Can
Non mi capacito di quanta poca gente ci sia a commemorare Nilù, una zia accorsa da Ankara e suo figlio e una cugina di secondo grado insieme al marito, mi rendo conto di non sapere davvero nulla della sua storia, come d'altronde non so nulla della storia di Zaira.Mi concentro su quest'ultima che ha accolto i presenti donando loro un fiore, ognuno di un colore diverso, si guarda intorno spaesata, ha preparato tutto nel minimo dettaglio ma, probabilmente, si aspettava molta più partecipazione.
Adil la raggiunge, è appena arrivato dentro ad un completo spaiato, Zaira aveva chiesto colori e lui glieli ha dati: la camicia color senape, sopra ad essa una giacca blu elettrico e una cravatta a pois e per concludere un pantalone bordeaux e dei calzini gialli.
La vedo sorridere, un sorriso sincero e pieno di gratitudine, nemmeno io sono riuscito a strapargliene uno in questi giorni e mi rendo conto di non essere stato un buon osservatore in questi mesi, di non aver per niente approfondito ciò che l'ha plasmata e la resa la Zaira di oggi, io non l'ho fatto, Adil si.
«Buongiorno» lo saluto con un cenno della mano, voglio essere gentile con lui, in fin dei conti tiene quasi quanto me a lei.
«Ciao Can» risponde con un mezzo sorriso, poi sorpassa Zaira e lascia un bacio sulla cassa di legno pregiato contente il corpo esanime di Nilù.
Zaira non ha voluto vederla, ha preferito rimanere in disparte mentre lo staff si occupava di sistemarla nel suo nuovo giaciglio, vuole ricordare il sorriso splendente di Nilù, le occhiate maliziosa, la pelle radiosa e le guance rosate e non posso biasimarla.
Mi ha affidato il compito di metterle accanto i suoi oggetti preferiti e, vederla con la pelle pallida ed emaciata, è stato dura perfino per me.
«Vogliamo iniziare la celebrazione?» chiedo passando la mano più volte sulla schiena di Zaira che annuisce.
Le preghiere vengono lette dai partecipanti, una dietro l'altra, arriva il turno di Adil che guarda la bara e Zaira e viceversa più di una volta prima di prendere fiato e leggere anche lui la sua parte.
Mi fa cenno di raggiungerlo, avrei dovuto farlo di mia spontanea volontà, ma non volevo lasciare Zaira su questa panca gelida.
Mi avvicino ad Adil, mi sudano le mani, l'aria che si respira tutto intorno è pesante, non è come avrebbe voluto Zaira, per niente.
«Non voglio leggere» dico chiudendo il libro delle preghiere.
«Non voglio perché questa ragazza, questa donna» indico la bara e riprendo a parlare.
«Questa ragazza era un esplosione di energia a quanto ne so, basta guardare le sue foto» alzo il viso sul filo pieno di foto di Nilù e abbozzo un sorriso.
«Lei non era una musona, non le piaceva la tristezza» aggiungo spiegando il perché di tutti quei colori, di quei palloncini e quei fiori.
«Diamogli un saluto degno della donna che era» concludo il mio discorso e so per certo di aver fatto braccia, non solo nel cuore di Zaira, ma anche in quello dei pochi partecipanti che si alzano e applaudono.
Zaira ha gli occhi lucidi, posso vederlo pure da qua, si avvicina e mi afferra una mano stringendola nella sua mentre, con la mano libera, afferra un palloncino e alza gli occhi al cielo.
«Per Nilù» dice, la voce tremante, sta trattenendo il suo pianto, sta soffrendo ma tiene per sé il suo dolore rispettando l'indole allegra dell'amica.
«Per Nilù» gli facciamo eco io e Adil, Zaira lascia andare il palloncino che si innalza nel cielo azzurro, limpido e accogliente, Nilù sta andando in un posto migliore.

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Scordarmi Chi Ero
FanfictionCan, un giovane attore e modello di fama mondiale, era stato chiamato per un nuovo ruolo in una serie romanica. Avrebbe dovuto fingere ancora una volta di essere innamorato, avrebbe dovuto fingere ancora quel si al matrimonio finto e magari avrebbe...