♔ 𝐓𝐡𝐞 𝐇𝐞𝐚𝐫𝐭 𝐨𝐟 𝐭𝐡𝐞 𝐜𝐚𝐬𝐭𝐥𝐞 ♕

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Jimin

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Jimin

Non sapevo come fossi riuscito a trovare la forza necessaria per svegliarmi, quella mattina, avendo la brutta sensazione che qualcosa sarebbe successo.

La conversazione con mia madre non era andata come speravo ma, dopo la sua espressione di puro terorre, mi aveva semplicemente voltato le spalle, andandosene.

Non era un buon segno ma nemmeno troppo cattivo... Giusto?

Eppure, quella sensazione allo stomaco non voleva sapere di andarsene e, come un flash, la mia testa proiettò l'immagine di Yoongi.

L'avevo messo in pericolo.

Solo in quel momento mi resi conto che le vere conseguenze non sarebbero state per me ma per la persona a cui più tenevo al mondo e il senso di colpa mi fece quasi soffocare.

Come una furia, uscii dalla mia stanza, ancora in pigiama, andando alla ricerca del castano, pregando che mia madre non avesse fatto nulla.

Eppure, quando, quasi per sbaglio, incontrai lo sguardo di una delle cameriere, intanto che correvo fra quei corridoi infiniti, capii che sbrigarsi non sarebbe servito a nulla.

Era già troppo tardi.

Per quanto le gambe sembravano starmi per cedere, continuai ad andare avanti, diretto verso la cucina.
Una volta entrato, quella conferma che non avrei voluto avere mi si palesò davanti agli occhi: la madre di Yoongi stava piangendo.

A causa del respiro strozzato che emisi, attirai l'attenzione di tutti i domestici che cercarono immediatamente di ricomporsi ma quella era l'ultima cosa di cui mi importava.

Mi avvicinai a Chaeyeon, intenta ora ad asciugarsi la lacrime, per poi rivolgermi uno sguardo di pura tristezza.

«L'ha mandato via»

Quella singola frase bastò a togliermi le ultime energie rimaste, portandomi ad appoggiarmi alla parete, per non cadere a terra.

«É tutta colpa mia... Non avrei dovuto dirglielo. Non avrei dovuto credere che avesse un cuore» sussurrai, scuotendo la testa e sentendo le lacrime spingere per uscire.

«Non c'era bisogno che tu dicessi nulla, Jimin... Scommetto che anche lei l'aveva notato, semplicemente, fingere di non vedere era più facile»

Con delicatezza, mi posò una mano sulla spalla ma, ora come ora, mi sentivo così in colpa che non fece altro che rendermi più fragile.
In un certo senso, ero stato io a sottrarle suo figlio e mi sentivo un mostro.

«Pensavo che tutto sarebbe finito bene... Che, anche se con il tempo, avrebbe capito. Ma le importa solo di questo stupido pezzo di terra» dissi con amarezza, coprendomi il viso con una mano, per non far vedere le lacrime che ormai mi stavano scorrendo sulle guance, non tanto per la vergogna ma perché non potevo essere io quello a piangere, dato che ero la causa di tutto. «Dov'é andato?»

Moonchild // TaekookDove le storie prendono vita. Scoprilo ora