni, perché rovinare tutto così?-si siede al mio fianco parlandomi per la prima volta da amico.

-Non riesco più a ragionare in maniera lucida, è tutto confuso nella mia testa.-

-Ti do queste due ultime settimane dell'anno per capire e chiarire i tuoi problemi, rilassati, vai in vacanza, fai ciò che credi mentre io porterò avanti il lavoro con Zaira, Adil e gli altri, sto volendo dare un'altra opportunità a questo lavoro comune ma dopodiché Can o stai dentro o stai fuori.-Omar è calmo mentre parla tanto che fatico a riconoscerlo.

-Siamo d'accordo?-mi allunga una mano che io stringo prima di andare via senza aggiungere una parola.

Cerco Zaira e dopo varie informazioni la trovo in compagnia di Adil, lo sta medicando a quanto vedo anche se a modo suo e stranamente non mi da fastidio ma provo solo una grande tenerezza per lei.

-Zay possiamo parlare?-chiedo alzando un poco la voce così da farmi sentire, lei annuisce e si lava le mani prima di venirmi incontro.

-Omar mi ha dato due settimane di stop.-inizio mentre cammino avanti e indietro nel parcheggio.

-Sono convinto che mi farà bene e farà bene anche a voi non avermi tra i piedi ad ogni scena.-guardo i miei scarponcini come se fossero la cosa più interessante a questo mondo.

-Capisco.-mormora torturandosi le dita e solo quando alzo lo sguardo sul suo viso mi accorgo di alcune lacrime sulle sue guance.

-Non hai altro da dire?-chiede asciugandole con la manica del maglione.

-La lettera è molto bella.-dico avvicinandomi a lei.

-Ma?-

-Ma cosa?-

-C'è sempre un ma, Can.-

-Mia cara Zay stai parlando con la persona più anticonvenzionale di sempre, con me il sempre diventa mai e il mai diventa sempre.-rispondo togliendole i capelli dal viso.

-Non c'è un ma, non stavolta.-aggiungo baciandole la punta del naso.

-Adesso torna a lavoro, ci sentiamo dopo.-la accarezzo dai capelli fino a scendere al viso, alle spalle e alle braccia per poi prendergli le mani e baciarle entrambe sui palmi.

-Ci sentiamo dopo.-acconsente rientrando mentre io salgo in macchina e guido senza una meta precisa.

Zaira
Le ore passano in fretta nonostante l'assenza di Can, superata la scena del bacio è stato tutto più facile.

-Sei stata bravissima oggi.-si complimenta Omar prima di alzare le dita in segno di saluto.

-Ti accompagno a casa?-Adil mi sbuca alle spalle facendomi sobbalzare.

-No grazie, vado a piedi per un po' e se dovesse servire prendo un taxi.-rispondo risoluta indossando il mio cappotto.

-Aspetti lui?-

-Lui chi?-

-Can, chi sennò!-esclama ovvio, nego con la testa e cammino fino ad uscire dal set, l'aria gelida mi investe facendomi rabbrividire.

-Se non viene lui, ti accompagno io.-sentenzia Adil venendomi dietro.

-Adil no, devo fare una commissione prima di rientrare. Ti ringrazio ma non preoccuparti.-dico in un tono che non ammette repliche.

-Come vuoi.-si arrende prendendo un bigliettino, ci scrive sopra qualcosa prima di infilarmelo in tasca.

-È il mio numero, chiama se hai bisogno.-dice camminando a ritroso verso la sua auto, io sorrido in segno di ringraziamento e comincio a camminare.

Casa è esattamente nella direzione opposta ma i piedi si muovono da soli come se io non avessi il controllo, arrivo ad una stazione degli autobus e presa dal freddo salgo sul primo mezzo che capita ma ancora una volta il mio istinto ha la meglio e questo mi lascia proprio a pochi metri da lui.

Cammino per una decina di metri ritrovandomi di fronte alla sua villa: il cancello è socchiuso così ne approfitto per entrare, la sua macchina è parcheggiata ma dalle tende scure non riesco a vedere niente.

Faccio un giro nel giardino così da trovarmi uno spiraglio ma quando finalmente lo vedo mi accorgo di una donna dai lunghi capelli scuri che balla a stretto contatto con lui.

-Che stupida che sei, Zaira!-dico a me stessa cercando di non crollare proprio lì.

Corro a più non posso ritrovandomi ormai abbastanza distante dalla villa di Can e fin troppo distante da casa sentendomi frustrata, impotente e ancora stupida.

Prendo il telefono e chiamo un taxi rientrando a casa con il corpo mezzo congelato e il cuore totalmente in frantumi.

-Nilù, dormi?-chiedo entrando nella stanza buia della mia amica.

-Si, dormivo.-risponde seccata.

-Scusami.-mormoro ma le lacrime sono state trattenute troppo a lungo e adesso vogliono uscire prepotenti.

Scordarmi Chi EroDove le storie prendono vita. Scoprilo ora