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Jimin
La gente sembrava divertirsi.
Potevo sentire i mormorii degli ospiti fin dalla mia stanza e non sapevo se esserne contento o meno.
Come al solito, mia madre aveva organizzato una festa spettacolare ma non me la sentivo ancora di scendere, nonostante fossi il fulcro principale di quel ballo.
Già da un po' avevo finito di prepararmi, con il mio abito blu, in netto contrasto con il tema della serata, proprio per spiccare tra quella folla, ricordando a tutti che si stava festeggiando il principe Park.
Non che mi dispiacesse stare al centro dell'attenzione, ma il fatto che dovessi finire sotto i riflettori per far in modo che qualche principessa mi notasse, in modo da contrarre matrimonio, non mi permetteva di sorridere.
Sapevo che mia madre e perfino Taehyung mi stessero aspettando nella sala da ballo e se ancora non erano venuti a cercarmi qui era solo perché, probabilmente, erano impegnati nelle solite conversazioni di circostanza.
Sospirai nuovamente, osservando le mani posate sul mio grembo, cercando di trovare finalmente il coraggio di varcare quella porta e trovare la forza di fingermi allegro.
Non appena sentii un lieve bussare alla porta, mi riscossi da quella condizione di trance, alzandomi di scatto e preparandomi a dover fronteggiare le mille domande di mia madre o di qualche servitore che lei stessa aveva mandato.
Ma quando aprii la porta, uno sguardo molto più dolce finì nel mio.
«Yoongi...»
Nemmeno il tempo di capire effettivamente cosa stesse succedendo, le sue braccia si strinsero attorno al mio corpo, inondandomi con il suo buonissimo profumo.
Un profumo familiare, che mi aveva accompagnato con da quando ero piccolo e che riusciva sempre a calmarmi, facendomi credere che tutto sarebbe andato bene.
Portandomi a dimenticare tutte le cose che non volevo fare e tutti i luoghi da cui sarei voluto scappare.
«Mi dispiace per come mi sono comportato qualche giorno fa... Ma la prospettiva di vederti davvero sposato con qualcuno... Qualcun altro, è troppo da sopportare»
Un piccolo sorriso mi comparve sulle labbra, seppure non sapessi nemmeno io se fosse più triste e amareggiato o contento per ciò che stava dicendo.
«Non devi scusarti. Se la situazione fosse stata invertita, credo avrei reagito anche peggio» mormorai, stringendolo e affondando la testa nell'incavo del suo collo. «Non voglio scendere di sotto»
«Lo capisco ma tutti ti stanno aspettando» con delicatezza, mi prese per le spalle, in modo da incontrare i miei occhi, sorridendomi. «Sarebbe uno spreco non far vedere a tutta quella gente quanto sei bello stasera»
