Se qualcuno mi avesse chiesto di descrivere Jeon Jungkook con un colore, il primissimo giorno che ci eravamo incontrati, avrei detto bianco.
Un bianco pulito.
Un bianco accecante.
Un bianco finto.Tutto di lui urlava compostezza e regalità.
Calma.Era come se nulla potesse smuoverlo, con quel sorriso di plastica rivolto ai suoi genitori e ai servitori.
Era un principe perfetto su molti aspetti e nessuno avrebbe mai potuto metterlo in discussione eppure, fin dal nostro primo incontro, quando aveva solo quindici anni, capii che dentro di lui impersava una tempesta capace di distruggere qualsiasi cosa se solo gli avesse permesso di manifestarsi.
Perché, in realtà, Jungkook era grigio.
Perché il grigio rappresentava distacco, caratteristico di un atteggiamento di auto-protezione.
Perché il grigio simboleggiava la paura; la ricerca, in ogni situazione, di prendere tempo o di distaccarsi da contesti che potessero procurare ansie e tensioni emotive.
Il colore dell’immobilità, della giustificazione.
Il colore neutro.
Un colore privo di stimoli e di tendenze psicologiche.
Fui ingannato anche io dalla sua apparenza e non me ne accorsi fino a quando non mi fu possibile avvicinarmi alla sua corazza, comprendendo ogni piccolo aspetto che lo caratterizzava.
E questo avvenne solo cinque anni più tardi.
Il regno Jeon era sempre stato abbastanza pacifico, fin da quando c'era stata la suddivisione dei diversi territori; forse, proprio per questo, si era sempre tirato indietro nei combattimenti, lasciando che i nemici si portassero via tutto, perdendo così parte dei suoi possedimenti, pur di non scatenare una guerra.
Questo aveva, ovviamente, mandato in malora le finanze dello Stato ed era diventato sempre più difficile offrire alla popolazione i servizi necessari.
Così, Jeon Jiwook aveva chiesto una mano all'unico regnante che avrebbe mai potuto accettare la sua richiesta, aiutandolo anche con i fondi necessari... E nel modo più retrogrado possibile: un matrimonio combinato.
E chi era lo sfigato, figlio del sovrano Kim, a cui l'altro regnante aveva chiesto una mano?
«Ma non se ne parla! Ho solo vent'anni, col cazzo che mi sposo con quello!»
Mia madre quasi si strozzò con la zuppa che stava mangiando, sentendomi pronunciare quelle parole non molto regali.
Ovviamente, fin da piccolo avevo ricevuto un'educazione ottima per essere un bravo re, ma, testardamente, ignoravo ogni correzione sul mio modo di parlare, camminare o perfino mangiare.
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Moonchild // Taekook
Fanfiction❝𝙈𝙚𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚 𝙪𝙣𝙖 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙤𝙣𝙖 𝙙𝙖𝙫𝙖𝙣𝙩𝙞 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙥𝙧𝙤𝙥𝙧𝙞𝙖 𝙤𝙢𝙗𝙧𝙖 𝙚𝙦𝙪𝙞𝙫𝙖𝙡𝙚 𝙖 𝙢𝙤𝙨𝙩𝙧𝙖𝙧𝙡𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙘𝙞𝙤' 𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣 𝙚𝙨𝙨𝙖 𝙚' 𝙡𝙪𝙘𝙚.❞ -𝒞. 𝒢. 𝒥𝓊𝓃𝑔 ♛┈⛧┈┈•༶ C'erano delle volte in cui mi sembrava ch...